L'ammazzatina - Film (1975)

Comedia in chiave grottesca non proprio del tutto riuscita, soprattutto a livello di sceneggiatura. Trama tipica siciliana che ironizza su tutti i luoghi comuni, le abitudini eccetera. C'è un ottimo cast di attori: Paola Quattrini, molto brava, interpreta un personaggio completamente fuori di testa (così come da copione), mentre Pino Caruso e Leopoldo Trieste se la cavano con la consueta professionalità. Più banali i personaggi di Karin Schubert ed Erika Blanc (trovo i loro ruoli un po' troppo minori). Ci sono anche buone idee, ma purtroppo sfruttate male.

Insulsa farsa in salsa sicula che si stiracchia per oltre 90 minuti sciorinando tutti i luoghi comuni del genere fra mafiosi da operetta, mariti cornuti e vedove invasate. Ispirato a un romanzo di Ange Bastiani, pseudonimo del poco noto ma prolifico giallista francese Victor Marie Lepage e diretto dall'altrettanto poco noto Ignazio Dolce, il film si regge unicamente sulle spalle del bravo Pino Caruso e di valorosi caratteristi come Trieste, Caprioli e Cimarosa. Il piacevole cast femminile ci solleva dalla noia imperante con più di un nudo.

Sballatissimo film, che si fa spesso pure noioso, il che, per un'opera che cerca di farsi ritmata con le varie vicende che si susseguono dopo metà film nella residenza del protagonista, la dice tutta sull'insuccesso dell'operazione. Si salva parzialissimamente per il professionismo di Caruso e di Trieste, nonché per la smagliante bellezza della Schubert (e della Blanc). Fa quasi male vedere il grande Caprioli costretto a gigioneggiare fastidiosamente per cercare di riempire il vuoto. Una palla e mezzo, con generosa indulgenza.

Un marito, preoccupato dall'idea di non ricevere l'eredità dal suocero perché vincolato dalla moglie pazza, escogita un sistema a dir poco mafioso. Esordio dietro la macchina da presa per Ignazio Dolce, che sceglie la via di una pochade in salsa sicula che attinge un po' alla farsa teatrale d'antan e un po' al sexy allora in voga. La "sicilianità" appare di maniera, fallendo quindi nel malcelato tentativo di fare del film una sorta di satira sociale. L'opera "regge" grazie al talento degli attori (in special modo il protagonista Pino Caruso).

Sgangherata commedia sicula di Dolce tenuta parzialmente in piedi dalla bravura degli interpreti. Dopo una prima parte appena guardabile, gli sceneggiatori perdono la bussola (o sono semplicemente a corto di idee) e inanellano una serie avvenimenti che complicano oltremodo la trama tanto che nemmeno lo spiegone finale del buon Caprioli riesce a chiarire completamente i fatti narrati. Qualche nudo gratuito disseminato qua e là per la pellicola, un paio di gag riuscite, ma il resto è di un piattume difficile da seguire fino in fondo. Cast sprecatissimo. Decisamente inutile.

Tanti bei nomi del cinema e del teatro (Caruso; Quattrini, Caprioli, Trieste, Ferreol) riuniti per un filmetto da quattro soldi che mette alla berlina gli italici vizi mafiosetti. Qualche battuta puàò dirsi anche riuscita, ma il panorama è desolante, con la Schubert che fa la cavallona e i siparietti vari, tutti triti e ritriti. Inutile spreco di energia elettrica.

Film di sconcertante pochezza, un misto dei soliti banali luoghi comuni sulla Sicilia e uno spruzzo di erotismo che non fa nessun effetto e sembra buttato lì per aggiungere minutaggio o per deviare l'attenzione dello spettatore dall'inutilità della trama, di cui peraltro non si capisce granché, confusa e fracassona. Si salva solo Paola Quattrini nei panni di una pazza, e il buon Vittorio Caprioli. Per il resto non c'è nulla che valga la pena; un'ora e mezza di noia mortale che sembra vagamente interessante solo nei primi cinque minuti. Poi, il nulla.