Il colpevole - Film (2018)

Il colpevole
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Den skyldige
Anno: 2018
Genere: thriller (colore)
Note: Aka "The guilty".
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da LA VITA CORRE SUL FILO giù giù fino a PHONE BOOTH o al più simile THE CALL, il cinema ci ha preso gusto a tenere il protagonista incollato al telefono per l'intera durata di un film. Gli esempi si sprecano e basterebbe solo aggiungere a questi il più riuscito tra tutti, ovvero quel LOCKE in cui - attraverso una sceneggiatura virtuosistica - si riusciva a far davvero salire la tensione tra chiamate incrociate e una situazione...Leggi tutto che andava definendosi lentamente passo dopo passo. La Danimarca aggiunge in coda al genere il suo impiegato del pronto intervento giocandosi la carta della caratteristica freddezza locale, insistendo con primissimi piani senza fine che a tratti sembrano quasi trasformare il film in un radiodramma. Perché va bene ricercare uno stile attraverso le inquadrature di porzioni del volto, degli occhi in penombra, dei colleghi sullo sfondo fuori fuoco (a quanto pare nella maggior parte dei casi totalmente disinteressati al caso), ma dopo un po' ci si accorge che tirarla avanti per un'ora e mezza così sarà durissima. Tanto più che la storia, dopo un'introduzione che ci fa ascoltare altre telefonate utili solo a descrivere il tipo di lavoro e i toni che si utilizzeranno, non ha certo i requisiti dell'originalità, ricordando per molti versi proprio il thriller con Halle Berry al 911. Una donna chiama dicendo di essere stata rapita e di essere in auto con qualcuno che la sta portando non si sa dove. Si riesce a identificare la zona da cui chiama e anche, attraverso le sue indicazioni, molto altro. Ad esempio il suo nome e dove abita, così che Asger (Cedergren) ha modo di parlare con la figlia di sei anni, preoccupatissima e chiusa in casa col fratellino neonato. Il procedere dell'indagine, condotta contattando chi può dare una mano dall'esterno, riserva in realtà un'unica grande sorpresa, chiamata a sistemare un po' quelli che sembravano enormi buchi nello script. Manca però la verve necessaria a sostenere la scelta dell'ambiente unico e del protagonista in scena dall'inizio alla fine. Certo, si può apprezzare il rifiuto di una banale spettacolarizzazione all'americana, la scelta di un rigore riflesso nell'evoluzione della vicenda e nello scavo psicologico dei personaggi, però poi la linearità nella narrazione, la mancanza di qualcosa davvero da guardare "nella scena", in casi come questo diventano difetti che si fanno sentire. Cedergen è bravo nel rendere il nervosismo, gli scatti emotivi, l'irritazione del suo Asger che almeno non lo trasformano nel solito santino da venerare come un angelo custode, la regia riesce invece un po' meno nel non spezzare quella monotonia che si vorrebbe molto vicina al cinema d'autore nel tentativo di sposare alto e basso come nei blockbuster meno bersagliati dalla critica. Il successo è arrivato, con tanto di remake a stelle e strisce, eppure riesce difficile pensare al film come a qualcosa in grado di lasciare un segno indelebile nella storia anche solo di questo curioso sottogenere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/12/18 DAL BENEMERITO KINODROP POI DAVINOTTATO IL GIORNO 3/11/21
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Giùan 28/07/20 09:40 - 4528 commenti

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Palingenesi di un uomo, di un poliziotto, di un operatore di call center, col telefono a far da nemesi insidiosa, ambigua e infine implacabile. Vista la struttura, è innanzitutto un film di scrittura, testimonianza ulteriore di come una buona sceneggiatura sia capace (limiti compresi) di produrre cinema, nel suo coniugare precisione e tensione morale, seminando di indizi, dubbi e trappole le sue pagine. Il resto lo fanno la efficacemente parca regia di Moller e l'"adesiva" interpretazione di Cedergren, impegnato in una full-immersion di alfabetizzazione etico- emotiva.

Kinodrop 2/12/18 16:33 - 2909 commenti

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Asger, a causa di un evento da chiarire, è spostato dal nucleo operativo al centralino del 112; qui intercetta la chiamata di una donna in estremo pericolo che lo coinvolgerà oltre i limiti del suo compito. Una narrazione concentrata nell’abitacolo del pronto intervento, affidata interamente alla parola (come una specie di radiodramma), che lascia quasi tutto all’immaginazione dello spettatore. Un thriller danese che può richiamare l’essenzialità e lo stato d’ansia di Locke, ma con in più un taglio etico e un'introspezione psicologica senza sconto. Tesissimo.
MEMORABILE: Il progressivo cambio di prospettiva in presa diretta.

Daniela 4/12/18 08:37 - 12606 commenti

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Un poliziotto, assegnato provvisoriamente al centralino per le emergenze, riceve la chiamata di una donna rapita dall'ex marito... Un solo ambiente, un solo personaggio ininterrottamente al centro della scena, uno svolgimento quasi in tempo reale: con questi pochi elementi, il regista danese esordiente riesce a mantenere alta la tensione per tutta la durata del film, che appassiona grazie ai suoi risvolti inaspettati e, nella parte conclusiva, commuove con la sola forza delle parole, anche grazie all'interpretazione intensa di Cedergren.

Cotola 8/12/18 13:12 - 8998 commenti

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Una donna viene rapita ma riesce a contattare la polizia: inizia una caccia all'uomo piena di sorprese. Bel thriller nordico che ha la particolarità non tanto di essere ambientato in un unico luogo, ma piuttosto di svolgersi tutto al telefono. Il film si pone una bella sfida e la vince grazie ad una regia semplice e ad una sceneggiatura che sa avvincere mantenendosi sobria: e difficilmente avrebbe potuto fare diversamente. Ottimo il colpo di scena finale con tanto di ribaltamento. Buono.

Digital 10/03/19 11:29 - 1257 commenti

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Uno sbirro relegato al centralino per le emergenze riceve una telefonata da una donna tenuta in ostaggio dall’ex marito. Thriller scandinavo che riesce sin da subito a intrigare, con una tensione che progressivamente si fa sempre più intensa e un colpo di scena che, per quanto non impossibile da pronosticare, risulta alquanto spiazzante. Circoscritto a un unico ambiente, vive essenzialmente dei primi piani di un monumentale Jakob Cedergren. Certo la staticità e il profluvio di dialoghi lo rendono un pizzico tedioso, ma nel complesso merita.

Deepred89 29/03/19 23:13 - 3701 commenti

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Piccolo, coerente e riuscito thriller da camera (con unità di luogo, tempo e azione), forse un po' troppo tirato per le lunghe (per quanto superi di poco gli 80 minuti, poteva essere ulteriormente sfoltito) e un po' frettoloso nel giocarsi la sua macabra ("i vermi": bella trovata) e riuscitissima carta decisiva, ma intrigante e ben interpretato, oltre che credibile nella sua svolta etica alla Locke ed efficacissimo nel far percepire in maniera quasi tangibile immagini e sensazioni con la sola forza dei dialoghi.

Xamini 4/04/19 21:03 - 1244 commenti

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Secondo solo a Locke, nel suo genere (thriller mono ambientazione, quasi mono volto), si avvale anch'esso di un'interpretazione di tutto riguardo e di una regia che trae il meglio dalle due stanze che ha a disposizione, arrivando addirittura a giocare su luci e colori con un piccolo espediente. Allo spettatore è lasciato il compito di immaginare, attraverso suoni, voci, toni e, nonostante l'assenza di immagini, scenari e scene risultano assai vividi. Altro buon sperimentale.

Galbo 9/08/19 07:35 - 12372 commenti

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Un poliziotto solo in una stanza cerca di gestire un drammatico evento familiare. Thriller danese “da camera”, si avvale di una buona sceneggiatura e di una regia capace di sfruttare al meglio la vicenda, di suo già ricca di tensione. La breve durata permette poche divagazioni (giusto quella, non indispensabile, legata alle vicende personali del personaggio principale). L’attore protagonista, sempre in scena, è autore di un’ottima prestazione. Un buon film.

Capannelle 12/05/20 14:46 - 4394 commenti

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Stile molto vicino a quello di Locke e, fatte le debite proporzioni, Jakob Cedergren se la cava altrettanto bene. La regia è attenta nello scandagliare l'animo del protagonista e nel farci arrivare le informazioni a rate, permettendo che lo scenario si componga o decomponga col procedere del film. La credibilità tiene, il ritmo pure anche se nella parte centrale qualche pesantezza si avverte. Quasi buono.

Daraen4 11/09/20 01:11 - 102 commenti

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Thriller da camera privo di immagine del controcampo, si risolve nelle voci dei personaggi invischiati nella vita personale e professionale del protagonista nel mezzo di un difficile momento della sua vita, a metà fra la paura della punizione e la volontà di riscatto umana totale; storia tutto sommato semplice, resa originale dalla location unica avvalorata da una regia perfetta e da una sceneggiatura tesissima e secca, senza nessun fronzolo né lungaggine inutile, con un unico twist, inaspettato e decisivo. Metafora della vita. Perla del cinema. Imperdibile.

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Ultimo 17/09/20 16:21 - 1652 commenti

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Un poliziotto addetto a ricevere chiamate di emergenza cerca di risolvere un caso difficile e delicato. Buonissimo thriller con ambientazione unica (l'ufficio della polizia) gestito al meglio grazie a dialoghi tesi e a un ritmo serrato. Un paio di colpi di scena vanno a segno e si tocca la pelle d'oca. La durata ridotta impedisce qualsiasi tipo di calo della concentrazione. Consigliato.

Anthonyvm 9/03/21 15:48 - 5615 commenti

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Quella che sembra un'ordinaria chiamata d'aiuto si trasforma per un centralinista della polizia nell'occasione per affrontare i suoi demoni personali. Notevole thriller telefonico di straordinaria staticità, giocato completamente sull'inquietudine dei dialoghi e sulle pause silenti del protagonista (l'ottimo Jakob Cedergren, che di fatto regge da solo quasi novanta minuti di film). Il ritmo è assai lento, ma la tensione si mantiene costante e le rivelazioni dell'ultima mezz'ora sfumano la vicenda con tonalità cupissime. Per chi cerca la versione "arty" di The call di Brad Anderson.
MEMORABILE: La chiamata prima di una rissa; La prima telefonata alla bambina; I poliziotti nella casa dei fratellini; Gli insulti alla ragazza caduta dalla bici.

Ira72 15/06/21 09:16 - 1305 commenti

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Si sa che una delle operazioni più rischiose, cinematograficamente parlando, è proprio il thriller da camera. Non è semplice tenere desta l'attenzione avvalendosi di un attore e di una stanza. Ma. Nel caso, Cedergren (poliziotto desideroso di riscatto) vanta un'interpretazione impeccabile. La sceneggiatura perfetta (calibrata al dettaglio nei dialoghi e nella tempistica degli accadimenti) e la regia (raffinata, meticolosa, attenta a determinate inquadrature mai scontate e alle luci) fanno il resto. Semplice, ma spietato, il fil rouge che lega la storia. Ritmo talvolta calante.

Il ferrini 28/06/21 02:09 - 2337 commenti

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Così come in Locke anche qui la vicenda viene raccontata attraverso una serie di telefonate e le inquadrature sono quasi sempre strettissimi primi piani. Tuttavia è un thriller dal grande ritmo e ha una perfetta costruzione della suspense, che avviene attraverso graduali rivelazioni e un colpo di scena ben piazzato. Il protagonista è perfettamente calato nella parte e offre una prova davvero notevole restando sempre credibile e sobbarcandosi il pressoché totale carico del film, con le parole ma anche e soprattutto coi silenzi. Ottimo.

Pigro 15/10/21 13:10 - 9623 commenti

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Se La vita corre sul filo, la realtà corre sull’immaginazione. L’impotenza del poliziotto al telefono con la donna rapita e gli altri protagonisti di un crimine invisibile è quella di chi cerca di ricostruire una storia, e quindi la possibilità di entrarci e modificarla, alla lontana e solo attraverso indizi sonori da decifrare. Splendido film sulla conoscenza, ma anche ottimo thriller per la storia e per l’idea di concentrare l’intera visione soltanto sul volto del protagonista, come una finestra sull’ignoto mondo esterno ma anche sull’angoscia personale.

Herrkinski 14/09/22 21:28 - 8052 commenti

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Inevitabile pensare a Locke, non solo per l'impostazione "telefonica" ma anche per la bravura del protagonista, capace di trasmettere una rosa di emozioni variegata; non è mai facile tenere in piedi un film intero basato solo sui dialoghi, ma il regista danese dimostra di conoscere bene il mezzo e riesce così a sopperire alla relativa mancanza di originalità. Drammatico, pur algido come da tradizione scandinava, il film riesce a coinvolgere fino a un finale un po' ambiguo, restando una visione abbastanza soddisfacente, a patto di tollerare il sottogenere.
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