Presentata prima dei titoli di testa come una storia vera (e certo il dittatore ugandese Amin interpretato da Forest Whitaker è esistito), resta da scoprire quanto effettivamente lo sia. Perché il ragazzetto scozzese che se ne va in Uganda e nel giro di pochissimo incontra per strada il dittatore, gli prende la pistola e ammazza una mucca agonizzante entrando in un secondo nelle sue simpatie, tanto credibile non è. E infatti, prima di virare in dramma, il film si presenta come una sorta di commedia folkloristica dominata da un Whitaker senza dubbio bravissimo ma piuttosto sperduto, all'interno di una sceneggiatura poco pregnante che la regia non riesce oltretutto a valorizzare....Leggi tutto Poi, lentamente, il giovane medico scozzese diventato consigliere di Amin (James McAvoy) abbandona quell'aria antipatica e supponente che lo caratterizzava fin dall'inizio per diventare più "personaggio". Lo scavo psicologico resta comunque abbastanza in superficie e ci si accorge che il film (con tanto di avventuretta d'amore) è confezionato in modo classicamente hollywoodiano (anche con le innegabili qualità che ciò significa, quindi). La seconda parte diventa molto più concitata e tesa, con almeno un paio di scene di rara brutalità. Whitaker rende bene la lunaticità di Amin e il rovescio della medaglia emerge in tutta la sua crudezza. Un po' di autorialità in più avrebbe giovato, magari associata a qualche banalità folkloristica in meno, anche se dopotutto il film è ben girato e godibile.
Storia vera del generale Amin autoproclamatosi re dell’Uganda dopo un colpo di stato nel 1970. Forest Whitaker disegna molto bene il suo personaggio: un insicuro, perennemente turbato, paranoico e dall’umore paurosamente instabile come la sua mente (qualche eccesso nella recitazione). Bene anche il medico personale scozzese (un merlo arrogante che non capisce la situazione e fa più danni della grandine). Impressiona l’inquinamento occidentale della cultura africana. Non spicca il volo ma è decisamente un buon film. P.S.: non mischiate aspirina e birra!
Prima delusione dell'anno. Il film ha un inizio corale dove i protagonisti si fondono con la storia, poi però inizia a limitarsi semplicemente alla storiella del dottore lasciando Uganda e Amin sullo sfondo. Non decolla neanche con gli improvvisi slanci di violenza finali. Un plauso, per una volta, non a Whitaker ma a James McAvoy, che si ritrova a dover duettare con un mostro sacro e non sfigura. Il film sono loro due. Il resto è sfondo. Purtroppo.
Di miss Scully G. Anderson si intravede appena l'ombra; la parte dei leoni la fanno il Muccino scozzese e Whitaker: bravi, eccessi a parte. Il film si lascia godere, attraversa vivi momenti di tensione ma l'aspetto storico resta molto trascurato, nel complesso (che succede esattamente in Uganda? Cosa ne pensa il resto del mondo?). Peccato, perché l'ambientazione funziona bene e il lavoro sulla preparazione del personaggio del generale Amin è stato molto buono.
Viaggio senza ritorno nella mente psicopatica di un dittatore. Questo potrebbe essere il sottotitolo di questo bel film che vede nella recitazione di Forest Whitaker il suo punto di forza. Il suo occhio tremulo, il riso che improvvisamente si trasforma in ira, rendono perfettamente l'idea di un uomo mentalmente instabile capace di orribili carneficine mascherate con finalità filantropiche. Cameo (per gli occhi) di una Gillian Anderson (X Files) "rimessa a nuovo".
Una buona ricostruzione storica per un film dominato dalla tragica e controversa figura del dittatore Amin magistralmente interpreatato da Withaker; non è da meno il giovane co-protagonista che rende bene l'iniziale entusiasmo per la cultura africana salvo poi diventare drammaticamente consapevole.
Splendido, accuratissimo, con un Whitaker mostro di bravura che fa paura da quanto sembra Amin. Location tutte esatte (ad esempio la piscina dello Sheraton dove nuotava spesso Amin), musiche azzeccate, ritmo incalzante (non ci si annoia mai) che fa lentamente scoprire al giovane medico ingenuo e molto 70's (sex, drugs & R&R) la verità su Idi Amin. Fotografia perfetta, sembra presa pari pari dal documentario su Amin realizzato da Schroeder.
Un film che suscita emozioni e che fa riflettere. Alcuni passaggi sono veramente forti. Magnifica la rappresentazione della figura del dittatore che, con il passare del tempo, mostra la sua vera natura. Molti aspetti della vicenda avrebbero potuto trovare maggior risalto nella narrazione; purtroppo il film li abbozza per poi dimenticarsene. Ottimo il cast.
La prima parte è un po' superficialotta ma godibile. Quando i toni drammatici cominciano a prendere piede il film decolla. Ma quello che assegna al film il bollino "da vedere" è la presenza di Forrest Whitaker, che sembra in alcuni punti addirittura volare oltre i meriti del copione. Se ne avete voglia vedetelo in inglese (magari con i sottotitoli) perché la voce di Whitaker è insostituibile.
A prescindere dalla presunta storicità del film e dal suo grado di veridicità, va detto che la pellicola risulta piuttosto gradevole tanto da farsi seguire senza problemi dall'inizio alla fine. Forse il vero problema è una regia troppo piatta e poco coraggiosa che non presenta alcun "guizzo" degno di nota. In compenso Whitaker è bravissimo e la sua somiglianza col vero dittatore Amin Dada è semplicemente impressionante.
Pur evitando le scadenze del biopic questo film sbaglia nel lato opposto; non sembra mai di essere nella Storia, predilegendo l'aspetto della drammatizzazione dei fatti e sbilanciandosi troppo sulla figura del tonto dottorino con una spruzzata di glamour anni '70, tirati a lucido. Non un'analisi della follia infantile di Amin, né un dramma all'americana dove a latere la Storia incombe possente in virtù della potenza del dramma raccontato. Deludente nonostante Whitaker, sempre ottimo; il dottorino è fisicamente uguale a Silvio Muccino. Un film troppo piccolo.
Un film riuscito a metà, anche se Whitaker e James McAvoy non hanno certo lo stesso peso. Il ritratto del dittatore impersonato dal primo è tragico, folle, monumentale, ma la sceneggiatura è troppo reticente da un lato (l'Uganda resta molto sullo sfondo, gli interessi stranieri solo accennati), dall'altro troppo impegnata a seguire gli amorazzi del dottorino bianco. La colpa non è tanto dell'interprete, che se la cava nonostante la sua aria un po' da coglionazzo, quando della scarsa credibilità del suo comportamento. Comunque da vedere.
MEMORABILE: Il sorriso di Whitaker sembra quello dello Stregatto in Alice nel Paese delle meraviglie.
Parzialmente riuscito; perché anche se nella seconda parte la pellicola è più convincente, si arriva a ciò dopo che si è vista scorrere sullo schermo una vicenda non molto credibile (anche se, pare, tratta da una storia vera) con scarsi approfondimenti psicologici ed un interprete principale che non riesce a suscitare la nostra simpatia. Fortunatamente, come dicevo, poi la pellicola ha un sussulto (con scene anche di una certa crudezza) che fa risalire il voto finale al di sopra della sufficienza.
Film riuscitissimo con una magistrale interpretazione di Forest Whitaker che risulta essere perfetto (e anche somigliante al vero Amin in maniera impressionante). Anche gli altri attori però non se la cavano male. Si rimane interdetti di fronte all'ennesima testimonianza che la follia nel mondo è di difficile estirpazione. Ottima trasposizione di una realtà di cui purtroppo si sa troppo poco.
Una buona ricostruzione della tragica dittatura di Amin Dada vista attraverso gli occhi di un giovane medico scozzese interpretato da McAvoy. La qualità del film aumenta notevolmente quando entra in scena Whitaker, che somiglia in modo inquietante al tiranno africano. Virando con abilità fra il grottesco, l'illusorio e lo scioccante, la pellicola ci ricorda come spesso la realtà sia più terribile della fantasia. Ottime location. Unico neo la scarsità di riferimenti storici approfonditi.
Intenso. Un buon lavoro di sceneggiatura (la vicenda del medico scozzese consigliere di Amin Dada è tratta da un romanzo) si innesta bene sulla tragica realtà storica della dittatura del "folle" presidente dell'Uganda negli anni 70. Se da un lato poco credibile risulta la figura dello sbarbatello europeo che entra subito nelle grazie del tiranno (quasi novello Seneca con un nuovo Nerone molto più rozzo dell'imperatore romano!), dall'altro Whitaker dà spessore e verosimiglianza al personaggio di Amin, mastodontica incarnazione del Male.
MEMORABILE: La punizione della moglie infedele; la vendetta contro il medico, eseguita direttamente nel duty free dell'aeroporto.
Giovane dottore in Uganda diventa medico personale del feroce Amin. Bellissimo film di fiction su uno sfondo storico ahimé veritiero, dedicato alle sottili seduzioni del potere, alla maschera suadente di quel potere, ma anche all'incapacità dell'Occidente di comprendere realtà viste solo come "colonie" e all'incapacità dell'uomo (il medico interpretato da un bravo McAvoy) di rinunciare alle proprie vanità. Strepitosa la performance di Withaker, un prorompente Amin, e notevoli le immagini della doppia Africa rappresentata.
Formidabile l'interpretazione di Whitaker, che giganteggia (e gigioneggia) in un ruolo non certo edificante, quello del sanguinario tiranno Idi Amin. Meno formidabile il resto del film: troppe potenzialità inespresse, troppi passaggi insistiti su vicende inessenziali, troppi rimpianti - insomma - su quello che poteva essere e non è. Un prodotto quindi da vedere, seppure irrisolto e in defeinitiva non proprio memorabile.
Ci troviamo di fronte ad un film che cerca di mostrare, ed in parte ci riesce, com'è l'Africa. Viene raccontata l'incredibile (vera) storia di un giovane medico scozzese, che quasi per caso diventa il principale consigliere di Idi Amin Dada, feroce dittatore che ha trasformato l'Uganda, un paese già in cattive condizioni, in un mare di odio e di violenza. Amin non era all'altezza della situazione, era un debole e l'unico modo di andare avanti per lui era il sopruso e la violenza. Ma l'Africa merita di meglio. Appassionante.
Reduce dall'acclamato La morte sospesa, Kevin Macdonald si cimenta in un altra opera estrema quale è quella di far rivivere al cinema le nefaste vicende ugandesi negli anni '70. Proprio laddove però il documentarista scozzese dovrebbe far sentire forte la mano personale (ricostruzione storiografica e resa del contesto generale) il film manca meschinamente, puntando tutto su abusati clichè spettacolari, hollywoodiani e alfine "coloniali". Resta la prestazione d'attore di Forest Whitaker, capace di rendere l'ambigua inaffidabilità del dittatore Idi Amin.
Ottimo film sulla figura del folle e sanguinario dittatore Idi Amin Dada. Forest Whitaker offre un'interpretazione stupefacente e intensa giustamente premiata con l'Oscar. La pellicola è carica di tensione e mette un forte senso di oppressione dall'inizio alla fine. Ultime sequenze da cardiopalma che si collegano ai fatti dell'Operazione Entebbe.
La semplicistica rappresentazione del "governo" dell'Uganda (e in generale di molti Stati africani di allora, e anche attuali) è tutto sommato adeguata alla realtà. La limousine che percorre strade appena abbozzate tra una popolazione povera, ma sempre plaudente, per arrivare nel dorato mondo del potere, ne è un'immagine emblematica. La parte migliore del film è proprio quella "nera", Amin (Whitaker) in testa. Più deludente invece la figura del medico e forse James McAvoy non ne è l'interprete ideale. È molto faticoso renderlo credibile.
Senza nulla togliere alla magnifica interpretazione di Withaker ma anche a quella di McAvoy, che per una volta tanto ricorda a tutti che fa l'attore, il punto debole resta la sceneggiatura, che romanza diverse parti a beneficio della platea dimenticandosi le atrocità e la sofferenza del popolo ugandese. Non ha velleità di denuncia purtroppo e per tutto il tempo resta l'aria da romanzo di un fattarello inventato in una ipotetica nazione africana. Le atrocità vengono poi lasciate lontane dalle telecamere. Un minimo di rigore non avrebbe guastato.
Basato sulla controversa figura del feroce dittatore ugandese Amin Dada, autoelettosi presidente con un colpo di stato del 1970, il film è un'occasione sprecata per il soggetto di partenza e per gli ottimi attori del cast, tra cui spicca l'eccezionale Whitaker. Nonostante goda di un'ottima fotografia e di un'abbastanza accurata scelta delle location, il film è troppo poco incisivo nel descrivere la ferocia del personaggio protagonista e troppo sintetico nella descrizione dei personaggi di contorno. Peccato.
Medico scozzese diventerà consigliere del dittatore Amin. L'Uganda negli anni 70, quando la repressione portò il paese allo sfascio. Buona caratterizzazione di Whitaker che esprime le contraddizioni del Generale e i suoi modi brutali. Scarso invece il protagonista, tra sorrisetti e caccia alle donzelle locali. Il quadro internazionale è solo accennato, come pure le manovre per screditarne il potere. Conclusione mainstream.
MEMORABILE: Lo stregone; Il discorso alla folla di Amin; Appeso per la pelle.
Tratto dall'omonimo romanzo che è una specie di biopic del dittatore ugandese Amin. Evidentemente il film si fa apprezzare molto per la notevole interpretazione di Forest Whitaker (premiato con l'Oscar). La storia, molto romanzata, lascia qualche dubbio ma non annoia, anche se forse si potevano tralasciare alcune situazioni. Discreta la regia di Kevin Macdonald, così come la colonna sonora.
La storia dell'Uganda dilaniata dal moltiplicarsi dei colpi di Stato che culminano con l'ascesa del feroce Amin è tragicamente vera e dà credibilità a una narrazione di origine letteraria il cui centro focale si perde dietro le avventure di un giovane dottore scozzese ingenuo ma ambizioso, poco consapevole della realtà intorno a lui. Si segue quasi increduli il susseguirsi delle mattanze di una mente psicopatica e crudele, mitomane ma anche vittima delle mire occidentali (anche se appena accennate). Un ottimo Whitaker alle prese con le stupidate del suo medico consigliere "McAvoy".
Attraverso l'ingenuo sguardo di un giovane e ribelle medico scozzese in trasferta in Uganda, si palesa a poco a poco la vera natura del sanguinario regime di Idi Amin Dada. Notevole dramma storico che cresce in spietatezza parallelamente alla presa di coscienza del protagonista, vittima inconsapevole del manipolatorio dittatore. Il rapporto fra gli ottimi McAvoy e Whitaker (superlativa prova da villain), ambiguo e snervante dal primo all'ultimo incontro, varrebbe da solo la visione; il climax orrifico della tranche conclusiva (che sfocia pure nel gore) chiude in "bellezza". Intenso.
MEMORABILE: Gli effetti di birra con aspirina; Il discorso ai ribelli catturati; La scioccante punizione frankensteiniana per adulterio; Le sequenze di tortura.
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Ho riguardato la scena per 3-4 volte, e mi pare proprio che, nella sequenza dell'interrogatorio-pestaggio-tortura contro il medico scozzese, ci sia un blooper: si vedono almeno due schermi lcd (o al plasma) che trasmettono immagini (per la verità sembrano più che altro dei fermi-immagine: e se fossero invece foto/poster?! Mah...) di un telegiornale che, probabilmente, parla in diretta del dirottamento dell'aereo a Entebbe. Nella realtà, il fatto è accaduto nel 1976, dunque è quanto meno 'improbabile' che simili apparecchiature televisive potessero già esistere...
* Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Spagnolo Portoghese
5.1 DTS: Italiano Francese Tedesco
5.1 DTS HD: Inglese
* Sottotitoli Italiano Francese Tedesco Spagnolo Portoghese Olandese
* Extra Commento audio regista
Scene tagliate
Catturare Idi Amin
Special
Casting session
Trailer
DiscussioneRaremirko • 24/05/18 13:59 Call center Davinotti - 3863 interventi
Che roba vedere Gola profonda conosciuto pure in Uganda! XD
DiscussioneRaremirko • 24/05/18 20:31 Call center Davinotti - 3863 interventi
Bene Whitaker (anche se magari non da Oscar) in un film didattico e privo di sbavature, con una Anderson che si vede sin troppo poco.
Dada viene ritratto in modo sin troppo burlone e un pò poco dittatore, e già questo potrebbe creare fraintendimenti; McAvoy è funzionale, come cronaca si potevan aggiungere più elementi ma comunque il film fa il suo dovere per tutti e 120 i minuti.