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Anno: 1959
Genere: documentario (colore)
Regia: Luigi Vanzi
Note: Il narratore è Emilio Cigoli.
APPROFONDIMENTI: La mostra permanente dei 45 giri di Lucius
LE LOCATION
TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/11/09 DAL BENEMERITO FEBRIZ
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- Quello che si dice un buon film:
Il Gobbo - Mediocre, ma con un suo perché:
Febriz, Fauno - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Markus - Gravemente insufficiente!:
Ronax
Carrellata di streaptease, spogliarelli, night club notturni, balletti orientali, danzatrici parigine e altro ancora in questa prima vera escursione (con commentino irriverente) prima della venuta del duo Jacopetti-Prosperi. Da vedere solo perché mitico, ma fa acqua da tutte le parti e dopo la prima mezz'ora annoia.
Primo sequel del celebre Europa di notte di Blasetti, il film di Vanzi è un vero monumento alla pazienza del povero spettatore solitario del tempo, rassegnato a sorbirsi, in cambio di un paio di castissimi spogliarelli, cento noiosissimi e sconclusionati minuti di giocolieri, funamboli, trapezisti, lottatori liberi, esibizioni di balene ammaestrate, scene del teatro tradizionale cinese, tramonti hawaiani, lunghe carrellate notturne per le vie di Parigi, New York, Las Vegas, Londra. Commento di Jacopetti, puntualmente e inesorabilmente irritante.
Pregevole campionario di spettacoli d'arte varia, cuciti assieme dal commento di Mr. Mondo himself recitato da Cigoli. Esotismo cheap e blandissime trasgressioni alla portata del popolo, ovviamente non tutte rimaste indenni dagli assalti del tempo (si veda l'agghiacciante cover doo-wop di "Per Elisa" di Gil Fields e i Fraternity Brothers, che fu un successone), tutte però all'insegna di un solido professionismo. Al cospetto degli odierni deficienti da Youtube s'impone la reformatio in melius del giudizio.
Vanzi sfrutta il successo di Blasetti (Europa di notte) ed estende l'inchiesta al mondo intero (mondo: questa parola nel giro di un paio d'anni identificherà il genere “documentaristico”). Il divertito commento (di Jacopetti!) sciorina, come in un cinegiornale, una marea di vocaboli atti a esaltare oltremisura una fantomatica notte tra casti spogliarelli, coreografie da night club, spettacolini, teatri cabarettisti e le mille luci di New York e Las Vegas. Film che oggi si può guardare, annoiandosi, con occhio compassionevole.
Più che per le abitudini notturne delle grandi capitali, lo si apprezza per la bravura di certi artisti, in particolare acrobati, sia danesi che cinesi o americani, mentre le scene buffonesche come quella del cane tonto e dell'orchestra sgangherata rasentano l'inguardabile. Interessante anche il locale in tema fine '800 che rappresenta quasi un unicum a NY, nonché i trasporti luminosi di Blackburn e il "bateau-mouche" sulla Senna alla ricerca degli innamorati all'alba. L'interesse viene suscitato a sprazzi, ed è ben lungi dall'essere un capostipite; anzi, è più facile dimenticarlo...
MEMORABILE: Gli acrobati contorsionisti, che sembran fatti di gomma; I giochi d'azzardo giapponesi; I pretendenti nello spettacolo cinese; Il gospel ad Harlem.
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- Scusami, essendo nuovo non conosco bene il meccanisco...Farò del mio meglio!
Ciao
Febriz - R.f.e. ebbe a dire:
[...] l'opinione generalmente accettata [è] che i documentari "sexy" trovino l'accoglienza più favorevole nel pubblico culturalmente più sottosviluppato. E invece pare che non sia così. Se è lecito (come credo sia in un paese come il nostro dove la cultura - per non parlare dell'aggiornamento culturale - è appannaggio della classe agiata, tuttora la sola a arrivare a un'istruzione universitaria) considerare più evoluto il pubblico delle prime e seconde visioni, è poi facile controllare che proprio questo pubblico affolla con maggior costanza le sale dove si proiettano i fim "sexy", che vanno spesso semideserti nelle sale di periferia, così come hanno pochissimo successo nelle cittadine rurali e ancora meno nel sud.
[da: Claudio Risé, I documentari "sexy", in Film64, Feltrinelli 1964, pp. 87-88]
Nel '64, forse, era così. Nel decennio dopo, però, non credo. - R.f.e. ebbe a dire nella SEZIONE CURIOSITA':
[...] l'opinione generalmente accettata [è] che i documentari "sexy" trovino l'accoglienza più favorevole nel pubblico culturalmente più sottosviluppato. E invece pare che non sia così. Se è lecito (come credo sia in un paese come il nostro dove la cultura - per non parlare dell'aggiornamento culturale - è appannaggio della classe agiata, tuttora la sola a arrivare a un'istruzione universitaria) considerare più evoluto il pubblico delle prime e seconde visioni, è poi facile controllare che proprio questo pubblico affolla con maggior costanza le sale dove si proiettano i fim "sexy", che vanno spesso semideserti nelle sale di periferia, così come hanno pochissimo successo nelle cittadine rurali e ancora meno nel sud.
[da: Claudio Risé, I documentari "sexy", in Film64, Feltrinelli 1964, pp. 87-88]
Il fenomeno Home Video prima e Internet poi credo abbiano in parte contribuito a far sì che questa opinione, autorevolissima a metà anni Sessanta, possa oggi essere rivista.
Certo, ciò non toglie che l'erotismo in generale e il porno in particolare sia estraneo a uomini e/o donne di cultura.
Brass, ad esempio, è un valido esponente di cineasta erudito e colto, assoggettato (probabilmente per questioni di denaro?) al genere.Ultima modifica: 8/11/10 01:05 da Undying
