Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/02/10 DAL BENEMERITO RENATO
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Renato 19/02/10 12:44 - 1648 commenti

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Parte come il classico dramma della borghesia à la Antonioni, ma cambia registro abbastanza in fretta per fortuna. Raffinato dal punto di vista del linguaggio, offre alcuni momenti memorabili (le scene nell'ospizio, su tutte) nel contesto di una narrazione frammentaria ma sempre godibile. Che il vero protagonista sia l'ottimo Salvatori si capisce dopo la metà, tra l'altro. Formalmente girato a Milano, ma in realtà si intravedono scorci decisamente romani.

Lucius 11/02/15 00:49 - 3015 commenti

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Due anni prima de Gli indifferenti Brusati mette in scena il suo quadretto di borghesia in questo caso dissoluta moralmente. La prima parte è la più interessante, poi il film s'inceppa nella narrazione con personaggi improbabili (il travestito a esempio), ma la regia riesce comunque nel suo intento che è quello di riflettere come in uno specchio i meccanismi di una famiglia "x" in un contesto altoborghese. Impagabile come al solito la Valli, troppo poco spazio destinato a Jean Sorel, in una mise che non passerà inosservata.

Fauno 31/07/15 12:16 - 2206 commenti

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Particolarissimo, non rivolto a un solo ceto sociale perché li abbraccia davvero tutti ed eccezionale per simbologia. Si parte dall'aristocrazia come unica classe, che può scialacquare intere fortune accumulate da un capostipite, ma da lì si dipartono schegge minori, che con bugie o mezze verità cercan sempre qualcuno su cui appoggiarsi o da fregare; salta fuori perfino il tabù dell'omosessualità. Alla fine un buon samaritano si priva di tutto pur di mantenere le promesse, ma a quel punto il passo successivo di questo disordine è la distruzione...
MEMORABILE: "Finché tu sei in vita resterò giovane".

Cotola 23/04/17 15:48 - 8998 commenti

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Interessante film con un cast ricco e variegato ma forse non sempre all'altezza o, in parte, fuori ruolo. L'analisi sociologica non vola sempre alto: a tratti un po' scontata o almeno poco originale, ma alcuni pezzi e osservazioni sono davvero riusciti (nell'ospizio in generale e la parte finale). Sa descrivere bene i sentimenti dei protagonisti: la loro noia, meschinità, il marciume ma soprattutto rende perfettamente l'invidia nei confronti della ricchezza e del benessere altrui. Ottima la parte finale che sa anche inquietare un po'.
MEMORABILE: La reazione delle anziane nell'ospizio alla notizia che riguarda la mamma del protagonista.

Daniela 11/11/17 09:23 - 12606 commenti

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Tre episodi legati fra di loro dalla presenza di un personaggio, marginale nei primi due, protagonista nell'ultimo. I primi due ricordano molto il ritratto dei giovani alto-borghesi tracciato da Maselli nei Delfini, sia pure in modo più confuso e frammentario. Nella parte finale invece l'ambiente sociale cambia ed il film acquista profondità e vigore: la visita del cameriere Mario in ospizio e poi l'ospitalità offerta da un prete spretato sono pagine di grande cinema ed anche gli attori (Salvadori e Wilson) danno il meglio. Nel complesso, non del tutto riuscito ma interessante.
MEMORABILE: Il bacio tra Sorel e Lualdi; Il monologo di Mario in ospizio; La reazione di una delle anziane alla notizia dell'eredità della madre di Mario.

Faggi 17/05/19 13:18 - 1548 commenti

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La temperie culturale è la stessa (più o meno) de I delfini; ma questo film è migliore perché più astratto; e poi più cauto nel premere l'acceleratore sui riscontri sociologici con intenti di velato o palese giudizio. Le sfumature psichiche ed emotive dei personaggi hanno un tocco morbido; l'insieme non deborda nelle convulsioni concettuali stabilite freddamente a tavolino. Convincono gli attori e il tessuto figurativo - restituito in un efficace bianco e nero vellutato, classico. Infine si rischia, addirittura, di ammaliare.

Buiomega71 2/09/20 00:53 - 2899 commenti

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Brusati è un Visconti in micro (la decadenza della villa) che immerge la sua piccola Dolce vita milanese in un'atmosfera fosca, plumbea, algida e notturna. Cinico, all'occorrenza spietato, morbosetto, sonda il lato perverso della borghesia e dei reietti (omosessualità, travestismo, ragazzette raccolte per strada di notte, preti spretati dai chiaroscuri inquietanti). Inizio noiosetto, ma poi il film avvolge nel suo angusto livore, con immagini di gran bellezza estetica (quasi pre-greenawayana la portata del suino) e dolorosa la parte all'ospizio che anticipa quella dell'Esorcista.
MEMORABILE: Le inquietanti statue in rovina che aprono il film; Il festino semiorgiastico nella stanza della casa del prete; La casa rasa al suolo dalle ruspe.

B. Legnani 2/08/21 11:38 - 5519 commenti

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L’impressione finale è che sia stata messa troppa carne al fuoco, con qualche interpretazione (specialmente straniera) non convincente, per cui un po’ di disordine c’è anche nel dipanarsi della trama per due terzi di film, non tanto per la curiosa evoluzione del personaggio principale (un ottimo Salvatori: comprimario a inizio film, protagonista nel finale), ma per l’affastellamento di situazioni e di personaggi non ben definiti. Il film cresce negli ultimi 30’, con l’inquietante parte all’ospizio e con l’originale ruolo di Wilson (doppiato da Garrani) e quello che gli ruota attorno.
MEMORABILE: Salvatori di fronte alla madre, all'ospizio.

Zampanò 21/08/21 21:11 - 381 commenti

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Lavorazione tormentata (Brusati lo odierà) ma un paio di medaglie le vince. Sarà perché era difficile sbagliare un film nel triennio magico '60-'63 ma quest'ellissi di storie una gemmante l'altra riesce a mettere su un bel laterizio, che poi la ruspa butterà giù nel finale. Ricchi, miserevoli e profani non restano mai penduli, l'autore ne accenna quanto basta. Dovremmo affezionarci di più a Mario (il jolly Salvatori) e invece abbiamo più occhi per gli afflitti Sorel e Lualdi, la Valli e un prodigioso Wilson, ospite di un originale caravanserraglio.
MEMORABILE: L'incontro tra la Valli e l'amante del marito; Il dialogo tra Salvatori e Milian: "Tua madre è malata? Mario inventane un'altra".

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  • Musiche Lucius • 18/02/17 11:08
    Scrivano - 9063 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale:



    Ultima modifica: 18/02/17 12:17 da Zender
  • Homevideo Buiomega71 • 21/05/17 17:20
    Consigliere - 25892 interventi
    In dvd per Titanus, disponibile dal 27/07/2017

    https://www.amazon.it/Il-Disordine-Sami-Frey-Carlo/dp/B071F7DQ98/ref=sr_1_265?s=dvd&ie=UTF8&qid=1495379452&sr=1-265
    Ultima modifica: 21/05/17 17:20 da Buiomega71
  • Discussione Lucius • 13/01/19 11:03
    Scrivano - 9063 interventi
    Si sa nulla della villa d'epoca di cui vi ho inviati il fg? Nemesi o chi per lui può provvedere? Grazie.
  • Discussione Nemesi • 13/01/19 11:20
    Disoccupato - 1653 interventi
    Lucius ebbe a dire:
    Si sa nulla della villa d'epoca di cui vi ho inviati il fg? Nemesi o chi per lui può provvedere? Grazie.

    Il film non ce l'ho. Possiedo solo un paio di fotogrammi di Milano e la villa non è tra questi.
  • Discussione Buiomega71 • 2/09/20 10:30
    Consigliere - 25892 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Brusati è un Visconti in micro (la decadenza della villa, le inquietanti statue andate in rovina che circondano l'immensa magione, la suggestiva estetica delle immagini), che immerge il film in un atmosfera plumbea, fosca e algida, come la Milano notturna che avvolge gli irrequieti personaggi che gravitano attorno a questa Dolce vita milanese.

    Racconto suddiviso a incastri che sembrano tre episodi a se stanti, uniti dal deus ex machina di Renato Salvatori (eccezionale spettatore/vittima/emulatore del disordine immorale), che passa dai funerei festeggiamenti pre greenawayani (la portata del suino arrosto sul vassoio stile Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante) e olmiani (la servitù nelle cucine come avverrà in Lunga vita alla signora) nella casa dei ricchi borghesi dai choaroscuri tenebrosi (i fari della auto che si stampano sul volto spaventato della Valli, le grandi stanze, la follia del padre morente, la nebbia che circonda la villa alla Giro di vite), all'incontro con un suo compagno d'infanzia (Tomas Milian) in un girovagare notturno pre tobydammitiano tre le cupe notti milanesi fatte di nebbia e grigiore, per poi incontrare la propria madre in un desolante ospizio (di triste squallore, che anticipa la visita di padre Karras alla propria madre nella casa di riposo dell'Esorcista) e all'incontro con l'inquietante prete spretato di Wilson, che ospita nella sua tetra casetta varia fauna umana (tra cui un travestito) dedita al furto e alle orgette serali, fino alla agghiacciante, terribile e pessimistica chiusa finale, con le ruspe che radono tutto al suolo.

    Di mezzo la debosciata borghesia tra festini tristerelli, omosessualità e tentati stupri, dove brilla un Jean Sorel di prima grandezza.

    Brusati ha forte personalità profondissima, occhio esteta notevole e raffinati tocchi di regia (la notevole sequenza del flasback con Samy Frey appoggiato all'albero), riesce a imprimire la sua poetica e a scavare nel torbido di personaggi meschini e traviati, tra mantenuti, ragazzette raccatate di notte che prendono a calci pupazzetti e si concedono al primo venuto, l'umile casetta del dubbio prete trasformata in una specie di bordello (tra le equivoche signorine c'è Adriana Asti), vecchie all'ospizio corrose dall'invidia, gli squarci di una Milano desolata e alienata abbagliata dalle luci della notte, la decadenza della ricca borghesia milanese con il tarlo della pazzia e il puzzo di morte che si respira e allo stesso Salvadori che si inventa frottole su frottole dando dispiaceri a sua madre.

    Cinema livido, freddo, distaccato, lancinate quello di Brusati, fatto di deterioramento (dei sentimenti, delle relazioni interpersonali) con una vena crepuscolare che si appiccica addosso (come avverà, più avanti, con il suo capolavoro Dimenticare Venezia), che dopo un inizio noiosetto, riesce, pian piano, a avviluppare con un racconto moderno, quasi pre pulpfictiano, di tristi destini e misere vite che si incrociano.

    Ottima (e di gran fascino) la Luadi nel ruolo della moglie di Sorel (che svetta su tutti), così come è intensa la Strasberg nei panni della figlia addolorata per la malattia del padre, la Valli sul baratro della follia, Wilson sudaticcio e inquieto finto prete che non si sa bene se sia un filantropo o un laido guardone, un Salvatori miserissimo arrampicatore sociale da quattro soldi e Milian cinico omosessuale di comodo.

    Brusati già colpisce duro, non esente da attimi lascivi dai riverberi morbosi, che risalta il suo gusto elegante e al tempo stesso dimesso e di declinante vecchiume che odora di necrosi, dove sia l'aristocrazia (immorale) la borghesia  che i "poveri cristi" sono vittime dei loro vizi e delle loro poche virtù.

    Bellissima Inge Milton nei panni della ragazza facile abbordata da Milian.

    Disordine emotivo e squilibrio esistenziale, per un opera spietata e amarissima, antitesi della solarità (Brusati riesce a imprimire la desolazione dove Maselli, con Gli indifferenti ha fallito) di uno dei più sottovalutati autori del nostro cinema che fu.




    Ultima modifica: 2/09/20 13:24 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 2/09/20 10:46
    Consigliere - 25892 interventi
    Piuttosto spartana e mediocre la qualità del dvd edito dalla 01 (che presenta la versione con le modifiche censoree dell'epoca, con dialoghi modificati e il taglio della sequenza in cui la Lualdi bacia sul ventre Sorel).

    Formato: 1.85:1
    Audio: italiano
    Nessun sottotitolo
    Nessun extra
    Durata effettiva: 1h, 33m e 47s

    Immagine al minuto 00.37.35. Andrea (Jean Sorel) e la moglie Malì (Antonella Lualdi) nel bagno della casa di Tom (Louis Jourdan) durante la festa.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images53/PDVD-154.jpg[/img]
    Ultima modifica: 2/09/20 11:40 da Buiomega71