In the name of... - Film (2013)

Trasferito continuamente in centri rurali sempre più piccoli, padre Adam (Chyra) ha il dono di relazionarsi naturalmente con ragazzi problematici e di offrire loro una possibilità di riscatto: dovunque vada, tuttavia, un segreto pernicioso lo perseguita. L'imperiosa rinascita di un'identità nazionale impregnata di cattolicesimo consente già da anni al cinema polacco di interrogarsi su temi al limite del tabù. Leggermente scentrato nella prima parte, il film decolla nella seconda, con il disvelarsi delle pulsioni interiori del protagonista, anche se il finale rischia di deludere.

Un argomento scomodo come quello dell'amore omosessuale all'interno della Chiesa viene qui affrontato senza fare sconti a nessuno. La vita di un giovane parroco che viene continuamente trasferito da un posto all'altro per le sue presunte attenzioni nei confronti di giovani educandi problematici è descritta nelle sue massime contraddizioni. Il fatto che sia ambientato in Polonia (paese dalla grande tradizione Cattolica) e la buona interpretazione di tutto il cast sono fattori che rendono la storia assai più drammatica. Un film spiazzante che porta a dover riflettere.

La sofferenza interiore del prete omosessuale è inutilmente sublimata in lunghe corse e nell’impegno in un centro di recupero di adolescenti ex tossici. Interessante l’affondo nella psicologia divaricata del sacerdote, ma ancor di più nelle dinamiche di gruppo maschile che sostengono le relazioni virilistiche dei ragazzi. Buona la scelta dell’ambientazione nella campagna polacca, che suggerisce il senso di uno spazio franco o di un luogo al contempo di confine e di ascolto della natura. Intenso.

Questa storia cruda e introspettiva risulta messa in scena in maniera piuttosto approssimativa dalla regista Szumowska, la quale si culla troppo nei silenzi e nel non detto per raccontare la sensibilità di un protagonista alle prese con questioni personali riguardanti sia la sua fede sia la sua sessualità. L'inizio è incoraggiante, il racconto sembra essere ben delineato, ma col passare dei minuti si perde troppo nell'introspezione, paradossalmente senza approfondire troppo i caratteri dei protagonisti. La base c'è, ma il risultato è mediocre.