Il regno del pianeta delle scimmie - Film (2024)

Si mette male per gli uomini, in un mondo in cui sono preda delle scimmie sebbene una di queste, a un certo punto, decida di ribellarsi fuggendo con una ragazza. Ok, è pura fantascienza, ma vedere oranghi che parlano filosofeggiando (!), andando in giro inseguendo la gente a cavallo con postura palesemente umana, continua sinceramente a far sorridere. Se si ha la forza di resistere per più di due ore, si avrà comunque la possibilità di assistere a un'azione concitata e a effetti speciali notevoli che tengono alta la tensione tra paesaggi boschivi a perdita d'occhio. Accettabile.

Arrivati, tra originali, remake e reboot, alla fatidica decina di film dedicati alle "scimmie che conquistarono il mondo" ci si potrebbe chiedere se si sentisse il bisogno di un'ennesima fatica sul tema: ebbene sì. Ed è un sì sincero, perché il fascino del richiamo della foresta rimane, se non immutato, quasi. Ball va forte sull'azione, tra assalti, agguati ed esplosioni, mentre indugia meno sul rapporto uomo/primate, che resta stavolta un po' sullo sfondo. Gli effetti speciali di un certo livello permettono di sopportare anche una durata extralarge non del tutto giustificata.

Secoli dopo Cesare, i primati si sono moltiplicati e divisi in diverse comunità, mentre gli umani paiono ormai inermi. Sarà davvero così? L'impronta della Disney per ora non rovina quanto di buono fatto in questa saga e questo nuovo capitolo ha una sua ragion d'essere; la trama è di certo molto classica ma funzionante, mentre le ambientazioni risultano notevoli (spfx di primissimo ordine) e ben valorizzate. Per contro il film è troppo lungo e talvolta pesante (certe parentesi si potevano sforbiciare) e qualche personaggio fa storcere il naso. Quasi ovvio attendersi almeno un sequel.

Con l'umanità regredita a uno stato primitivo, le scimmie sono diventate la specie dominante ma la tentazione di farsi la guerra le une contro le altre è forte... Il quarto capitolo della saga reboot iniziata nel 2011 risulta il più avanzato dal punto di vista degli sfx e il più debole nella sceneggiatura per la prevedibilità della storia, l'abbondanza di stereotipi, l'approssimazione dei caratteri. La bellezza dei paesaggi, l'espressità dei volti scimmieschi, la fluidità nelle scene d'azione sono apprezzabili ma non riescono a giustificare le oltre due ore di visione.

La storia del rampollo che dalla distruzione della propria città, attraverso l’incontro col saggio e con la bella, arriva a sfidare il cattivo che vuole dominare il mondo, è deludente e banale e poco conta che, nel solco del reboot del Pianeta, si parli di scimmie. A ciò si aggiungono sciocchezze varie (l’elettricità che riparte dopo secoli come niente fosse). Interessante, semmai, il tema della conoscenza e responsabilità verso la Storia e il passato. Spettacolari gli ambienti (la foresta, la costa marina) e l’action. Lunghetto ma guardabile.

Quest'ultima saga del pianeta delle scimmie è la meno riuscita: riesce a far rimpiangere persino la pessima pellicola di Burton. Non fa eccezione questo quarto episodio. La moltitudine di primati realizzati in CG dopo un po' annoia: non restituisce certo la meraviglia del trucco vero e proprio, anche se chiaramente risolve in modo più semplice il tutto. Pure l'idea del virus alla base delle modifiche di umani e scimmie è scarsa; meglio la soluzione del film del 1968, che resta il migliore e supera in efficacia pure il romanzo originale di Boulle.

Sette anni dopo scopriamo che la saga reboot del Pianeta delle Scimmie non era affatto terminata, è giunto il momento di raccontare l'epoca del regno delle scimmie. Ne scaturisce una storia senza infamia e senza lode; potrebbe essere un qualunque episodio di una serie diventata ormai infinita (e che infatti lascia un finale aperto per un seguito praticamente certo). Non manca chiaramente la belloccia di turno, Freya Allan, nei panni dell'umana May misteriosamente sopravvissuta al virus che ha cambiato il mondo, in un tentativo di fermare ciò che sappiamo sarà inevitabile.