L'isola delle svedesi - Film (1969)

In rotta col possessivo fidanzato, la bella Manuela va su un'isola, ospite dell'amica Eleonora. Scocca la scintilla... Notevole lesbo-esotico (si fa per dire, siamo a Caprera!), con prevedibile svolta thriller-tragica, e percorso da tutti i fremiti dell'epoca: decisamente il cinema-bis era la nostra vera Nouvelle vague. Le due bellone protagoniste si denudano ogni volta che possono, per la gioia degli spettatori, che nondimeno smoccolano all'indirizzo della censura, visti gli evidenti, numerosi tagli della versione tv. Da vedere, comunque

Nell'isola in questione non ci sono vere svedesi, ma piuttosto due amiche intime (intimissime, e chi vuol capire capisca) il cui rapporto tende a frantumarsi con l'arrivo di un ex-amante, destinato a diventare, tutto d'un colpo, preda di una gelosa lesbica assassina. Pellicola che percorre diversi binari "di genere" con predominanza di tensione, di tipo erotico, sfociante in un finale altamente drammatico. Di Silvio Amadio sul Davinotti abbiamo scritto diverse volte, e se c'è un film per il quale questo eccentrico autore merita d'essere riscoperto, questo è L'Isola delle Svedesi...

Originale sexy lesbo thriller marino. Stanca del compagno la protagonista (non bellissima) raggiunge un’amica (decisamente più intrigante) su di un’assolata isola del Sud Italia e scopre la passione anche per l’altro sesso. Ma non finisce qui… finale quasi western. Sponsor in gran evidenza (mai visto tante sigarette in un solo film), musica ingombrante, lunghi e imbarazzanti silenzi. Regge per la pulita e lucente fotografia di Massaccesi, è girato anche con stile e gusto, ma obiettivamente non è un grande lavoro.

Debole lesbo-thriller esotico che si regge su ammiccamenti e nudi (contenutissimi, anche se resta il dubbio di "french versions" più spinte) per tutto un tempo per poi sfociare in un epilogo prevedibile nella parte conclusiva. Personalmente, mi viene da pensare quale capolavoro avrebbe tirato fuori da questa stessa commixtio un Massaccesi, che comunque qui risulta a crediti come fotografo. Suff.

Manuela ed Eleonora, due ragazze sanissime che si conoscono, si cercano, si desiderano ma non sanno fin dove è lecito spingersi. Sono loro l'essenza e l'unico motivo di visione di un film altrimenti traballante e senza troppi virtuosismi. Anzi con discutibili momenti melodrammatici (il registratore, il finale) e una sequela di clichè sulla borghesia annoiata (lo shopping, una sigaretta ogni 30 secondi, liquori, l'Africa). Ma gli sguardi e le movenze delle due cerbiatte valgono ben qualcosa. Police verso per titolo e cover del tutto fuorvianti.

Titolo assolutamente fuorviante per questa storiella saffica che vira sul thriller, roba oggettivamente forte per l'Italia del 1969 anche perché l'elemento erotico è ben più che abbozzato. Regolarmente tagliate le sequenze più calde, rimangono splendide vedute paesaggistiche (Caprera) e un sufficiente sforzo di introspezione psicologica: Amadio non è Kubrick, ma rimane uno dei migliori artigiani dell'erotico ibrido all'italiana, con un solido mestiere registico e gli occhi aperti sulla contemporaneità.

Lento, ma non noioso. Incantevoli i paesaggi insulari e davvero superba la fotografia. Molto saldo il feeling fra le due protagoniste che rimane prevalentemente intellettuale, senza spingersi ad un'omosessualità conclamata. La scelta di isolarsi dal mondo non vince se non è temporanea e le conseguenze sono drammatiche. Sono pese due pallottole a chi insisteva a voler tornare indietro, ma anche dare della baldracca a chi è tutto fuorchè troia è proprio da ignoranti per non dire da mentecatti.

Francamente non mi è piaciuto troppo. A parte la stupenda fotografia e la locazione (la stessa di Disperatamente l'estate scorsa) è troppo lento e dopo 40 minuti perde molto smalto. Buono il cast femminile, totalmente insipido quello maschile. Non bruttissimo ma neppure sufficiente, nella mia modesta opinione.

Al di là di una certa eleganza formale, c'è molto poco. La sceneggiatura sta in in paio di foglietti, le sequenze in campo lungo sono interminabili, la recitazione è a livelli molto bassi, alcuni effetto-notte sono pessimi. Resta la bellezza della Sardegna e di alcuni paesaggi. Se non altro, Amadio non dà l'impressione di voler volare alto, nonostante un paio di citazioni "alte" ("Honni soit qui mal y pense" e "Sic transit gloria mundi"). Nulla in più di *½.

Il lungo preambolo erotico-esotico sulla crisi di coppia e l’illusoria fuga verso oasi incontaminate si sviluppa come Les biches, uscito solo un anno prima: l’idillio tra due amiche rotto dall’arrivo di un terzo incomodo e il suo esito tragico, che accelera alle spinte thrilling e ai colpi di fucile di Top sensation. Più allusivi che espliciti, i richiami saffici si limitano ad affettuose carezze e sguardi complici, mentre la fotografia celebra la fusione panica tra i nudi della Diamant e il paesaggio marino. Si respira aria anni Sessanta: prepotenze maschiliste e sgargianti arredi pop.

Nel 1969 poteva essere un filmetto "spintarello" e la censura qualche metro l'ha pure fatto tagliare. La storia è quasi un pretesto per mettere in mostra le belle signore nel loro piccolo paradiso terreno, anche se poi qualche elemento interessante lo possiamo pure rilevare. Si tratta di propositi che all'epoca tiravano parecchio, perché parlare di donne e di ribellione al potere del maschio negli anni della contestazione era quasi normale. Anche prodotti cinematografici "divulgativi" come questo non potevano certo esimersi dal tale proposito.

Curioso film di Amadio, che parte come un dramma erotico e sconfina nel thriller. Due splendide fanciulle scoprono l'amore saffico tra le dune e il mare ma le cose si complicano quando arriva un ex. Non mancano drink e sigarette oltre agli arredamenti pop dei 60s. Ci sono delle analogie con il coevo Top Sensation, pur essendo questo girato meglio. Notevole fotografia di Massaccesi. Tra le protagoniste solo Catherine Diamant avrà qualche ruolo in futuro.

Melodramma con venature erotiche più allusive che reali, si avvale di ottime ambientazione ma, purtroppo, paga uno sviluppo narrativo alquanto mediocre che culmina con il quasi scontato finale. Le due protagoniste sono indubbiamente un bel vedere e lasciano poco all'immaginazione. Fuorviante il titolo (probabilmente la versione televisiva contiene troppi tagli censori).