L'apparenza delle cose - Film (2021)

Una giovane coppia (lui professore) si trasferisce per lavoro in una casa rurale con strane presenze. Un thriller soprannaturale con soggetto a base di spiritismo old school (con tanto di circolo di anziani docenti e abitanti locali esperti in sedute spiritiche) che filosofeggia fin troppo sul tema, passando per la chiara influenza dell'Overlook Hotel, arrivando ad un finale che lascia veramente a bocca asciutta (a meno che non ci si accontenti di simbolismi e aria fritta varia). Nulla da eccepire sulla confezione, sicuramente eccessiva la durata. Fate voi, ma col senno di poi...

Produzione Netflix che mischia in modo abbastanza azzardato diversi generi; se la prima parte fa pensare di trovarsi di fronte a un film sulle case infestate derivato da classici come Changeling o The nesting, si passa poi a una sottotrama della serie "nemico in casa" che ricorda tanti psycho-thriller dei 90s. L'interazione tra i due soggetti è molto azzardata e sviluppata con approssimazione; le due ore di durata non aiutano, specialmente a causa di un finale che conclude malamente le due storyline facendo sembrare il film incompleto. Qualche momento riuscito ma script pasticciato.

Quante volte abbiamo visto una giovane coppia cittadina trasferirsi in una grande villa isolata dove succedono cose strane? Tante. Sotto quale aspetto questo film può emergere dal mucchio? In nulla: la trama oscilla incerta tra il thriller domestico e il sovrannaturale fantasmatico, gli stereotipi abbondano ed i brividi latitano, gli snodi narrativi risultano prevedibile oppure insensati, i personaggi sono affidati ad attori di buon nome ma appaiono definiti in modo approssimativo. Un epilogo di rara bruttezza sigilla una pellicola mediocre, inutilmente curata nella confezione. 

Le sabbie mobili del thrillerone psicologico non perdonano: anche stavolta ci si inabissa senza pietà, trascinati verso il fondo dalle solite incongruenze un tanto al chilo a fungere da zavorra. Gli usuali ingredienti ci sono tutti: la moglie con i nervi a pezzi, il marito farfallone, Murray Abraham che non si è più ripreso dagli scherzi di Wolfango, una sverniciata di paranormale e uno schizzo di horror. Ne esce fuori un polpettone non del tutto indigeribile ma insapore guarnito da un finale francamente ridicolo. Seyfried standard ma non male, regia troppo imbellettata.

Basterebbe dire che a due giorni dalla visione difficilmente si ricorderanno trama, epilogo o momenti esaltanti (anche perché non ce ne sono). E' l’ennesimo film che ambirebbe al thriller, con macchie horror, essenzialmente trito e ritrito, certamente soporifero. Inspiegabile il motivo per cui, ancora, vengano emulate sceneggiature desuete che quarant’anni fa potevano avere un certo fascino ma che senza nuovi appigli risultano fallimentari. Comunque. Per chi avesse voglia di piccantissime case infestate con tanto di marito psicopatico il film è servito.

Storia di fantasmi di stampo essenzialmente classico e finemente gotico, con la famiglia nella nuova casa, gli spiriti senza pace in contatto coi vivi "buoni" e i segreti di un passato di sangue destinato a ripetersi nel corso degli anni. Si rileva con piacere una pregevole confezione e certi cunicoli sottonarrativi dalla destinazione incerta (i disturbi alimentari della Seyfried, la disonestà del marito), ma allo scoccare della prima ora il numero di eventi significativi resta a una sola cifra e la situazione non migliora fino all'ultimo atto, tra l'altro esplicativo solo in parte.