Davvero curioso questo zaxploitation diretto dal regista di
Senza esclusione di colpi 2 e scritto da quel Jeno Hodi già responsabile di
Ossessione mortale
Parte come il più classico psychothriller urbano nelle notti di New York in puro stile
Angel Killer, con le belle di donne abbordate e uccise da un misterioso killer che agisce con un tirapugni appuntito, modellato su quello più sosfisticato di
La morte accarezza a mezzanotte
Poi prende una svolta imprevedibile, muta in una sottospecie di kidnapping movie casalingo/claustrofobico, dove la bella poliziotta sotto copertura alla Theresa Russell di
Doppia idendità e il suo collega, vengono tenuti in ostaggio dal balordo disadattato Ramos, che li mette in sacco, li ammanetta al termosifone e gioca con loro come il gatto con il topo.
Da quì parte un kammerspiel sgangherato e anche morbosetto, dove il presunto assassino sociopatico (che ha più di un conto in sospeso con la polizia) inizia a seviziare psicologicamente i due, prima con interminabili e deliranti monologhi logorroici tra il volgare, la misoginia e il disturbo bipolare, poi umiliandoli e torturandoli (il gioco dell'accendino e della roulette russa con pistola infilata in bocca, le attenzione lascive verso la donna, il "nascondino", il disprezzo per le forze dell'ordine), infine le battute slasher nella soffitta che stanno tra un poveristico
Shining fatto in casa e le "fulminazioni" del
Tunnel dell'orrore, non mancando il colpo di scena finale sulla vera identità del killer amazzamignotte, telefonato ma comunque gustoso (con tutti i traumi infantili del caso).
Un thriller assai particolare, anche ben girato da Nel (nonostante la penuria di budget), che sà approfittare degli angusti spazi di un appartamento per mettere in scena una morbosetta pantomima psychothrilleresca, dove la sbirra italoportoricana della Denison si trova, suo malgrado, ad affrontare ben due tarati mentali nello stesso momento e nello stesso luogo, derisa per essere una donna, apostrofata delle peggio misoginie, dalla padella alla brace come si suol dire, che la scampa per un soffio allo stupro, ma non agli abusi psicologici, perchè se fritto uno, resta l'altro, forse ancora più pericoloso
Tra il ridicolo e l'inquietante la prova di Caprari totalmente sopra le righe, in una vagonata di parolacce e trivialità assortite, aguzzino schizofrenico e ciarliero, che uccide a sangue freddo un omosessuale appellandolo come "finocchio", per poi sfogare la sua rabbia sul "povero" poliziotto, in una sodomizzazione omosex in bagno (solo intuita) alla stregua del povero Ned Beatty in
Un tranquillo week end di paura o di Giancarlo Prete nei
Nuovi barbari.
Notevole, poi, il sorprendente feticismo di Nel sulle calzature da donna (e già quì basterebbe a farlo schizzare nell'empireo dei cult movie), dove il killer, pare, abbia una fissa per le scarpette con il tacco delle peripatetiche.
La prostituta che se lo porta in camera trova le sue decolletè sotto la doccia aperta, eppoi le getta verso l'assassino apostrofando "
Tieni le mie scarpe allora!", e la scarpina cade di sotto dopo che la ragazza viene uccisa con il tirapugni chiodato e incastrata nella finestra simil
Mirror
La stessa scarpa verrà poi ritrovata nella scalcinata BMW gialla del killer e usata come "prova" per incastrarlo nella "confessione"
La stessa poliziotta, conciata da supermignottone per adescare il maniaco sui marciapiedi notturni della grande Mela, indossa un paio di scarpine rosse alla
Tenebre, che Nel inquadra spesso e con vera passione feticistica (anche quando è legata al calorifero, o presa in trappola dallo squilibrato Ramos).
La tensione e la bizzarra situazione sopperiscono alla povertà dell'insieme e non ci si fa troppo caso se si vuol far spacciare Johannesburg per una farlocca New York (nel quartiere a luci rosse passano tutte auto europee, e i taxi sembrano quelli di Hong Kong), se ci sono delle sequenze totalmente inutili messe lì per fare metraggio (il figlio della polizotta che gioca con una ranocchia di gomma nel lavabo del bagno) e se certe scelte di sceneggiatura sfiorano il puro delirio narrativo: non si capisce bene il perchè Ramos si intrufoli in un "lussuoso" appartamento spacciandosi per venditore di orologi porta a porta,(
SPOILER la poliziotta riesce a liberarsi, e fugge, ma non si reca alla polizia o chiede aiuto, no, và a casa dai figli per assicurarsi che stiano bene, e il buon Ramos mangia la foglia, così si becca tre piccioni con una fava
FINE SPOILER).
Nel panorama degli straight to video che hanno per ingrediente il maniaco che uccide le prostitute e delle sbirre sottocopertura, questo è certamente uno dei più peculiari e singolari, a suo modo anche imprevedibile per come si mettono le cose e la scelta di farne un delirante kammerspiel con punte di maltrattamenti e "abusi" ai due poveri poliziotti risulta tanto balzana quanto interessante, che non le classiche indagini per incastrare l'assassino.
Inconsueto constatare come uno psycho thriller di certa "originalità" provenga dal Sud Africa, mascherandosi malamente nel look metropolitano newyorkese tanto caro ai Ferrara, ai Lustig e ai Glickenhaus.
Non manca una certa velata, e balorda, ironia cafonissima: il travestito all'inizio (una palese ragazza doppiata con voce maschile) abbordato/a da un cliente, e lei/lui che dice, con voce "baritolane"
Perchè vuoi vedere la mia bocca? Fammi vedere la tua e il cliente che sgomma a marce ingranate!
Battuta stracult al parco mentre un uomo suona il violino:
La poliziotta che si spaccia per prostituta: "
Questo è Mozart"
Ramos: "
No, è Hector, abita quì vicino"
E nel finale:
La figlia della poliziotta: "
Io voglio fare la poliziotta!"
Il figlio della poliziotta: "
E io voglio fare la puttana(sic!)
A suo modo un piccolo e strambo oggetto con controindicazioni, parco di sesso e violenza ma intinto grottescamente in un atmosfera malsana, misogina e perversa.