In salute e in malattia - Film (2017)

La solita matta che cerca famiglia. E la trova. La cosa che più colpisce però, all'interno di un plot risaputissimo che pesca dagli spunti più ovvi del thriller televisivo, è che questa – pasticciera con sito online per la vendita - incorre in continue gaffe, comportamenti inaccettabili che basterebbe starci insieme due minuti per capire quanto non ragioni proprio per la quale... Invece no: il suo nuovo fidanzato (quello precedente l'ha steso sull'altare preparandogli poco prima un bel dolcetto avvelenato) la presenta a casa come la sua prossima sposa e tutti si mostrano felici. Non appena entra un'anziana amica pasticciera alla quale è stata...Leggi tutto commissionata la torta nuziale, però, ecco la prima reazione scomposta di Helena (Underwood): “I dolci li faccio tutti io, della sua torta non ce ne facciamo niente”. Famigliola allibita ma d'accordo, sarà la tensione prematrimoniale. Peccato che la povera pasticciera poche ore dopo sia già cadavere. Ma guarda la coincidenza... Càpita (mah). Poi si va dalla fioraia, che si scopre in diretta essere una ex del fidanzato (Jobo) ai tempi del liceo. Nuovo sfogo di nervi di Helena e pronte scuse a cui tutti credono (“E' lo stress del momento”...). E si va avanti così mentre fioccano le morti inattese (tutta gente che la matta prende a padellate e mattarellate in faccia senza pietà). L'unica che apre finalmente gli occhi – anzi, lo fa fin da subito a onor del vero – è la sorellastra (Amoia) dello sposo, dai familiari tuttavia rimproverata per essere solo una rancorosa, invidiosa rompiscatole. Grazie all'ingiustificata indulgenza di cui gode, la mielosissima Helena può insomma condurre agevolmente il proprio gioco, con tanto di seconda personalità che le appare allo specchio suggerendole le strategie omicide. Tra un “Ti amo tesoro”, un bacio appassionato, l'occhio languido, le continue scuse per le incessanti reazioni irragionevoli ci si interroga soprattutto sull'imbecillaggine della famiglia che la ospita e ancor di più del fidanzato, con quattro strati di prosciutto sugli occhi. Una produzione quindi che non fa proprio della credibilità un valore e anzi inevitabilmente sconfina a ripetizione nel ridicolo. Se poi solitamente, in questi casi, la sceneggiatura si perita di organizzare la storia in modo di variare in qualche modo sul tema, qui si imboccano dall'inizio i binari dello schema preordinato per uscirne solo alla stazione dei titoli di coda. Perché anche la storia della madre biologica ritrovata, che prelude a un colpetto di scena nelle ultime scene, non convince proprio, inserita nel disperato tentativo di dare un minimo di spessore al personaggio che la povera Brittany Underwood può animare solo in un continuo cambio d'espressione che ne indichi la psicopatologia acuta non rilevata da nessuno dei fessi intorno a lei. La regia intanto sostiene in qualche modo la (involontaria?) barzelletta accentuandone i toni violenti nei momenti dei faccia a faccia nemmeno fossimo in un bislacco pulp per famiglie, cosa che rende il film se non altro simpatico per l'ostinazione con cui madre (Leigh Scott), padre (LeBlanc) e fidanzato difendono e giustificano una scelta matrimoniale che qualunque persona sana di mente sconsiglierebbe dopo il primo incontro...

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