Bello più nella forma che nella sostanza. Gli Anni Settanta dominano (dagli occhiali della Torosh alla camicia di Celi, dalla presenza di Gigi Rizzi alle musiche...), ma è la storia che mi è parsa telefonata, prevedibile, forse anche perché richiama un lavoro ("Endless night") di Agatha Christie, nella quale il meccanismo è similare (ne hanno tratto Champagne per due dopo il funerale). Bravo come al solito Celi, mentre la Dexter è investita di un compito troppo gravoso per le sue capacità.
Giallo seventies diretto dal bravo Caiano in modalità Mario Bava (ricorda formalmente l'autore di 5 bambole...), ma che ha il suo punto debole in una sceneggiatura piena di forzature e ingenuità, non soltanto per lo spettatore moderno. La protagonista sogna l'uccisione del suo psichiatra (e già questo...) e scopre che è effettivamente scomparso. Decisa a capire cosa sia successo, si ritrova in una villa di strambi ricconi, sul mare a "Maracudi" ("a fà il bagno tutti 'gnudi"). Di culto la presenza di Gigi Rizzi. Vale comunque almeno una visione.
Il labirinto del titolo lo ritroviamo in un bel quadro che viene richiamato anche nelle architetture della scena iniziale (volutamente ripresa con inquadrature insolite). L'occhio è invece quello di Julie, la protagonista (bella ma insipida) che arriva fino a Maracudi per ritrovare il suo psichiatra scomparso. Un giallo diretto con spigliatezza da Caiano, puntellato da musiche morriconiane e ravvivato da un Celi che gigioneggia simpaticamente (la Valli è invece piuttosto anonima). Però troppi particolari sembran buttati lì senza la giusta convinzione.
Thriller con abbondanti venature psicanalitiche, la cui idea di fondo poteva anche essere interessante, a patto però di svilupparla con maggiori originalità e spigliatezza, cosa che invece non accade, poiché Caiano non si dimostra affatto all'altezza della situazione, cercando invano di conferire spessore alla sua pellicola che resta perciò, e giustamente, relegata nel cinema di genere. La sceneggiatura poi è spesso di sconcertante ingenuità. L'unico merito è, se non altro, di non essere noioso.
Tutte le mie lodi a questa magnifica opera. Bravissima Alida Valli in un ruolo a lei molto congeniale. Un film che ti incanta e rapisce dalla prima all'ultima scena. Allucinanti i flashback e le trasposizioni onirico-psichedeliche. Finale più che credibile. Il bello è che il regista è il medesimo di Milano violenta, un film da me disprezzatissimo; ma qui una trama brillante si accompagna a scenari e decorazioni artistiche da favola. Il mondo è bello perché vario, anche dentro uno stesso regista...
MEMORABILE: Il quadro doubleface, la fiocina e la corsa nel labirinto, più all'inizio che alla fine.
Se non ci fosse stata Alida Valli avremmo relegato questo film nella categoria della "volpe dalla coda di velluto". Per fortuna la sua presenza dà spessore (non solo nominale) a questo film del buon Caiano, un pop-thriller psichedelico coevo del primissimo Argento ma debitore del Bava più "art" (Il rosso segno della follia e 5 bambole per la luna d'agosto). Molto piacevole.
Scarso. Qualche effetto visivo (i flashbacks con il labirinto - il momento più riuscito - e la scala a chiocciola), gli assolati paesaggi tirrenici e una struttura narrativa che anticipa il lenziano Coltello di ghiaccio non sono sufficienti a rivitalizzare una trama fumosa, eccedente in artificiosità e parca di tensione. Molto bella la Dexter, che espone i suoi nudi più della Danning; sempre professionali - ma qui in vacanza - Celi e la Valli. Citazione da 23 passi nel delitto nel tentato omicidio all'interno dell'edificio fatiscente.
MEMORABILE: Frank con il volto insanguinato che corre nel labirinto.
La vendetta proletaria del giallo italiano Anni Settanta questa volta è consumata da Mario Caiano, novello delatore che irride la casta elitaria d'attori più off dello spray repellente e di musicisti underground quanto la fermata Cornelia della metro A di Roma. Dieci (moralmente) piccoli indiani sul taccuino di un gran bel donnino in vece del classico detective tabagista. Molli vacanzieri annoiati, bella gente come su Italia 1 resa sorda dal comfort e dall'opulenza che rimuove l'omicidio. L'occhio nel labirinto è un signor giallo, galantuomo in frac rispetto alla pletora d'emuli argentiani.
Ben girato (Caiano non è uno sprovveduto) e con più di una strizzatina d'occhio soprattutto a 5 bambole per la luna d'agosto, ha un buon ritmo e qualche interessante trovata visiva. La storia fa un po' acqua ma si lascia vedere con piacere. Splendido finale... Consigliato a tutti i "giallisti".
MEMORABILE: Il finale con l'accoltellamento attraverso la sedia a sdraio.
Un film più che dignitoso pregno degli anni settanta caratterizzato da una sceneggiatura interessante e ambientato in curiose location. Alida Valli stavolta recita in maniera cattedratica, ma è sempre un piacere vederla in azione. Ha una sua identità cinematografica.
Ottimo giallo con un'atmosfera di disgregazione morale angosciante e un finale che lascia il segno. Ottima la Dexter, ancora di più Celi che parla con la sua voce e la Valli. Il film (che ricorda Le orme) presenta buoni colpi di scena e può contare sull'ottima regia di Caiano. Da citare la Toros infermiera, il labirinto, il quadro con relativa sopresa.
Il regista Caiano, autore di validissimi noir/polizieschi come Milano Violenta, Napoli spara ma anche di autentiche "fetenzie" come La svastica nel ventre, ci regala un validissimo thriller psicologico. Ottima la prova degli attori (Celi su tutti), belle ambientazioni e svolgimento intricato fino all'ottimo finale. Da riscoprire.
Un giallo sorprendente, tra Lenzi e Hitchcock, con dei venti minuti iniziali che stupiscono per il senso del ritmo di regia e montaggio. Ciò che viene dopo è meno virtuosistico, ma avvolge e intriga, grazie all'ambiguità dei personaggi e al continuo susseguirsi di ottimi colpi di scena. Inoltre si riesce a rendere claustrofobica una solare ambientazione insulare, il che non è da tutti e fa perdonare alcuni buchi di sceneggiatura tutt'altro che impercettibili. Celi domina il resto del cast (Valli compresa), poco incisiva invece la Dexter.
MEMORABILE: Il trans a sorpresa e il ribaltamento finale, entrambi spiazzanti. Non male nemmeno il disegno argentiano.
Moderato psichedelico; modesto ma dignitoso giallo tricolore, con un bel finalone. Completamente posseduta dal Fernet, la storia, dopo l'inizio deviato, riprende una lunga ed un po' noiosa linearità, ove succede pochino. Ma per chi ama i panorami sfocati dal dolce far nulla, ove la felicità è inquinata e i personaggi sono sempre alienati dal loro bicchiere di liquido, la visione rimane comunque consigliata. Tra l'altro (e siamo all'inizio degli anni 70), si fanno largo pezzi di modernità nei costumi in via di affermazione nella società.
MEMORABILE: "Noi andiamo a dormire". "Vanno davvero a dormire, sai. Sono proprio senza fantasia."
Bel mistery thriller, giallo onirico psichiatrico che sorprende, in positivo, per svolgimento narrativo e soluzioni visive. Location insolite, molto acid jazz, si avvale di due vere icone quali Alida Valli e Adolfo Celi e di una bella protagonista. Apprezzabile, lento e straniante, anticipa nelle atmosfere Le orme di Bazzoni.
Esempio “medio” di quella che era diventata la scuola italiana del giallo anni ‘70. Il film di Caiano molto risente dell’atmosfera del decennio e a modo suo riprende gli stilemi del genere che Bava prima e Argento più recentemente stavano fissando. Certo, è vero che più che in un labirinto Borgesiano (la citazione del prologo) pare di muoversi, per la più parte del tempo, in un raffazzonato ginepraio di droga, deboscia e schizofrenia, eppure l’atmosfera è sfiziosa e vedere Celi e la Valli fare i villain un gran piacere.
MEMORABILE: Il sogno iniziale della corsa nel labirinto; la scoperta da parte di Luca del travestito che inconsapevole si “scopre" al sole.
Peccato che un soggetto e un intreccio così riusciti, degni dei migliori sceneggiati a sfondo psicologico, siano stati inseriti in un prodotto chiaramente artigianale. Tutto rimane freddo, asettico, non ce la fa a prendere quota. A partire dalla fotografia, che sembra fare di tutto per nascondere l’ambientazione tutta italiana a favore di una dal carattere sterilmente più esotico (americano?). Il solito Adolfo Celi a giganteggiare in mezzo a tante mediocri comparse. Un’occasione sprecata.
Corpi al sole, anime in ombra; spazi aperti, labirinti senza uscita: è costruito su affascinanti dicotomie questo giallo psicanalitico, ove ciascun personaggio è duplice, indecifrabile, l'ambiguità è presente dall'inizio, e diviene protagonista. Sembra una versione semplificata di Le orme, meno astratta e rarefatta, più... mondana, ammiccante al trend antiborghese del periodo, meno introspettiva e più lisergica. Celi è magnetico e magnifico, la Dexter una dolce cerbiatta pazza.
MEMORABILE: La rivelazione del bel travestito; l'occhio nel labirinto, ovviamente!
Thriller fiacco, noioso e poco credibile, in cui una ragazza è alla ricerca del fidanzato (il suo psicoanalista!) misteriosamente scomparso. Il ritmo del film è altalenante: una prima parte affrettata e una seconda più lenta dove mi metto quasi a sonnecchiare steso al sole insieme agli attori svogliati (pure Celi, si salva solo Alida Valli). Poi c'è l'epilogo, fastidiosamente didascalico e francamente prevedibile. Perdipiù, anche la colonna sonora, jazzatissima, non s'intona con le immagini...
Inizia molto bene questo mistery psicanalitico diretto da Caiano con indiscutibile senso dell'estetica e delle inquadrature. Il problema è una sceneggiatura piuttosto sconclusionata, che mira a disorientare lo spettatore puntando sull'ambiguità di tutti i personaggi, perlopiù i soliti borghesi viziosi e nullafacenti. Il finale funziona, ma chi conosce pellicole similari come Spasmo (a mio avviso migliore), non si meraviglierà più di tanto. Merita comunque la visione, perché la Dexter è deliziosa e il cast di contorno davvero ottimo. **½
Film incredibilmente stancante, con dialoghi di una banalità (molto) rara ma, soprattutto, assolutamente non in grado di suscitare il minimo interesse e partecipazione. Strano: gli anni '70 sono stati il periodo più cretivo in assoluto in tutte le arti, tra le quali anche il cinema, ma qui abbiamo una clamorosa eccezione. Si salva il finale, ma non serve a riscattare un'opera priva di significato. Deludenti anche le musiche, che a tratti ricordano quelle dei porno di qualche anno a seguire.
Thriller mediocre caratterizzato da una sceneggiatura banale alla quale il cast di attori non riesce assolutamente a conferire veridicità. La colonna sonora è elegante e l'ambientazione rimanda al lenziano Paranoia. Il film si salva alla fine, perché tutto viene giustificato in maniera credibile e anche insospettabile, però nel complesso la pellicola è davvero povera.
La storia al cui soggetto collabora lo stesso regista è molto azzeccata e mantiene alto l'interesse per tutta la sua durata. La bellezza androgina della Dexter colpisce molto, così come la Valli, perfetta nel suo ruolo e Celi che con la sola presenza, di spessore, può permettersi una mezza vacanza. Le ambientazioni tirreniche sono molto belle, sufficienti le musiche. Il finale è inaspettato e chiude adeguatamente un buon lavoro.
MEMORABILE: Bella la sequenza iniziale nel labirinto e la sorpresa dietro il quadro.
Il film ha un suo fascino particolare, mantenuto specialmente nella prima parte. E' molto ben girato, con una calda fotografia e un'ambientazione marina che riesce a infondere quel qualcosa in più. La Dexter ha un ruolo difficile ma a parte qualche piccola sbavatura funziona, Celi come al solito è magnifico. La vicenda, pur con qualche incongruenza, scorre abbastanza bene.
Riconosco al film un certo fascino bislacco. Inquadrature simboliche e flashback donano un inconfondibile tono sperimentale anni Settanta; si respira un'atmosfera lisergica, attizzata dall'ottima colonna sonora jazz: un tocco positivo in più. Epilogo e svolgimento, invece, risultano abbastanza banali. Bravo Celi, come di consueto; scipita ma graziosa la protagonista.
Reperto di modernariato in celluloide con sceneggiatura a colabrodo e protagonista femminile spaesata e poco credibile per il suo impegnativo personaggio. È comunque un prodotto che non manca di un certo fascino, non annoia, ha una musica interessante e appropriata, diverse sequenze riuscite e personaggi interessanti. Come in molti B-movie coevi e vagamente simili è fatto di un curioso intruglio di genialità e inciampi (se non cadute) formali. Bravi la Valli e Celi (meno male, altrimenti sarebbe stato un disastro).
Pesantemente noioso, il film azzarda un taglio da psyco-thriller. Sceneggiatura lenta, regia con movimenti di macchina esageratamente alternativi, dialoghi modestissimi, colonna sonora eccessivamente impegnativa e stridente. In sostanza lo trovo un film da evitare accuratamente. Da salvare solo l'interpretazione di Adolfo Celi.
Una giovane e bella ragazza è alla ricerca del suo uomo dissolto nel nulla, dopo averne sognato la tragica morte. Bell'esempio di giallo anni '70, ricco di arredi dell'epoca, forte di una trama accattivante che si avvale di elementi psicanalitici nemmeno tanto raffazzonati. Alida Valli brilla nel suo solito ruolo di signora malefica, ma fate attenzione e non fidatevi delle apparenze.
MEMORABILE: La chiave interpretativa del tutto in un quadro naif, alla maniera dell'Uccello dalle piume di cristallo di Argento.
Uno psicanalista che in realtà è un gangster e un gangster che si improvvisa psicanalista per scoprire il vero assassino. Basta questo per togliere ogni parvenza di credibilità alla trama di questo psico-thriller d'annata, diretto da Caiano con poca attenzione alla logica ma che agli occhi dei nostalgici si riscatta per la struggente atmosfera seventies, con la classica ambientazione in una sontuosa villa sul mare che fa da paravento a vizi, intrighi e delitti di una congrega di debosciati ricconi. Deliziosa la Dexter, sprecati Celi e la Valli.
MEMORABILE: Il viaggio in spider della Dexter fra assolati paesaggi mediterranei per raggiungere la misteriosa Maricudi.
La cosa migliore di tutto il film è la colonna sonora di Roberto Nicolosi: tesa, astratta, psichedelica, evocativa, di grande spessore. In qualche modo l'apprezzamento estetico si estende anche alla pellicola, capace di alcune intuizioni grafiche notevoli (basti, su tutte, la sequenza iniziale, un'inutile corsa a perdifiato in un labirinto senza via d'uscita) che bilanciano alcune noiose lungaggini (l'evoluzione centrale del rapporto fra Celi e la Dexter). Buono anche il finale.
Fra improbabili transfert psicanalitici (un po' d'accatto) e borghesia annoiata e corrotta (invero anch'essa un po' "rimediata") il sottovalutato Caiano confeziona un giallo che sprizza anni '70 da tutti i pori (costumi, inquadrature, musichette psichedeliche) per nulla spaventoso ma abbastanza intrigante. Film dalle atmosfere baviane, quasi tutto girato in una villa sul mare con grandangoli come se piovessero: a qualcuno importa davvero che il colpo di scena finale (comunque sorretto da una buona soluzione visiva) sia onesto o meno?
Ottimo thriller psicologico in cui a spiccare principalmente sono una regia piena di ottime idee e un montaggio perfetto. Le atmosfere torbide e misteriose si sprecano, e in questo senso è decisivo l'apporto del sempre ambiguo Adolfo Celi e di Alida Valli. Ottimo anche il resto del cast, inserito benissimo in una vicenda interessante con un bel colpo di scena finale. Peccato per un certo rallentamento a metà, ma resta un thriller assolutamente meritevole, anche per la capacità di tenere sempre desta l'attenzione. Tecnicamente è narrativamente molto valido. Merita un'occhiata.
Qualche affinità elettiva coi gialli lenziani, perlopiù nei ribaltamenti schizoidi e contorti dell'ultima parte che offre anche qualche scena proto-slasher piuttosto cruenta; arrivarci però è un'impresa, dato che dopo un inizio onirico interessante il film sprofonda in un'atmosfera sonnacchiosa, tra borghesi e artisti annoiati, il sole dell'Elba, una ost jazzata disorientante, tira e molla su dove sia il personaggio Lucas, rivelazioni che dovrebbero essere shockanti e una protagonista nel pallone. Il film sembra interminabile; una stranezza 70s folkloristica, ma come giallo è un no.
MEMORABILE: L'incipit onirico; La cruenta scena finale; L'outing del personaggio transessuale.
Ipnotico e psichedelico e purtroppo misconosciuto thriller all'italiana con schegge psicologiche che sembrano volersi fondere con un universo onirico. Le carte in gioco sono razionali, ma la strada che porta allo svelamento e successiva risoluzione dell'enigma prende una piega piuttosto insolita fino al plot twist finale, che è il vero punto cardine dell'intrigo (non lo è invece la fuga iniziale, come si potrebbe pensare in un primo momento).
MEMORABILE: La fuga iniziale con successivo accoltellamento di Horst Frank; Adolfo Celi pugnalato a tradimento.
Per un po' sembra che l'occhio nel labirinto sia proprio quello dello spettatore, perso in un dedalo dai contorni surreali, fra personaggi mai abbastanza bizzarri o ambigui, incubi e profonde falle logiche per quanto concerne le reazioni della Dexter, vulnerabile e misteriosa eroina "lenziana" in odor di gaslighting. Ci vorrà giusto un (intuibile) twist per mettere ordine nel groviglio. Il percorso per arrivarci è godibile, ma spiace che Caiano non abbia tradotto i medesimi livelli di destabilizzazione mentale sul piano stilistico, se non per qualche numero di montaggio psichedelico.
MEMORABILE: Il fulminante prologo violento alla Argento; L'arrivo nel paesino semideserto; I sogghigni di Adolfo Celi; La karmica circolarità della conclusione.
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Non so come sia il master Code Red, devo dire che questo bd spagnolo presenta un video molto buono.
Inoltre mi sembra uncut, almeno nella scena finale che nel master da vhs che circolava era stata accorciata.
L'edizione spagnola è un bootleg.
Nel BR della Code Red l'audio disponibile era monco rispetto ad alcune scene "decisive", quindi sono stati aggiunti ex novo alla soundtrackinediti effetti sonori, che risultano "intrusivi" ed "inaccettabili", secondo alcune opinioni e recensioni.
Nel seguente link YT è possibile valutarne l'impatto, ma attenzione: la sua visione comporta uno spoiler determinante, se non avete ancora visto il film
https://youtu.be/nqHRPLDpwmY?t=1h27m4s
HomevideoXtron • 10/10/16 21:01 Servizio caffè - 2193 interventi
Il bluray spagnolo con audio italiano ha una durata di 1h34m42s
Nella figura del musicista ospite nella villa sul mare, che gira per il giardino armato di registratore per cogliere voci e suoni ambientali, non è difficile scorgere un’evidente allusione all’americano Alvin Curran, fra i protagonisti dell’avanguardia musicale e della scena underground romana degli anni ‘70. Stabilitosi a Roma fin dalla metà degli anni Sessanta, Curran inserì spesso, nelle sue composizioni, frammenti di cosiddetta “musica concreta”, ovvero suoni catturati dal vivo, e sapientemente mixati agli strumenti e alle voci. Un significativo riferimento alla sua tecnica compositiva è nel LP di esordio “Canti e Vedute del Giardino Magnetico”, pubblicato, nel 1975, dall’etichetta Ananda, fondata insieme ai musicisti Roberto Laneri e Giacinto Scelsi.