Impostore - Film (1980)

Dall'omonimo racconto di Philip K. Dick una riduzione televisiva d'una cinquantina di minuti per raccontare il dramma di Spence Olham (Merli), sospettato di essere un robot che ha sostituito lo Spence originale e che ha innestata nel suo corpo una pericolosissima bomba in grado di procurare agli umani danni ingentissimi. Naturalmente il nostro non crede affatto di essere un robot, è convinto che tutto congiuri contro di lui e ha ormai un unico scopo nella vita (oltre all'inevitabile fuga disperata): dimostrare di essere un umano. Perché davvero nessuno gli crede e, in un clima da caccia all'uomo non troppo serrato (le fiction Rai non si può dire eccellessero nell'azione, in quegli anni), i militari...Leggi tutto si organizzano e pianificano solo di farlo fuori. Gli extraterrestri han scelto lui, dicono, perché aveva libero accesso alle varie basi, lavorandovi. Spence ha una ragazza, degli amici... qualcuno che lo aiuta esiste, ma certo non è facile sopravvivere da braccato. Lo vediamo spostarsi tra location in costruzione o abbandonate, serre e depositi in disfacimento... L'espressione sempre molto convinta di Merli, la sua recitazione teatrale ma senza eccessi è il valore aggiunto di una fiction per il resto abbastanza piatta nella sua realizzazione, che non riesce a dare la giusta tensione che il soggetto meriterebbe. Piace la resa minimale dell'astronave incidentata, con dei coni appuntiti che spuntano dal terreno, lascia molte perplessità l'immagine finale che dovrebbe invece chiudere con un colpo di scena più spettacolare. Personaggi secondari piuttosto anonimi, corredo fantascientifico limitato a frasi e concetti; nessun effetto speciale quindi, per un futuro il cui appeal è merito esclusivamente di alcuni edifici dalle architetture singolari (come la sede centrale terrestre, ambientata in un cubo di cemento). Le tematiche tipiche di Dick emergono senza lasciare grossa traccia, preparando forse il terreno al BLADE RUNNER che verrà e in cui capiremo, grazie a Ridley Scott, cosa significa davvero “inventare” il futuro. Fotografia scipita, regia non esattamente brillantissima dei fratelli Frazzi, habitué Rai fin dal 1975 e autori di numerosi film tv e programmi.

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