La morte in diretta - Film (1980)

La morte in diretta
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Titolo originale: La mort en direct
Anno: 1980
Genere: drammatico (colore)
Note: Tratto dal romanzo "The Unsleeping Eye" di David G. Compton, anche conosciuto come "The Continuous Katherine Mortenhoe".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/03/07 DAL BENEMERITO CAESARS
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Caesars 19/03/07 14:14 - 3790 commenti

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Prima ancora di Truman Show c'è stato questo bellissimo film di Bertrand Tavernier a raccontare di televisione che trasmette la vita altrui. In questo caso è Harvey Keithel che, con telecamera nascosta negli occhi, riprende la bellissima Romy Schneider malata agli ultimi giorni di vita. Funziona tutto: la splendida fotografia, l'ottima interpretazione di un cast superbo, la coinvolgente colonna sonora e la rigorosa regia di Tavernier. Un film dimenticato ma da riscoprire.

Deepred89 7/02/09 22:22 - 3706 commenti

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Bel dramma con tocchi fantascientifici che tratta (in anticipo di quasi vent'anni su The Truman Show) il tema del cinismo dei mass media e offre una riflessione sulla morte tutt'altro che banale. Una certa lentezza di fondo permette al film di decollare completamente solo nel secondo tempo, ma il ritratto dei personaggi è ottimo e la confezione è di altissimo livello, con una notevole regia (belle le tante carrellate) e fotografia fredda e affascinante. Attori in stato di grazia, a partire da una Romy Schneider straordinaria. Consigliato.

Cotola 19/03/09 12:26 - 9039 commenti

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In netto anticipo sui tempi, questo bellissimo film di Tavernier mostra come la tv possa superare i livelli dell'umana decenza arrivando addirittura a trasmettere gli ultimi giorni di vita di una persona malata. Oltre alla bella idea, notevole è la realizzazione che si mostra riuscita in tutte le sue componenti. Il ritmo piuttosto dilatato non impedisce alla pellicola di essere emozionante ed avvolgente fino ad arrivare ad un finale per nulla accomodante. Uno dei miglori film del bravo regista francese. Assoultamente da riscoprire e rivalutare.

Pigro 10/05/10 07:51 - 9664 commenti

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Con una telecamera nell'occhio riprende in diretta la morte di una donna per uno show. Soggetto stimolante e suggestivo, dialoghi accurati, interpretazioni (Keitel e Schneider) notevoli, grandi riprese (strepitoso piano-sequenza di 2 minuti nella foire). Eppure il film affonda in una stucchevole melensaggine, e le molte arbitrarietà della vicenda rendono il tutto troppo pretestuosamente simbolico. Insomma, intuizioni e scene notevoli alternate a un moralismo di fondo e al solito sentimentalismo francese (per me insopportabile).

Jandileida 2/07/11 15:37 - 1565 commenti

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Il pietoso doppiaggio francese del mio dvd sembrava a tratti quello di un porno, ma questo passa la bancarella di Bruxelles. Bellissimo e premonitore lo spunto iniziale, con le telecamere pronte a cibarsi delle ultime ore di una malata terminale ed ottime le interpretazioni dei due protagonisti con una Schneider stanca ma ancora bravissima ed un Keitel al solito sanguigno. A tratti esaltante la regia. Quello che un po' mi ha deluso è stato l'eccesso di melò: mortifica un film che, se fosse stato più asciutto e cattivo, avrebbe lambito le *** e 1/2.

Galbo 8/12/11 10:09 - 12390 commenti

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Più che un film fantascientifico, un'opera premonitrice della deriva sociale assunta dai mezzi di informazione, la solita televisione e parecchi anni in anticipo rispetto a The Truman Show. La bella regia di Tavernier e la suggestiva fotografia esaltano i paesaggi gallesi nei quali il film è stato realizzato. Gara di bravura tra i protagonisti, vinta dalla splendida Romy Schneider.

Lythops 10/04/13 19:57 - 1019 commenti

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Perfettamente profetico, il film fa perno su tre grandi attori (umani) e un quarto, bellissimo, rappresentato dal paesaggio urbano di Glasgow e liberamente immobile della Scozia. C'è tutta l'immoralità del reality e ancor più di chi lo dirige, ben più crudele - perché forse inconsapevole - del deus ex machina del solo apparentemente profondo Truman show: qui la tragedia è palpabile, gli spunti tanti e, soprattutto, affascina la contrapposizione fra cinismo e pietà, dignità e vergogna, nobiltà e bassezza. Un grande Tavernier.

Pinhead80 6/05/19 18:39 - 4757 commenti

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Un reporter decide di farsi impiantare una microtelecamera nell'occhio per poter offrire 24 ore su 24 le immagini di una donna a cui viene diagnosticato un male incurabile. La cosa diventerà insostenibile per entrambi. Non è un film semplice, avanti con i tempi perché riesce a capire quanto il dolore degli altri possa far alzare l'audience. Un film essenziale per chi vuole comprendere il piacere dell'uomo morbosamente attratto dalla sofferenza altrui. Il grande fratello che diventa insopportabilmente osceno.

Paulaster 30/07/19 15:17 - 4413 commenti

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Malata terminale verrà filmata dalla tv. Sceneggiatura che condanna l’uso “pornografico” dei media per fare audience e, al contempo, analizza gli ultimi giorni in chiave filosofica. Girato bene da Tavernier anche se sembra manchi un unione di fondo tra i vari messaggi del film. Anche la scelta di Glasgow - bene nella metropoli, fuori luogo il verdeggiare verso la fine - lascia questa impressione. Schneider inscena benissimo i vari sentimenti, anche se forse un filo di paura in più si sarebbe capito, nei momenti più cupi.
MEMORABILE: “Non rubate” al supermercato; La sepoltura Poseidon; Le immagini in tv della Schneider che si bagna il viso.

Daniela 10/01/20 15:35 - 12654 commenti

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Per realizzare un reality sulle ultime settimane di vita di una donna a cui è stata diagnosticata una malattia incurabile, ad un inviato di una emittente tv viene innestata una telecamera negli occhi... Già 40 anni fa, la fantascienza di Tavernier sembrava dietro l'angolo, figurarsi l'effetto che fa adesso, quando il confine tra pubblico e privato è una carta velina bagnata e sono pochi gli scrupoli quando si tratta di dar in pasto al pubblico morte e sofferenza. Film profetico, coinvolgente nonostante qualche forzatura non necessaria, illuminato dall'intensa Schneider.
MEMORABILE: Il bell'epilogo, tenuto pudicamente fuori campo

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Buiomega71 10/01/20 00:54 - 2910 commenti

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Una sala di controllo simile a quella del Mondo dei robot, Keitel che si acceca come in un cult cormaniano (con cui condivide la tematica del "vedere troppo"), il precursore del "mio piccolo occhio della morte" e snuff a portata di salotto televisivo. Ma Tavernier va oltre, con la sua regia impeccabile (c'è un piano sequenza mozzafiato) e una Glasgow dalle location spettrali degne d'un postatomico, con una seconda parte che è una sofferta storia d'amore, fino alle tragiche conseguenze. Un po' troppo tirato per le lunghe il prefinale con Max Von Sydow, ma si respira aria di gran cinema.
MEMORABILE: La rabbia della Schneider: urla contro a Keitel che si è fatta tutto addosso e che puzza; I dormitori alla Videodrome; Keitel e il terrore del buio.

Maxx g 24/07/22 18:05 - 635 commenti

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Una donna viene a conoscenza di avere un male incurabile e accetta di essere seguita passo passo nella sua vita quotidiana. Il cast è buono (oltre alla bella Schneider c'è un bravo Keitel, doppiato da Pino Colizzi) e questo aggiunge un certo spessore al film. Purtroppo, però, lo scopo principale lascia spazio al melodrammatico e la noia inizia a serpeggiare. Peccato: una bella occasione mancata. Nel cast anche Max Von Sydow.

Cerveza 13/06/23 16:50 - 364 commenti

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Nella suggestiva cornice di una plumbea Glasgow, tra decadenti cimiteri ombreggiati da croci celtiche, ruvide architetture annerite da decenni di progresso pompato dalle ciminiere, si sviluppa un'intuizione profetica dove realtà e finzione si confondono e si annientano. Il cinismo morboso dei network si avventa sull’agonia di una malata incurabile per spettacolarizzare e nutrirsi della sua sofferenza con la stessa spietatezza con la quale il tumore la sta divorando dall'interno. Geniale, visionario, emozionante, con una Romy Schneider stupenda, semplicemente perfetta… come sempre.
MEMORABILE: Il sorriso di Romy al ragazzino con la palla. È suo figlio David che morirà giocando l’anno successivo: profezia da brividi; Il luna park.
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  • Discussione Buiomega71 • 10/01/20 10:43
    Consigliere - 25985 interventi
    Ciò che l'occhio non vede-L'introspezione della visione.

    La sala di controllo dei video (che trasmettono ciò che Harvey Keitel vede con i suoi occhi in soggettiva, dopo che le hanno innestato delle microtelecamere nella retina) è simile a quella del Mondo dei robot, e Keitel che si acceca (una volta che la sua coscienza prende il sopravvento sul cinismo mediatico) è un rimando al cult cormaniano L'uomo dagli occhi a raggi x (citato pure a forma di manifesto incorniciato nello studio del produttore/sciacallo di Harry Dean Stanton), con cui condivide la tematica del "vedere troppo", nell'andare "al di là" del concetto di visione, del voyeurismo portato all'eccesso, fino alle estreme conseguenze.

    Il futuro prossimo venturo fa dello "snuff" (riprendere gli ultimi istanti di vita di una donna condannata da un tumore al cervello, bravissima, sofferta e intensa la Schneider) uno spettacolo da salotto, dove l'occhio impuro del "grande fratello", scruta e registra, senza pietà, il dolore di una donna prossima alla morte (da antologia la Schneider, che , in un attimo di crisi irosa, grida contro a Keitel che si è fatta tutto addosso, e che puzza terribilmente), pura spettacolarizzazione , data in pasto ad un pubblico affamato di sensazioni forti, come se fosse una telenovela.

    Da una prima parte che sottolinea la disperazione contenuta della donna (lancinante il momento in cui il medico annuncia alla Schneider di avere solo due mesi di vita), si passa ad una seconda più intensa, dove un'imprevista (e silente) love story ( quando Keitel si prende cura della Schneider: Non posso fare nulla per te, ma non ti abbandonerò) prende il soppravvento, cambiando le regole del gioco, tra cascine, brulle campagne nebbiose e malinconiche viste sul lago.

    I monitor costantemente sintonizzati su ciò che Keitel vede, gli occhi di Keitel che riprendono costantemente ogni cosa, la sua fobia nel rimanere al buio completo di una cella, un rifugio di senzatetto che sembra anticipare la "chiesa catodica" di Videodrome, una Glasgow spettrale dal sentore post apocalittico, il gelido cinismo di un network, quintessenza del Quinto potere lumetiano, fino alla struggente consapevolezza di far parte di un sistema marcio e disumano (a questo proposito notevole il momento in cui Keitel si "rende conto" di quello che stà facendo ai danni della Schneider, quando vede le sue stesse immagini filmate trasmesse sul televisiore di uno squallido pub)

    Tavernier mozza il fiato con splendidi piani sequenza, la sua regia è sempre fluida e quasi "americana", con riprese che sfiorano il più puro virtuosismo (la panoramica a 360° sul volto della Schneider, il bellissimo incipit nell'enorme cimitero con la ragazzina che gioca tra le lapidi), in una delle sue opere più inusuali e fuori dai confini francesi, dove il regista di Lione rende omaggio , a suo modo, al cinema di genere (per i manifesti dei cormaniani L'uomo dagli occhi a raggi x e La maschera della morte rossa, o all'arnoldiano Radiazioni BX: distruzione uomo, per poi dedicare il film a Jacques Tourneur) e all'amato Hitchcock di Vertigo, dove la Schneider si "camuffa" con una parrucca a caschetto mora.

    Restano impressi gli spasmi di dolore notturno della Schneider in un cencioso lettino, le pillole trangugiate, il suo viso ( sempre bellissimo) che si fa maschera di sofferenza.

    Unica pecca la parte conclusiva alla dimora di campagna di Max Von Sydow, che è troppo tirata per le lunghe, fino a sconfinare nella noia.

    L'occhio di Tavernier si fa pudico e si ritrae rispettoso (come faranno gli occhi/video di Keitel), ma non scongiurerà l'amaro epilogo ( con twist inaspettato), come la scelta dolente della Schneider e la rabbia di Keitel, che perdendo la vista acquisisce consapevolezza.

    Una delle opere più strazianti ( dove la SF adulta-e sinistramente profetica- sconfina con il " malattia movie": il cancro irreversibile della Schneider, l alzheimer del padre) del grande regista francese.
    Ultima modifica: 10/01/20 20:40 da Buiomega71
  • Curiosità Buiomega71 • 10/01/20 10:56
    Consigliere - 25985 interventi
    Nello studio del produttore Vincent Ferriman (Harry Dean Stanton), alle sue spalle, sono riconoscibili i manifesti incorniciati dei cormaniani L'uomo dagli occhi a raggi X e La maschera della morte rossa.