Il piccolo vetraio - Film (1955)

Il piccolo vetraio
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Anno: 1955
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Tratto dal romanzo di Olimpia De Gaspari "Il racconto del piccolo vetraio" (1903).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/07/20 DAL BENEMERITO RUFUS68
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Marcolino1 7/07/20 02:49 - 553 commenti

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Titoli di testa "lacustri": un frammento paesaggistico promessa vagamente antesignana del cinema sovietico, che non mantiene un seguito nello svolgimento della pellicola per le ramificazioni e le digressioni amoroso-sentimentali, teatrali, politiche pro-napoleoniche, con riferimenti appena sfiorati di gotico banalmente sbugiardato, disperdendo nel suo comporsi un'identità definita dell'opera. Naturalismo ricostruito con cura, ma siamo anni luce lontani dall'iconografia del neorealismo, puntando più sull'elemento scontato del romanzo d'intrattenimento trasposto su pellicola.  
MEMORABILE: Piero sulla tomba del fratello sotto la pioggia; L'avidità degli sfruttatori; L'elemento reale dell'infanzia sfruttata nello svolgimento fittizio.

Rufus68 6/07/20 22:22 - 3819 commenti

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Una coppia di poveri pescatori vende i figlioli all'aguzzino d'una vetreria francese. Nino morirà, Piero tornerà in Italia... Garbato patetismo in un film senza sorprese, ma ben nitido nella trama e nel tratteggio dei vari caratteri. Se la prima parte è sbilanciata sul fronte alla Oliver Twist, la seconda è più mossa: dapprima con l'inserto brillante del teatrante Zaccaria, poi con quella del manipolo di bonapartisti abile a creare un'atmosfera da cappa e spada. Vendetta (sociale) in un finale, purtroppo, un po' facilone e sbrigativo. Bravo Balpêtré, adeguati Serato e i ragazzi.

Myvincent 20/01/21 09:07 - 3722 commenti

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In un'Italia poverissima, una famiglia di pescatori decide di mandare due figli a lavorare lontano e il viaggio sarà lungo e pieno di sopraffazioni. Con un registro drammatico, il film riesce comunque a sganciarsi da derive pietistiche e lacrimevoli grazie a una nitida messa a fuoco dei personaggi e a sviluppi articolati che lo rendono vivo. Merito anche del giovane Poujouly e di un Massimo Serato dal volto fresco ed espressivo. Grande esempio di cinema a denuncia sociale.

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