Il percorso di Mimmo Colapresti, cominciato da una collaborazione con un Nanni Moretti attore, lo ha portato, ora, ad avvicinarsi all’autore romano nella poetica. La felicità non costa niente ha, di Moretti, la verbosità, l’apparente concetrazione intorno all’ombelico del regista/sceneggiatore/protagonista, l’humour sottile ed anche un po’ dell’angoscia de La stanza del figlio. L'ambizione è alta: la vita, la morte, il Paradiso. Un po’ troppo per un uomo (ed un film) solo.
Avvocato di successo decide dopo un incidente di reimpostare la propria vita senza le ipocrisie del suo ambiente. Questo è uno di quei film alla fine dei quali ci si chiede: “embè?”. La trama è piatta, retorica e prevedibile: come può aver senso ancora oggi la storia del ricco che scopre che esiste altro nella vita oltre a una buona posizione sociale? La regia è scolastica, gli attori opachi. Che dire d’altro? Che sembra un discorso di Calopresti fatto tra sé e sé, e allora meglio lasciarlo discorrere, non disturbarlo e evitare il suo film.
Perfettamente calibrato nei suoi elementi, un film delicato e introspettivo. Un incontro tra solitudini interiori messo in scena con garbo e sensibilità. Calopresti convince tanto quanto regista quanto come protagonista irrequieto, con una recitazione dal sapore neorealista. Si toccano varie corde, dalla solitudine interiore al bisogno dell'altro, dall'autostima alla depressione, disorientati nel vacuo senso della vita. Un'opera che appassiona, grazie anche alla naturalezza e spontaneità di una regia riflessiva che sa mettere in scena una storia di amore e destino.
Mimmo Calopresti HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneRaremirko • 2/05/21 18:47 Call center Davinotti - 3862 interventi
Molto personale e filosofico, qua e là il film spinge comunque a riflessioni; buon cast (tra l'altro Calopresti fa pure il protagonista) per un lungometraggio dedicato alla crisi dell'uomo con, credo, pesanti innesti autobiografici.
Non il solito film, ma neanche perfettamente riuscito.