Lo scambio di persona, voluto o subito, è stato sviscerato dalla cinematografia moltissime volte e in tutti i contesti, tuttavia questo filmettino britannico riesce ad appassionare lo spettatore riportando tutto ai termini più semplici. Un insignificante professore inglese, in vacanza in Francia, si imbatte nel suo sosia perfetto; dopo una bisboccia si risveglia con l'altra identità, un nobile Conte con problemi in famiglia. Le vicende prenderanno una piega noir imprevista e imprevedibile, ma non tutto viene per nuocere. Si vede volentieri.
MEMORABILE: L'Incontro casuale dei perfetti simili; Il cambiamento di personalità del falso Conte durante la permanenza al castello Francese.
Ottimo thriller con un superbo Guinness in doppio ruolo. La Davis è regale (anche se colpevolmente appare troppo poco) fin dalla prima scena a letto quando chiede al figlio se le ha portato il "regalo". Bella e brava la Maurey amante. La presenza del cattivo si respira costantemente attraverso i suoi parenti, sue vittime nonostante questi non appaia se non fino alla fine; ben caraterizzata poi anche la famiglia che ruota attorno al protagonista e ottimo il finale. Un piccolo gioiellino, un tema abusato che qui produce ottimi risultati.
MEMORABILE: Lo scontro finale; La prima visita alla Davis.
Mite professore inglese in vacanza a Parigi incontra un nobile francese a cui assomiglia come una goccia d'acqua e, suo malgrado, è costretto a prenderne il posto, sia nella complicata vita familiare che nelle altre incombenze... Quello dei sosia che si scambiano i ruoli è spunto molto utilizzato: qui dà vita ad una garbata commedia degli equivoci che ad un certo punto vira verso il thriller per poi sciogliersi in un beffardo finale. Accanto a Guinness, sempre interprete di classe, spicca Davis nel ruolo di una vecchia signora dal carattere acido.
Da un romanzo di Daphne du Maurier, sceneggiato da Gore Vidal, una commedia degli equivoci basata sul più classico degli espedienti (quello dei sosia) e realizzata in perfetto stile britannico, vale a dire con garbo e senso della misura, ma senza spingere mai sul pedale della comicità vera e propria; anzi, prima del beffardo epilogo assistiamo anche a un'interessante sterzata thriller. Impeccabile l'interpretazione di Alec Guinness, ben supportato da un cast di contorno in cui Bette Davis avrebbe meritato più spazio.
Un uomo solitario e grigio incontra il suo alter ego che lo fa entrare nella propria vita per assaporarne pregi e difetti, senonché c'è un ben preciso progetto dietro. Thriller stile Walt Disney, ha pretese psicoanalitiche ma uno svolgimento che si dibatte stanco, prevedibile, "coronato" da un finale ambiguo che lascia il pubblico solo con le sue interpretazioni. Anche a Bette Davis viene assegnato il solito, usurato ruolo di vecchia bisbetica e irascibile.
Uno scherzo del destino, fa incontrare due uomini praticamente identici: uno di loro cerca di approfittarne e... Il tema del doppio e quello dello "scambio" di vita non sono nuovi ma vengono qui declinati bene. Il personaggio del mite professore che pian piano si adegua alla sua nuova esistenza è riuscito. Il ritmo è buono ed il film scorre via veloce e senza intoppi fino alla fine. Bella la prova di Alec Guinness ma anche il resto del cast tiene botta. Finale deliziosamente beffardo, che più beffardo non si può ma che farà arrabbiare qualcuno.
Tratto da uno romanzo di Daphne Du Maurier, è un noir che riesce ad intrattenere piacevolmente, anche se lo scambio di persona richiede una buona sospensione dell'incredulità, per risultare accettabile. Guinnes appare a suo agio nel doppio ruolo, ma buono è anche il cast di contorno inc ui spicca (ovviamente) una Bette Davis che, purtroppo, appare troppo poco. Prodotto "classico" del cinema inglese del periodo, vanta una buona realizzazione tecnica e una regia funzionale a quanto raccontato.
Il sosia lo spinge a prendere il suo posto, in una ricca famiglia disfatta e con un’azienda fallimentare, ma lui ci prende gusto. Più che il tema del doppio è importante qui il viaggio psicologico del protagonista in relazioni sociali da riabitare, e il gioco della scoperta di un mondo altro. Ma chissà cosa ne avrebbe ricavato Hitchcock, grande interprete dei soggetti di De Maurier come questo, visto che in questo film Hamer si attesta su una descrizione pulita e quasi garbata, senza troppe inquietudini, sempre a un soffio dalla commedia.
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In origine l'attore principale doveva essere Cary Grant. Fu Daphne Du Maurier (autrice del libro alla fonte del film), che insistette perché il ruolo principale fosse interpretato da Alec Guinness, in quanto le ricordava molto suo padre (l'attore Gerald du Maurier).