Con quattro puntate da un'ora a disposizione, i tempi per raccontare un intreccio giallo piuttosto complicato non mancano; e difatti il lavoro di Mario Foglietti infila, intorno al tema della doppia personalità, una serie di svolte impreviste, false piste, personaggi ambigui che infilano la vicenda in un labirinto ricco di informazioni che richiedono grande attenzione, per quanto l'approccio non sia differente da quello usato per i gialli tradizionali. La figura intorno alla quale ruota la storia è quella di Nora Mariani (Boccardo), bella donna dall'aria assente che, reduce da un incidente stradale di cui è prima responsabile (riproposto come apertura in ogni puntata)...Leggi tutto e nel quale è morta sua sorella Claudia, è perseguitata qualche tempo dopo dalle telefonate di qualcuno che proprio per la defunta si spaccia. Naturale che questo provochi in Nora, che lavora ora come fotografa di un'agenzia pubblicitaria, veri attimi di panico, che il suo principale (Dettori) cerca di smorzare con l'affetto tipico di chi ha chiari interessi sentimentali. L'uomo, però, è sposato con una donna che non vuole concedergli il divorzio e che diventa la prima vittima, sulla quale indagano l'immancabile commissario (Albertini, l'inconfondibile doppiatore del tenente Colombo, a cui è difficile non accostarlo considerati anche certi atteggiamenti simili) e un giudice (Capponi), suo superiore. Due location diventano presto importanti: una villa sul lago di Martignano dove un antiquario dice che Nora vivesse con la sorella durante l'infanzia (e che infatti compare in un quadro della scomparsa Claudia) e la clinica psichiatrica nella quale Nora venne ricoverata dopo l'incidente. I delitti nel frattempo proseguiranno e i sospetti aumenteranno, svelando una trama assai ramificata non sempre gestita con la necessaria disinvoltura. Detto poi che lo sceneggiato pare girato al ralenti dalla prima all'ultima scena, con pause interminabili e vistosi zoppicamenti dovuti anche all'impostazione del cast, non si può non rilevare una povertà scenografica che rafforza l'appartenenza fortemente televisiva dell'opera, compresa di una fotografia dalle tonalità tendenti all'ocra e al rosso che certo non giova alla modernità dell'insieme. Né si può dire che tutte le parti che compongono l'intreccio risultino ugualmente interessanti, con personaggi caratterizzati senza il giusto nerbo (a cominciare dallo Stefano di Enrico Papa, l'amico di Nora che tenta di conquistarla) o esageratamente caricaturali (Ivano Staccioli, che come direttore della clinica talvolta sconfina in atteggiamenti ed espressioni degni di Bela Lugosi). La Boccardo, affascinante ma fin troppo debole nella fragilità psicologica imposta a Nora, fatica a far sentire la propria presenza, spesso sovrastata dai colleghi sul set. Una maggiore concisione avrebbe reso il tutto più godibile tranne nell'ultima puntata, quando finalmente i nodi arrivano al pettine e la curiosità (soddisfatta solo parzialmente da chi magari si aspettava qualcosa di più creativo) porta a un'attenzione maggiore. Qualcuno ci spieghi però perché le occupanti dell'auto incidentata con Nora alla guida non dicano nulla mentre lei sfreccia sulle stradine di montagna a velocità da rallista folle. Chi poteva dubitare che finisse male?
La storia è appassionante, ma se uno sceneggiato per definizione non può accelerare a livelli vertiginosi, la resa si basa sulla tensione emotiva e psicologica di fondo e sui colpi di scena. Ebbene, delitti cruenti e cast indubbiamente buono, ma ci siamo davvero poco come immedesimazione trasmessa allo spettatore e come compenetrazione nella storia. Forse un film sarebbe stato meglio.
Lungo sceneggiato di quattro ore (per fortuna diviso in 4 puntate di un'ora l'una). Una storia thrilling ambientata nel mondo della fotografia pubblicitaria (dunque si può tranquillamente inserire nel filone degli atelier-thriller). La storia si sviluppa con lentezza ma con professionalità (in stile old-Rai) citando Le due sorelle di De Palma.
Sceneggiato psicologico a tinte gialle che può contare su una buona interpretazione degli attori (in gran parte d'estrazione teatrale). La sceneggiatura è curata e di buona fattura; ciò che influisce negativamente sull'opera nel suo complesso, invece, è una regia poco attenta ai ritmi narrativi: ogni azione è dilatata eccessivamente e questo porta un inevitabile tedio che si poteva evitare con un maggior coraggio nel tagliare il superfluo.
Come nel decennio precedente, la Rai dei primi anni Ottanta sapeva produrre ancora buoni sceneggiati: vi si ritrovano i delitti, la ferrea indagine poliziesca, i complotti, i fattori umani e psicologici, la suspense e le inquietudini che qui scaturiscono dall’atmosfera misteriosa della villa, dalle persecuzioni della scissa Boccardo e dalle musiche di Pino Calvi. Gli attori immettono una professionalità e un’umanità (vedasi il finale) oggi perdute e Staccioli, curiosamente, dirige ancora una clinica per alienati come ne La morte accarezza a mezzanotte. L’antefatto ha notevole forza drammatica.
MEMORABILE: Gran trionfo delle belle e gloriose automobili italiane di una volta: dalla Giulia dell’incidente della Boccardo alla Lancia Beta di Papa.
Se quattro anni prima Domenico Campana aveva costruito, sul tema del Doppelganger, un insolito "mistery dell'anima", senza derive romanzesche e sentimentaloidi, questo film tv rappresenta un'involuzione. Ripesca dallo scantinato del gotico gli addobbi più lisi (paesaggi lacustri, villone, governante), si imparrucca dei ricci posticci un po' sfatti del milieu modaiolo, e alla fine quadra il circolo (vizioso) dell'enigma con una soluzione vetero-complottista non troppo convincente. Restano il Burbero Benefico Albertini e gli occhi sgranati della Boccardo, pozzanghere di sincera angoscia.
MEMORABILE: L'agenzia fotografica; La modella impicciona; La fotografa perseguitata dalla sorella defunta... più che De Palma ricorda "La Dama Rossa"!
Sceneggiato gradevole e intrigante, giallo con forti tocchi gotici di sicura suggestione (la villa sul lago, i due custodi, la clinica psichiatrica) e personaggi e situazioni ambigui, che richiama senza plagi il cinema horror-thriller italiano degli anni precedenti. Piace l'idea di mostrare il prologo all'inizio di ogni episodio, anche se ci si aspettava avesse più parte nella chiave dell'enigma.
Uno degli ultimi sceneggiati thrilling veramente validi della Rai. Un diabolico intrigo ben reso (solo la prima puntata è un po' sottotono rispetto alle altre) da alcune interpretazioni convincenti anche emotivamente e una regia sapiente che riesce ogni tanto a dare qualche buon tocco in più. Notevole anche la scelta delle location.
Sceneggiato thriller ben riuscito e con una trama e un intreccio interessanti. Di certo parliamo di un contesto giallo più psicologico che di tensione (ce ne è davvero poca), ma nonostante ciò l'intrigo è molto ben sviluppato. Tutte e quattro le puntate sono di alto livello, così come di rilievo sono le interpretazioni (in particolare di Delia Boccardo e di Giampiero Albertini) e anche la regia di Foglietti è davvero professionale. Notevoli anche le musiche di Calvi e le location scelte.
Gli elementi narrativi, le atmosfere e la tensione degli spaghetti thriller si sposano con la professionalità della Rai degli anni migliori: il risultato è uno degli sceneggiati gialli "vecchio stampo" più coinvolgenti di sempre. Il copione di Fabio Pittorru non è inattaccabile, ma Foglietti dirige con mano sicura, un ritmo più alto della media e può contare su una Delia Boccardo bravissima nella sua progressione verso la follia e su un Albertini sempre convincente nei panni del commissario. Notevole la colonna sonora di Pino Calvi.
MEMORABILE: L'incidente riproposto all'inizio di ogni puntata; Le telefonate minatorie; La villa sul lago; La fuga dalla clinica; Il finale.
Uno sceneggiato Rai di indubbio fascino ma inferiore alle aspettative. La vicenda è piuttosto interessante ma forse ci sarebbe voluto qualche episodio in più per sciogliere ogni dubbio, dal momento che di carne al fuoco se ne mette parecchia. Buona prova di Delia Boccardo e del commissario Giampiero Albertini (che essendo la voce di Peter Falk, durante le indagini fa venire alla memoria il mitico tenente Colombo...). Un po' ingessato Enrico Papa. Nel complesso si guarda, ma non va oltre la sufficienza.
Mario Foglietti confeziona un buon giallo TV con alcuni elementi consueti (il quadro, la villa), ma soprattutto investendo sull'ambiguità del personaggio centrale, sdoppiato fra bene e male, fra colpe e rimorsi. Al centro della storia Nora, perseguitata da un passato che non vuole abbandonarla. Quattro puntate in cui si diluisce e si acuisce il senso di mistero e non è facile stabilire il movente di alcuni efferati delitti. Delia Boccardo è ben dentro al personaggio, con quello sguardo lontano e a volte assente.
Sceneggiato giallo d'antan con un buon intreccio che mescola i gialli argentiani (le telefonate) con il gotico (villa e lago, la parte più riuscita con qualche brivido) con notazioni psicologiche non banali (l'alienazione mentale). Ottimo il cast che comprende Boccardo, Dettori, Albertini e la sempre più splendida Laura Belli. Il risultato è valido ma una puntata in meno avrebbe reso più fluido lo svolgimento.
MEMORABILE: La parte nella villa.
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DiscussioneFauno • 4/07/11 11:17 Contratto a progetto - 2743 interventi
Effettivamente le alternative eran solo due: o era il classico sdoppiamento con quanto ne conseguiva, o era qualcun altro che sapeva e si sovrapponeva. In altri sceneggiati si è arrivato a 4-5 ipotesi tutte plausibili.
Voglio ricordare la grande Susanna Javicoli, vittima in Suspiria dei frammenti di vetrata, Laura Trotter, moglie pazza e depressa del defunto commissario Laganà in L'avvertimento di Damiano Damiani, e Michele Renzulli, qui poliziotto ingenuo ridotto a comparsa, ma killer efferato in Giallo a Venezia. FAUNO
Lo sceneggiato giallo Rai che più si avvicina ai film di genere che imperversavano fino a pochi anni prima. Abbiamo infatti il traumatico episodio del passato, le telefonate minatorie, la villa sul lago con annessi inquietanti custodi, la clinica per malattie mentali, e naturalmente la protagonista che non si capisce se sia vittima delle proprie turbe o di un diabolico complotto. A queste suggestioni, aggiungiamo la spigliata regia di Foglietti, una Delia Boccardo che, per me, fornisce la sua migliore interpretazione di sempre (e anche bella, diciamocelo pure), e le notevoli musiche di Pino Calvi. Purtroppo il copione non è sempre all'altezza della situazione; buono come idee, meno nello sviluppo, con alcune cose che non vengono chiarite e qualche ingenuità francamente evitabile; ad esempio, come è possibile che Nora sia così sicura che a telefonarle sia la defunta sorella? E poi, questo benedetto incidente quando è avvenuto? Alcuni dicono l'anno prima, altri due... E pensare che Fabio Pittorru non era certo l'ultimo arrivato, come sceneggiatore.
Peccato, perché con una sceneggiatura all'altezza delle altre componenti lo avrei eletto senz'altro il mio sceneggiato giallo preferito, ma anche così entra comunque di diritto nella mia top ten.