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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Semplice ed efficace, che è un po' la caratteristica dei migliori film di Stefano Calvagna, qui autore anche di soggetto, sceneggiatura e regia nonché terzo attore per importanza nel cast. Il protagonista è invece Giampiero Lisarelli nei panni di Carlo Parisi, giovane che un brutto giorno viene costretto a dare le dimissioni dalla concessionaria in cui da tempo presta servizio (d'altra parte in sei mesi non ha venduto un'auto...). Si ritrova senza un lavoro e con una moglie (De Nardo) la quale, benché laureata, non riesce a ottenere un posto che le garantisca sufficienti guadagni e una posizione sicura. Incontrato per caso in un maneggio Stefano (Calvagna), suo...Leggi tutto vecchio compagno di liceo che, con orologio d'oro al polso e belle donne d'accompagnamento, sembra volerlo aiutare, Carlo accetta di buon grado un prestito di ventimila dollari. Lui ne aveva chiesti solo diecimila, per finanziare l'acquisto collettivo, con i suoi ex colleghi, di un agriturismo in Umbria, ma perché rifiutarne il doppio, se te li offrono? E si fa prendere la mano: scooter nuovo, telefonino, stereo, cibo in quantità... Sono i soldi della liquidazione, dice alla moglie e ai genitori (il padre è il celebre caratterista Vincenzo Crocitti, mentre la madre di lei è Corinne Cléry).

Non è difficile immaginare quello che accadrà di lì a breve, con un Calvagna particolarmente infido e spregevole nel ruolo dell'usuraio e per questo azzeccatissimo: anche attraverso l'utilizzo irrinunciabile del romanesco riesce a rendersi credibile e al passo coi tempi, nella delineazione della figura inevitabilmente più sgradevole del lotto, coadiuvato da tirapiedi spietati e da una biondona (Stafida) che lo segue come un'ombra e che si renderà protagonista dell'unica scena splatter del film. Carlo è invece il prototipo del fallito, che glielo leggi in faccia: timido, indeciso, dà sempre l'impressione di non sapere quale sia il modo migliore di agire. Complice una situazione finanziaria infelice impersona bene chi, sentendosi perduto, si affida ingenuamente a chi fa credere di agire per semplice amicizia e finisce nella peggiore delle reti. Sua moglie, ignara di quanto gli stia accadendo, è felice di poter provare finalmente un briciolo di benessere, ma il salto nel vuoto è a due passi.

Gli attori sono diretti con buon piglio e, se anche non siamo di fronte a fenomeni, fanno tutti quel che devono regalando il necessario verismo alla vicenda, confermando Calvagna a suo agio in un cinema di genere che conosce e in cui si destreggia con personalità fornendo una via personale a un neorealismo moderno girato in economia ma autentico. La regia è svelta, la storia procede senza intoppi azzeccando qualche raro break filosofico (non è campato in aria il concetto del "peso dell'aria", per esempio) mentre, con la sua aria saputa e il fare sprezzante, il Calvagna attore incarna al meglio il criminale romano tipo di medio cabotaggio. Discretamente studiati gli interventi delle famiglie di lui (ristoratori semplici e di buon cuore) e di lei (il padre ha già ben inquadrato il marito della figlia nella giusta luce). Casting intelligente, buone le musiche, la fotografia un po' meno. Non tutto brilla ma anche il finale non delude troppo (epilogo piuttosto inutile a parte, in cui compare il piccolo Niccolò Calvagna, figlio di Stefano che in seguito girerà un gran numero di film con il padre). Cinema medio ma sincero e scorrevole, complessivamente godibile.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/12/22 DAL DAVINOTTI
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Reeves 30/11/23 09:22 - 2172 commenti

I gusti di Reeves

Il mondo degli usurai, la violenza di chi presta i soldi e l'abisso in cui finisce chi accetta di finanziare così i propri sogni. Il film è un temino su questi argomenti esposti in maniera un po' confusa e insertati di alcune sequenze forti che tradiscono però una mano molto debole alla regia. I dialoghi sono veramente stereotipati e sciupano le buone intenzioni del film.

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