Rara incursione di Lizzani nella commedia (scottato dal flop del precedente Lo svitato con Dario Fo), Il carabiniere a cavallo è, a suo modo, un road movie in cui i protagonisti non cercano se stessi ma il cavallo rubato dagli zingari. Le migliori battute sono di Peppino De Filippo, costretto a fare da terzo incomodo durante l'anomalo viaggio di nozze.
MEMORABILE: Il (non) dialogo tra Peppino De Filippo ed il padre della sposa durante il frugale e clandestino rinfresco dopo le nozze.
Carabiniere si sposa in segreto contro il regolamento, ma sul più bello gli viene rubato il cavallo. Commedia garbata e spiritosa che Nino Manfredi e Peppino De Filippo dominano con intelligenza e bravura. Certo, la storia è leggera e la regia si comporta dignitosamente e senza particolare verve. Ma il film è godibile e si segue con piacere.
Un buon film di Lizzani, non proprio un habitué del cinema comico ma, almeno in questa occasione, privo di gravezze ideologiche. Le peripezie del carabiniere a cavallo Manfredi, appena sposato e alla ricerca del suo cavallo rubato, vengono descritte con molto bonomia e amabilità e con una gentilezza di tocco che attutisce, fino al pudore quieto, qualsiasi intento di satira. Si ride, comunque, di cuore e di gusto, in questa tarda commedia rosa ambientata, nella seconda metà, in campagna e popolata di personaggi che sono tutti di estrazione paesana e popolare.
Per aggirare il divieto imposto dal regolamento dell'Arma, carabiniere sposa segretamente una maestrina ma, il giorno stesso delle nozze, gli viene rubato il cavallo e deve mettersi alla sua ricerca con l'aiuto di un brigadiere in pensione...
Farsa popolana, abbastanza gradevole anche se molto stereotipata, poggia tutta sulla simpatia dei due protagonisti ed in particolare di Peppino reggitore di moccolo suo malgrado. Lizzani dirige con diligenza anche se il genere non è nelle sue corde, di prestigio le collaborazioni di Scola (sceneggiatura), Rustichelli (musica) e De Venanzio (fotografia)
Benché la commedia non sia propriamente il suo genere, Carlo Lizzani fornisce una buona prova in questo film la cui trama è abbastanza semplice, ma che colpisce in quanto ben girato e soprattutto per l'ottima performance di un Manfredi in stato di grazia, affiancato da validissimi caratteristi come Peppino De Filippo. Buona anche l'ambientazione.
Una commedia molto simpatica che, seppure con una trama esilissima, sa sfruttare al meglio la verve dei suoi protagonisti. Manfredi rifà il suo personaggio dal dialetto ciociaresco e trova in Peppino una spalla eccellente, che su ogni tre battute che piazza almeno due volte fa ridere. Il ritmo è altalenante, c'è qualche ingenuità ma ci si diverte. Molto simpatico il finale al campo degli zingari e la puntata a Porta Portese.
Commediola piccola piccola che si inserisce quasi clandestinamente nella filmografia di Lizzani, impegnato negli stessi anni in opere di ben altro spessore come Il gobbo e L'oro di Roma. Ciò non toglie che il film si riesca a vedere tutto sommato volentieri, complice la brevità dovuta soprattutto ai pesanti tagli imposti dalla censura che vi ravvisava un'offesa all'onore dell'Arma. Manfredi, De Filippo, la deliziosa Annette Stroyberg e altri ottimi comprimari come Salce, Arena e Giuffrè si muovono spigliatamente strappando più di un sorriso.
MEMORABILE: La festa degli zingari con il giuramento del fuoco.
Film atipico rispetto a quelli girati da Carlo Lizzani, peró assistiamo a una commedia piuttosto sempliciotta che si basa molto sulla simpatia di Nino Manfredi e di Peppino De Filippo che gli fa da abile spalla. Musiche e ambientazioni gradevoli per una trama che talvolta lascia un po' a desiderare ma che comunque ci regala qualche sorriso (oltre a un discreto ritmo).
Far ridere non è esattamente la specialità di Lizzani. Piuttosto è il mestiere di Manfredi e Peppino, che manleva la commedia prima di esalare in operetta. Diverte la prima parte: la penna di Maccari e Scola è calda fino al matrimonio (il suocero scontroso, gran carattere) ma s'inceppa quasi del tutto nella seconda, in cui si sorreggono a vicenda la mimica e la lingua dei due mattatori, improbabili carabinieri. Poco più di un carillon la bella Annette Stroyberg.
MEMORABILE: Il dialogo-non dialogo tra Peppino e il suocero di Manfredi contrario alle nozze.
Quasi una versione in commedia di Ladri di biciclette, con il carabiniere derubato del cavallo proprio il giorno delle sue nozze segrete e l'affannosa ricerca che gli rovina la luna di miele. Peppino De Filippo, qui particolarmente misurato, è bravissimo e con Manfredi trova una sintonia notevole. Lizzani faceva ogni tipo di film, anche le commedie quindi, con grande professionalità.
MEMORABILE: La ricerca a Porta Portese.
Carlo Lizzani HA DIRETTO ANCHE...
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Forse alcune sequenze girate con i dialoghi nella Fiat 600 tra Manfredi, De Filippo e la Stroyberg non hanno seguito un giusto ordine di montaggio infatti solo quando Manfredi e De Filippo vanno al mattatoio e parlano con il Dottor Chiantini, interpretato da Renato Chiantoni, si viene a scoprire che il cavallo Rutilio era stato rubato dagli zingari e allora perchè già nelle sequenze girate in macchina in precedenza si parla di cercare il cavallo nei campi nomadi degli zingari e di imparare il loro linguaggio?