Il ribelle - Starred up - Film (2013)

Il ribelle - Starred up
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/10/14 DAL BENEMERITO CAPANNELLE
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Capannelle 3/10/14 15:56 - 4398 commenti

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Prison movie abbastanza teso con il solito protagonista ribelle e i soliti poliziotti babbioni che si incattiviscono. Ma il fulcro della storia è nella rete di relazioni che si instaurano nel carcere con il padre di lui, l'educatore che vuole recuperarlo, i ragazzi di colore che gli guardano le spalle e altri personaggi un po' atipici. Slang a manetta tra offese irripetibili e fini apprezzamenti sulla formazione dei poliziotti.

Mickes2 12/10/14 18:29 - 1670 commenti

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Film carcerario tanto esplosivo negli intenti quanto irrisolto nelle implicazioni che tenta di analizzare. Isolamento, ambigue gerarchie, strane reputazioni, incapacità, sadismo e brutale indifferenza delle istituzioni nel tentare di recuperare soggetti iperviolenti, tormentato rapporto padre-figlio. Un frullato che non sa bene dove andare a parare e non bastano gli scatti d’ira di un sempre in parte O’Connel e qualche sequenza azzeccata. Mediocre.

Schramm 30/04/15 14:11 - 3490 commenti

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Parte molto bene, tra fragorose impennate di ferocia da far impallidire Rosenthal e coraggiosi tentativi di ribaltare o anagrammare gli hashtag del carcerario, tra rapporti padre-figlio e psico-pedagogismi in zona Cantet; e anche se man mano che avanza sembra smarrire il suo centro di gravità permanente e tutto quanto sembra evolvere in promettenti sviluppi si accartoccia, arranca, si inceppa e singhiozza tirando poco e non bene tutte le fila, un’ottima occasione di rinfrescare un genere munto e scompaginarne i più abusati logaritmi stilistici, tematici e narrativi non è perduta come sembra.

Myvincent 17/07/15 09:00 - 3726 commenti

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Storie di ordinaria violenza (un po' le solite) in un carcere maschile, specie quando vi piomba un detenuto perniciosissimo. Fra private gerarchie e naturale sovvertimento dei ruoli, nuovi codici d'onore, la storia si concentra sul rapporto di un padre e di un figlio detenuti, i quali arriveranno a "riconoscersi" secondo i canonici standard affettivi. Unica nota stonata la figura del counselor degli psicogruppi, tanto sdolcinata quanto retorica. Finale emozionante.

Daniela 30/07/15 13:00 - 12625 commenti

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Giovane ribelle passa dal riformatorio al carcere, lo stesso in cui è rinchiuso da molti anni suo padre... Non è nella storia di ordinaria violenza e sopraffazione, in cui le gerarchie criminali valgono quanto e più di quelle imposte dalla legge, né nei dialoghi, prevedibilmente volgarissimi, che si trova la forza del film, quanto nel rapporto contrastato ma ineluttabile fra padre e figlio, a cui danno volto l'intenso Mendelsohn e O'Connell, molto più convincente in questo ruolo rabbioso che con le ali angeliche del martire.
MEMORABILE: Nel finale, l'abbraccio con le sole teste che si possono toccare

Almicione 2/10/15 01:03 - 764 commenti

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Taglio documentaristico – accentuato dall'assenza della colonna sonora, rimpiazzata dal continuo cicaleccio dei detenuti – per questa pellicola girata completamente dentro le mura di una prigione, caratteristica che quasi ne ingloba lo spettatore all'interno. Ci ritroviamo fortunatamente fuori dagli esagerati stereotipi legati alle prigioni che le vogliono piene di personale corrotto e intrallazzi infiniti coi detenuti; e siamo anche lontani da ogni tentativo di evasione. Qui c'è rabbia, frustrazione e la giusta violenza (ma troppa volgarità).

Galbo 2/02/16 05:51 - 12380 commenti

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Il gruppo dei film "dietro le sbarre" si arricchisce di un nuovo capitolo; in questo (come quasi sempre accade nel suddetto genere) la trama non fa gridare al miracolo: solito ragazzo difficile che passa direttamente dal riformatorio alla prigione, e i vari tentativi per redimerlo da parte di un educatore volenteroso. Il film è però girato indubbiamente bene, con grande realismo e violenza mostrata senza filtri e funzionale al racconto. Dall'altra parte della barricata rispetto ad uno dei suoi ultimi film, convince Jack O'Connell.

Puppigallo 3/08/17 10:07 - 5258 commenti

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Di certo non c'è penuria di pellicole sulle carceri, che spiegano quanto spesso siano decisamente non rieducative. Ma questa ha il pregio di non voler fare troppa morale, o distinguere buoni da cattivi. Di buono c'è assai poco, sia da una parte, che dall'altra (carcerati e carcerieri). Detto ciò, il protagonista è decisamente in parte; e il suo personaggio, fuori controllo (neanche il padre, non migliore di lui, può fare molto), riesce a incuriosire e colpire lo spettatore, visto che fa quasi sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato, risultando piacevolmente irritante.
MEMORABILE: La sua entrata nel carcere non passerà inosservata (qualche "piccolo" problema); Il "portacellulare" umano: Le riunioni; "Tu sei di famiglia..."

Kinodrop 2/10/17 23:35 - 2921 commenti

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Di (relativamente) inconsueto in questo ennesimo film di violenza in carcere vi è la curiosa compresenza di padre e figlio, ambedue ampiamente segnati da un pregresso delinquenziale. Ciò rappresenta il limite del soggetto, che oscilla tra realismo carcerario e psicologia redentrice, a volte poco focalizzata e poco efficace. Stupisce la virulenza del giovane O'Connell che mantiene la forza emotiva del film tra scatti d'ira e maldestre prese di posizione. Non tutti i personaggi sono "credibili" e vi sono dei vuoti nonostante le buone intenzioni.
MEMORABILE: L'inconsistenza del gruppo di riabilitazione; La rabbiosità del padre; Il finale.

Rigoletto 5/05/20 12:00 - 1785 commenti

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Le storie dentro un carcere, per ovvio ragioni, non possono che essere ricorrenti, quindi il film non propone niente di nuovo. Ma quello che offre è convincente (a cominciare dai rapporti familiari) e il giovane protagonista è credibile nel mostrare tutta la sua ribellione di diciannovenne con il sentiero ormai tracciato. Luoghi comuni sono in agguato dietro ogni angolo, ma il lavoro di Mackenzie, diretto in maniera asciutta ed essenziale, dipinge in modo reale un mondo folle.

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Pinhead80 9/05/20 13:34 - 4719 commenti

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Completamente ambientato all'interno di un carcere, il film è un condensato di violenze e crudeltà assortite di tutto rispetto. La storia è quella di un ragazzino iperviolento che finisce per scontare la pena nello stesso penitenziario del padre (interpretato da un bravissimo Ben Mendelsohn). Un atto di denuncia e l'occasione per vedere come ogni tentativo di recuperare i detenuti da un punto di vista sociale venga sistematicamente sabotato dalle stesse istituzioni. Gli amanti del genere non se lo devono far sfuggire.

Pigro 5/02/21 10:17 - 9635 commenti

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Il trasferimento dal carcere minorile a quello per adulti è simbolicamente un rito di passaggio dell’adolescenza, con tutte le problematiche del caso, se il ragazzo trascina con sé disagi antichi che esprime solo con rabbia e aggressività. Il film oscilla tra il prison-movie scandito da un’insistita e cruenta violenza e il romanzo psicologico di formazione, che ha il suo fulcro nell’irrisolto rapporto padre-figlio da ricostruire. Narrazione compatta e ritmo sostenuto nella location totalmente claustrofobica. Ottime interpretazioni.
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  • Discussione Schramm • 14/10/14 13:03
    Scrivano - 7694 interventi
    è un pezzo che mi sta in sala d'aspetto. ne ho letto in giro come del prison-movie più crudo brutale ed estremo di sempre. sarà vero?