Corsicato continua la sua crescita artistica all'ombra di Almodovar (sarà un caso che questo film ricalchi vagamente le tematiche de La pelle che abito?), questa volta strizzando l'occhio anche a 8 e mezzo di Fellini. Il film si traduce in una commedia brillante e scorrevole che sa divertire con arguzia e cinismo, come nelle corde del cinema del regista partenopeo. La regia è in grado di sorprendere e la Chiatti si dimostra al top della bravura, vera mattatrice; onore anche a Iaia Forte. Quante identità ha la moglie del dott. Kildare?
Le premesse del film stuzzicano e lasciano qualche speranza; ma la gestione degli attori (imbarazzante) e il tono da Almodovar da supermercato fanno passare la pellicola presto dalle parti della noia. Il finale moralizzante già telefonato dalla squadra di stagnari è irritante. Un altro esempio di grande limite e stallo del nostro povero cinema italiano.
Passo falso per Corsicato che lavora su una sceneggiatura povera, stiracchiata e non riesce a divertire come in precedenti lavori. Le situazioni sono telefonate, talvolta da fiction e non bastano una parvenza di decadenza felliniana e la patina elegante a risollevare il tutto. La Forte spicca in mezzo a un parco attori dalle potenzialità limitate (Guanciale imbarazzante, Chiatti e Preziosi non male ma alla fine rimangono sempre uguali).
Trascurabile filmetto sulla chirurgia estetica e la dittatura dell'immagine. Corsicato si richiama a Pedro Almodovar e ad uno dei suoi film più significativi ma quella che ne esce non è altri che una pallida imitazione. I personaggi di questo film sono figurine sbiadite e senza spessore e la storia già anemica viene allungata oltremisura senza spunti interessanti. Mediocre la prova degli attori. Bocciato.
Una famosa conduttrice tv rimane sfigurata dopo un incidente stradale ma il marito chirurgo plastico intende operarla in diretta per darle un nuovo volto... Per la sua satira dei mass media, Corsicato va a scomodare persino Fellini e Wilder ma la messa in scena scintillante non riesce a nascondere la goffaggine della sceneggiatura, aggravata dalla mediocre prova del cast: Chiatti riesce ad essere più espressiva con le bende che senza, i maschi sono tremendi. Quel poco da salvare (qualche sequenza onirica in bn, la suora proterva di Forte) affonda nel forzatissimo finale moralistico.
Brutta, anzi bruttissima copia de La pelle che abito in un goffo tentativo di propinarci anche una morale. In un’atmosfera grottesca, talvolta farsesca ma sempre patinata che non sa né di carne né di pesce. Un film che resta lì, nel limbo, senza segnare granché, infastidendo... ma non troppo, annoiando... ma c’è di peggio. La recitazione latita, il ritmo non decolla e la trovata dell’asteroide regala la certezza - se mai ce ne fosse stato bisogno - di aver sprecato un’ora e mezzo del proprio tempo.
Pappi Corsicato HA DIRETTO ANCHE...
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Il brano Sweet Barbara è un estratto dalla colonna sonora del film "Concerto per pistola solista";
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“Questo film, in maniera spiritosa, vuole essere una metafora dei giorni nostri. Agiamo in maniera incosciente e ci affanniamo per
raggiungere degli obbiettivi che il più delle volte sono oscuri anche a noi stessi, e spesso le conseguenze, il più delle volte imponderabili, ci si torcono contro con la precisione di un boomerang di squisita fattura”.
DiscussioneRaremirko • 10/04/21 21:17 Call center Davinotti - 3863 interventi
Ancora una volta Corsicato viene sottovalutato; il riferimento è ancora Almodovar (con spruzzate alla Ferreri, tipo il finale con gli escrementi), messa in scena ed attori sono notevoli, buona componente weird (i cori ventriloqui, per esempio). Sopra la media la Chiatti, bene Preziosi e gli altr (la Forte fa un'infermiera volgare particolarmente ben caratterizzata); tira un'aria grottesca e cinica che mette abbastanza a disagio.