Il capro espiatorio - Corto (1921)

A causa di un equivoco "fotografico", il nostro eroe viene scambiato per un pericoloso criminale a cui tutti dan la caccia. Ultima comica di Buster ad esser prodotta sotto l'egida di Jo Schenck per la Metro e prima delle 2 co-dirette con St. Clair e non col fido Cline. Certamente tra le più ansiogene, sviluppandosi come un lungo inseguimento senza soluzione di continuità, con annessi scambi di persona e rocambolesche fughe. Se il ritmo è alto ed il livello delle gag sempre generoso, il corto appare un po' meccanico e impersonale. Roberts in gran forma.

Indiavolato, frenetico: è il ritmo di questa eccellente comica che vede Buster sempre inseguito da poliziotti, in un’altalena incessante ed esilarante di fortuna e sfortuna. Un corto da antologia per la quantità di gag divertenti, che vedono sempre il protagonista scegliere le vie di fuga sbagliate e al tempo stesso trovare involontariamente quelle giuste. Con alcune chicche: dalla strepitosa sequenza in cui il treno arriva a un passo dalla cinepresa col volto del nostro eroe in primissimo piano, all’ascensore che viene fatto volare.

C'è una sensazione di nuovo in questo corto che riesce a riunire un'infinita invenzione di trovate legate perfettamente tra loro. Più che ridere si rimane stupefatti dalla inesauribile fantasia profusa nel soggetto; c'è pure lo spazio per una storia d'amore, tanto romantica quanto veloce (è commovente come la ragazza dia immediatamente la sua fiducia a Keaton e diventi sua complice). In poco più di venti minuti succede di tutto ma non è una farsa, è una storia vera e propria, dove solo il finale è scontato. Straordinario.

Apologìa della sfortuna di trovarsi nei momenti sbagliati e, nella maggior parte delle situazioni, a contatto con la polizia. Continue successioni di eventi in cui si prevede lo sviluppo o la soluzione, con sporadiche idee vincenti. Anche la solita parentesi amorosa diventa il pretesto per la conclusione e, dato che il suocero viene fatto decollare dentro un ascensore, assume un tono farsesco non pensato molto bene.

L'equivoco al centro del corto (Buster criminale) è solo un gustoso pretesto: la protagonista è la velocità. Inseguimenti, inganni, trasalimenti, amori fulminei, travestimenti si susseguono con ritmo trafelato, senza una sbavatura. I luoghi comuni (poliziotti tonti, padri arcigni) ne risultano elettrizzati; il vortice impazzito prende amabilmente lo spettatore sino a cullarlo in una infantile aspettativa di ulteriori nuove fughe da parte del protagonista. Classico.

Keaton perfeziona i percorsi a ostacoli contro sgherri e poliziotti, lanciandosi in acrobatici inseguimenti già testati con successo ne I vicini e Lo spaventapasseri. I salti mortali e le cadute abbondano, ma mancano le splendide trovate (meta)filmiche de La barca o Il teatro; ritorneranno, dirompenti, in altri lavori successivi. Da sottolineare il montaggio finale durante la sequenza dell'inseguimento tra le scale e la mistica soggettiva sull'inseparabile gigante Joe Roberts (qui sceriffo).