In viaggio con Jacqueline - Film (2016)

Grande successo in Francia per questa commedia commovente e un po' troppo già vista (e non in riferimento alla VACCA E IL PRIGIONIERO, il film con Fernandel che al solito viene citato in una scena per non essere tacciati di plagio). Si gioca facile coi sentimenti di Fatah (Bouyahmed), contadino d'un minuscolo paese in Algeria, sposato con figlie, che adora la propria vacca Jacqueline al punto di sognare per lei la vittoria al Salone dell'agricoltura di Parigi. Ogni anno fa richiesta di parteciparvi fino a quando gli organizzatori, colpiti da tanta insistenza, decidono di convocarlo. E' festa grande per lui...Leggi tutto ma anche per il paese, dove tutti si congratulano e accettano di fare una colletta per pagargli un viaggio che altrimenti il pover'uomo non potrebbe permettersi. Sbarcato in nave a Marsiglia, Fatah comincia la sua avventura incamminandosi a piedi per Parigi (quasi 800 km!) assieme alla sua Jacqueline. Un road movie impostato piuttosto tradizionalmente in cui l'assenza del mezzo di locomozione non cambia di fatto nulla nella struttura, che prevede ovviamente una serie di incontri lungo la via. Si comincia con una breve tappa dal cognato (Debbouze) per continuare con l'arrivo in una fattoria dove chiedere ospitalità per la notte grazie alla cortesia di una “collega” che prende subito Fatah in simpatia: perché naturalmente lui è socievole, gentile, rispettoso, gioviale, espansivo, ingenuo e spontaneo come si conviene a questo tipo di eroi, sul cui contrasto con il progresso (rispetto alla vita arretrata che sono abituati a condurre) da sempre si costruiscono commedie dai facili spunti di divertimento, anche in Italia. In questo caso tuttavia la comicità è assai limitata, la quantità di battute pure e si punta soprattutto sulla commovente ingenuità di Fatah, uomo di buon cuore che a una festa paesana si lascia coinvolgere bevendo un liquore alla pera che lo porterà a sciogliere molti dei suoi freni inibitori e a baciare una signora per poi spedire la foto “compromettente” via internet in Algeria, dove provoca la reazione stizzita della moglie, che pensa al divorzio. “Tutta colpa della pera”, ripeterà pentito infinite volte Fatah dando vita al necessario tormentone di cui tutte le tv e i social necessitano per creare il caso. Perché certo, un uomo che attraversa la Francia con la sua mucca non è cosa di tutti i giorni e velocemente il nostro diventa un caso nazionale, seguito da fan innamorati della sua semplicità. Poi l'incontro con il conte Philippe (Lambert), aristocratico un po' in disgrazia che lo ospita e ne diventa amico, attratto come tutti dalla contagiosa simpatia dell'uomo. Non è che però si vada molto oltre quanto ci si possa immaginare, nemmeno quando Fatah concede qualche intervista o partecipa alle agitazioni degli agricoltori (che minacciano di far saltare il Salone dell'agricoltura, con suo gran terrore!). Una sceneggiatura priva di veri guizzi che nei brevi stacchi in Algeria aggiunge poco o nulla e in Francia si aggrappa a un cinema bonario che di tanto in tanto fa sorridere (in qualche scambio con Philippe, soprattutto, o nella dettatura della lettera per la moglie, topos classico delle nostre commedie) ma sembra lontano dal poter convincere il grande pubblico. E invece ecco l'ennesima dimostrazione che una storia toccante, se affidata agli interpreti giusti e diretta con brio, il suo pubblico lo trova sempre e persino con una certa facilità.

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