L'età della violenza - Film (1954)

"I migliori muoiono giovani" è il titolo, che già dà un giudizio di merito sui protagonisti, ed anticipa un'amara sentenza sul loro comune destino. In effetti, si tratta di quattro bravi ragazzi dalle vite difficili (anche troppo lungamente descritte nella prima parte del film). Poi la rapina, l'omicidio fuori programma, il tradimento, la drammatica fuga... E i quattro sembrano pietrificati dallo stupore e dall'angoscia di essere diventato altro da quello che erano, senza volerlo, quasi senza saperlo. Finale di granitico pessimismo. Buon noir inglese, sentimentale, ma in maniera non retorica.

Quattro spiantati-sfigati fanno una rapina ma, ovviamente, gli imprevisti non mancheranno. Bizzaro che il pregio e difetto pricipale dell'opera si equivalgano: dare poco spazio alla rapina. Ciò da un lato cerca di far allontanare il film da una certa convenzionalità in cui però la pellicola affonda nei vari flashback in cui si mostrano le vicende dei personaggi, utili a capire le loro motivazioni e ad "approfondire" la loro psicologia. Ma si resta solo in superfice. Confezione e ritmo sono però buoni ed il ricco cast se la cava egregiamente.

Uniti dal caso e dal bisogno di denaro, quattro uomini (un aristocratico dalle mani bucate, un impiegato con moglie incinta, un militare americano e un ex pugile) provano a svoltare rapinando un furgone postale. Si respirano il fatalismo e la tragicità di certo cinema nero hollywoodiano, ma la sceneggiatura si concentra soprattutto sulle psicologie dei personaggi e sul percorso che li porta a delinquere, prima che Gilbert faccia salire l'adrenalina negli ultimi venti minuti. Cast di prestigio, con ottime prove non solo dei protagonisti ma anche delle rispettive controparti femminili.