Dall'omonimo romanzo di Guareschi una commedia non volgare che però, a una prima mezz'ora scoppiettante (merito soprattutto di un paio di duetti Montesano/Carotenuto), non riesce a far corrispondere un prosieguo all'altezza. Montesano benzinaio rozzo a contatto con l'aristocrazia inizialmente è spassoso, ma consumati i primi momenti di divertimento la trovata inevitabilmente stanca ripetendosi con poca fantasia e guizzi. Il protagonista viene scelto dalla bella e sofisticata Silvia Dionisio (che mostra il seno in un paio d'occasioni) come sposo "occasionale", utile a far sganciare l'eredità al ricco padre (Carotenuto) ansioso di vederla piazzata....Leggi tutto Lui, di fronte a cotanta bellezza, accetta immediatamente, ma la madre e i parenti nobili di lei (che chiamano "coso" il poveretto) mettono subito in chiaro che la consumazione non ci sarà se primo almeno il marito non andrà in un collegio svizzero per farsi un'educazione. Le fasi in collegio, col ragazzino secchione compagno di stanza, sono deboli, mentre l'arrivo del sedicente barone Pancaldi (Pino Caruso, accompagnato dall'autista Bombolo al suo esordio cinematografico, si ritaglia tre o quattro discreti interventi) alla villa di lei sono solo sfoggio di nobiltà inutili. In definitiva il film non mantiene le buone premesse e si arena presto nonostante un Montesano in vena. Impossibile non pensare, nel momento della cena aristocratica, al pranzo in villa del SECONDO TRAGICO FANTOZZI), dell'anno prima.
Giovane nobile con le pezze pensa di assestare il bilancio sposando un benzinaio. Sfortunatamente costui è un rozzone e viene mandato in un collegio svizzero per imparare il bon ton. Il soggetto ha la firma illustre di Giovannino Guareschi, ma è portato sullo schermo troppo tardi: Montesano si dà da fare, la Dionisio è belloccia come sempre, il cast vanta presenze illustri (la Proclemer!) ma il film non funziona proprio.
Piccolo film, retto da un Montesano in gran forma, che gli fa superare le non infrequenti cadute di livello. Sembra spesso un telefilm per ragazzi, dal quale lo salvano qualche guizzo e qualche amabile caratterista (il sempre grande Mario Carotenuto, il maggiordomo Gastone Pescucci...). Non regge, però, la seconda visione.
MEMORABILE: Montesano dice di guadagnare 100 £ per pieno, perché quando mancano 100 £ alla cifra tonda, finge che il serbatoio sia colmo, contando sulla mancia...
Montesano-movie piuttosto spassoso, anche se non fondamentale. La vicenda è di vecchio stampo, poiché tratto da un racconto di Giovannino Guareschi pubblicato nel 1944. Il film è adattato allo stile della commedia semi-sofistica degli anni di piombo ed è irrobustito, oltre che dalla verve dell'attore romano, dalla presenza della "cerbiatta" del cinema italiano Silvia Dionisio. Il film rivisto oggi è molto datato e, allo stato attuale, necessiterebbe di un restauro del master.
Un Montesano in gran forma sfodera le sue migliori armi; divertente la satira sulla nobiltà anche se un po' marcata. Buono il cast, film che si regge sopratutto sull'interpretazione di Montesano e la presenza della Dionisio, sicuramente una delle più sensuali attrici del 70. Ottima la prima parte, ma film che perde parecchi punti nel finale. Giudizio definitivo: passabile.
Proprio brutto. Uno spunto da operetta, un'aristocrazia da operetta che è davvero difficile immaginare negli anni 70, una commedia puerile e volgare, che si trascina a tappe forzate verso un epilogo che arriva dopo che si è esaurita ogni capacità di sopportazione. Montesano nel collegio svizzero è fantozziano, ma senza sottigliezze malinconiche: è proprio solo ridicolo. La Dionisio è adatta al ruolo, ma si mette in luce troppo tardi.
Messinscena complessivamente poco attraente, film vuoto (a perdere).
MEMORABILE: Sarebbe stata carina la gag dell'equivoco sulla prima notte di nozze in albergo, ma non ci sono proprio i tempi comici.
Film non proprio riuscito che però è salvato dalla travolgente vis comica di Enrico Montesano, vero e proprio "One man show". La rilettura dell'ononimo romanzo di Guareschi appare un po' approssimativa, dunque spazio al buon Montesano, supportato da attori in gamba come Mario Carotenuto, Pino Caruso (finto nobile suo rivale in amore) e Anna Poclamer. In parte anche la bellissima Silvia Dionisio, che ci delizia (alla grande per quel che mi riguarda!) con il suo bel seno in vista.
MEMORABILE: La traduzione fatta da Montesano dall'inglese all'italiano.
Storiellina esilissima e datatissima già nell'anno in cui è stata girata, ma non del tutto sgradevole. Film tutto d'attori, dato che la trama è poco più che un pretesto per dare spazio alle scoppiettanti gags di un ancor giovane Montesano e di altri valorosi caratteristi: Carotenuto, Caruso, Pescucci, Bombolo. Sublimi come sempre le grazie della Dionisio, che acquista però un minimo di spessore solo verso la fine. Abbastanza incomprensibile la presenza di un'attrice d'alto rango come la Proclemer, che comunque sembra stare volentieri al gioco.
MEMORABILE: Le poppe della Dioniso - ebbene sì - sono alla fin fine l'unica cosa che resta impressa.
Dall’omonimo romanzo di Guareschi, una commedia degli opposti (nobiltà e plebe, affettazione e schiettezza) che un grintoso Montesano traghetta sicuro verso lidi di spensierato divertimento, forte del non sottostimabile appoggio di Carotenuto commendatore, Pescucci maggiordomo e Caruso imbroglione. Distinta la Proclemer. Il versante starlets è intero monopolio di Silvia Dionisio e della sua aristocratica venustà, magnificata da un nudo finale.
MEMORABILE: Montesano a tavola (e le lacrime di Pescucci); la traduzione dall’inglese; la Dionisio che dialoga con la sua “gemella erotica” allo specchio.
Uno spunto di Guareschi per una commedia incentrata sul contrasto "moderno" tra diversi ceti sociali, in cui il giovanotto Montesano, benzinaio, è posto suo malgrado ad affrontare la famiglia (discendente del monarca) della bella donna di turno (la Dionisio, bella sì ma piuttosto passiva). Alcuni momenti sono simpatici (più per le battute che per le situazioni) e ben riusciti, soprattutto per la esuberanza spontanea del bravo Montesano (ma anche di Carotenuto), per il resto tutto è costruito e mantenuto davvero a fatica. Simpatico Bombolo.
MEMORABILE: Al compagno di collegio che parla sempre in termini di percentuali statistiche, Montesano, dopo aver preso una botta, risponde "al 100% vaffanculo!"
Commedia molto leggera e priva di volgarità ma, al tempo stesso, piuttosto fiacca. Tratta da Guareschi (lo stesso della saga di Don Camillo), vede un Enrico Montesano in ottima forma il quale ha il merito di tenere vivo l'interesse dello spettatore con la sua verve. Altrimenti potremmo parlare, semplicemente, della solita commedia anni '70 "usa e getta". Da segnalare Bombolo, qui accreditato con il vero nome, Franco Lechner, in una delle sue prime apparizioni cinematografiche.
Il cast e un Montesano caricato a mille rendono accettabile un film altrimenti noiosetto, tirato con le pinze, che non appassiona veramente lo spettatore se non per la prova del protagonista. Storia di nobiltà decaduta e di eredità quanto mai appetibile, il film di Lucidi viene condotto in maniera molto lineare verso un finale peraltro prevedibile. Non più di due pallini, guadagnatI anche per l'apporto di Carotenuto e della Dionisio.
Lucidi riprende un racconto di Guareschi troppo esile per trarne un film e, benché l'idea sia potenzialmente valida, la sceneggiatura si trova spesso ad arrancare alternando momenti sapidi a lungaggini inutili e a soluzioni narrative piuttosto obsolete. Buona la prova del cast fra i protagonisti (Montesano, Carotenuto, Caruso) e i personaggi minori (Pescucci, Bombolo), che riescono a tenere parzialmente in piedi la baracca. Discreta la confezione nonostante alcune lacune (la macchina della polizia svizzera). Nel complesso guardabile e a tratti divertente, ma certo non un capolavoro.
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CuriositàZender • 19/12/09 13:41 Capo scrivano - 48353 interventi
Dalla prestigiosa mostra itinerante "I flani di Legnani" curata per l'appunto dal caro Buono con il contributo al restauro di Zender, ecco il flano di IL MARITO IN COLLEGIO:
Nel film viene mostrato Enrico Montesano che entra in una stanza d'albergo (dove crede che in bagno ci sia una donna che si sta lavando), nota dei profumi e ne prende uno: è il femminile CHAMBARD di J. D'ARJENTAL che lui legge "Monsier Chambard". In realtà il "Monsieur" se l'è inventato, poichè quello che ha in mano è un profumo da donna. Il "Monsieur Chambard" non è mai esistito.
Noto che il regista di questo film è Maurizio Lucidi, quello della mitica "Vittima", che ho sempre nel cuore! Non conoscevo neppure il film, adesso leggerò la scheda, ma a occhio e croce mi pare che siamo un po' scesi di livello rispetto a Milian, Clementi e la Christine ;)