Il montone infuriato

Così così. Trintignant interpreta bene questo bancario che cresce vertiginosamente in campo finanziario e sociale, cammino in ascesa che viene contraddistinto da un continuo cambio di automobile (fra le altre si vede una FIAT 127). Particolarmente azzeccate le "lezioni di arrampicamento personale" tenute al bar. I problemi (ça va sans dire...) nascono dai rapporti con le donne. C'è Romy Schneider.

Per gli adoratori della Birkin (io lo sono) è imperdibile. Bella e languida, seminuda e splendente, una gioia per gli occhi. Detto questo la pellicola ha una sua dignità d'insieme ma potrebbe non convincere. C'è qualche lambiccamento di cervello di troppo, forse. Ma si lascia guardare e il finale ha le sue ragioni (estreme).

Come diventare da modesto impiegato di banca a uomo straricco andando a letto per "gioco" con bellissime donne e una brutta vecchiaccia! Ma che donne! Sublimi sia Romy Schneider che Jane Birkin. Finale non banale di un film contrastante, a volte faticoso da seguire altre accattivante. Storia azzeccata anche se a tratti troppo facilona e non molto verosimile per come si sviluppano alcuni eventi. Nel complesso lungometraggio onesto valorizzato da grandi attori.

Uno sfigato impiegato cambia vita quando un amico lo convince di poter usare la seduzione come arma di arrampicata sociale: vorticosa versione anni '70 di un novello "Bel Ami", cadenzata da un ritmo frenetico, sostenuta da un gineceo corale da sogno (Birkin, Scheider, Bolkan, Blein) e caratterizzata da una simbologia non ingombrante ma precisa: Cassel, scrittore zoppo e "suggeritore" di ciniche strategie erotiche, diventa una sorta di versione immorale di Cyrano e il suo bar/ufficio ("La renaissance"!) potrebbe addirittura aver ispirato The booht at the end e il suo remake italiano.