Discreto, ma soffre molto, per le miriadi di coloro che li hanno conosciuti sui fumetti (o negli albi o nei racconti a puntate su "Il Corriere dei Piccoli"), di mancata fedeltà agli appellativi dei protagonisti e, specialmente, di un calo, forse inevitabile, di livello narrativo col passare del tempo. Nonostante ciò, è una serie gustosa.
Una serie famosissima. Chi da piccolo non ha visto almeno una puntata dei Puffi, gli omini blu che vivono in un mondo fantastico dovendosi difendere dal loro accerrimo nemico Gargamella?
L'animazione non è per niente male e le storie, nonostante un eccesso di buonismo, sono più che buone.
Mah, a dire il vero non li ho mai potuti sopportare, anche se la visione era talvolta inevitabile. Indubbiamente azzeccata l'idea grafica (i personaggi si prestavano molto a una serializzazione riciclabile in tanti contesti), ma il livello complessivo era bassino, e il doppiaggio fastidioso. Irriferibili le elucubrazioni sul ruolo della Puffetta nella comunità, e le maledizioni all'indirizzo di Cristina D'Avena e della sua sigla. Rivisti oggi, si rileva solo che Gargamella assomiglia davvero a Bersani, anche come risultati.
Prodotto animato molto carente dal punto di vista grafico, con colori belli carichi. I bambini li collezionavano (io no, anche perché sono sempre stato molto pigro) e i cartoni sembravano più un pretesto per vendere i pupazzetti, visto che se ne potevano realizzare migliaia, con infinite mansioni (peccato per la mancanza del puffo mafioso, del puffo politico o del puffo lavavetri). Storie banalotte, per bambini di una volta, che però almeno privilegiano i buoni sentimenti e tentano di insegnare qualcosa.
MEMORABILE: Gargamella (il personaggio migliore): un vecchio mago mezzo rimba che, in linea di massima, non spaventa neanche il suo gatto.
Difficile parlar male dei Puffi. Certamente prodotto buonista e che non brillava per fantasia. Chiunque li ha visti e chiunque non può non aver amato quel povero cristo di Gargamella con Birba (sorta di Muttley al femminile, anche se il cagnaccio resta insuperabile). Zeppo di stereotipi: Sciccoso (vanesio o gay?), Forzuto (palestrato), Tontolone (l'idiota del paese), Pittore, Goloso, Quattrocchi (lecchino saccente), Puffetta (mah!). Cartone Anni Ottanta che ha un target di infanti e nient'altro.
Pezzo di storia indiscusso dell'animazione, questa serie può sembrare datata, oggi, a distanza di tanti anni dalla sua realizzazione, ma a quel tempo (e anche oggi) è molto divertente, seppure le storie siano in larga parte prevedibili. L'animazione avrà fatto passi da gigante in seguito, ma qui siamo su livelli comunque accettabili. Memorabile il puffo Quattrocchi. La canzone omonima cantata da Cristina D'Avena è entrata di diritto nella storia.
Gli ometti blu più famosi dei fumetti e della televisione, nati originariamente come personaggi secondari delle avventure di John e Solfami. Più che per le storie – ripetitive e dimenticabili – e per l’animazione – piuttosto povera e approssimativa - , la serie si ricorda per le diverse caratteristiche fisiche/psicologiche attribuite ai singoli Puffi, tra cui spicca il Brontolone che odia tutto (“Io ooooooodio remare!”, etc.) tranne Puffetta, unica femmina su una popolazione di 99 individui…
I puffi sono conosciuti in tutto il mondo. Anche se da piccolo li amavo più di ogni altra cosa anche oggi non mi dispiacciono; anzi, mi divertono ancora! Le storie sono ben scritte, la canzone della sigla è cantata dalla intramontabile Cristiana D'Avena, che ha dato qualcosa in più alla serie animata.
Da bambino era un appuntamento fisso e mai noioso. Volendo analizzare questa serie animata oggi non c'è granché da salvare. La cosa più importante è che si tratta di un prodotto non diseducativo e questo è già importante. Per il resto il tutto è un po' annacquato, schematico, con le varie puntate che si susseguono meccanicamente senza scossoni. Il livello grafico, con la dominate di colori bianco (cappelli) e blu (pelle), è accettabile. Preistorico.
Per quel che mi riguarda vale senz'altro l'equazione Puffi=Infanzia, ergo l'obiettività può andare anche a farsi benedire. Era e rimane un cartone per bambini, che ha avuto un successo decisamente clamoroso, ed in Italia ha avuto anche un doppiaggio di buona fattura tecnica. Bei tempi però, quelli in cui ingenuamente non mi chiedevo -come faccio ora- come potesse Puffetta soddisfare da sola il centinaio di Puffi maschi che le giravano attorno...
Incredibile piccolo mondo di esserini blu che vivono dentro i funghi. La serie è un piccolo gioiello, che si impone per l'originalità del villaggio così simile ai nostri eppure così piccolo e fiabesco. La caratterizzazione dei singoli personaggi è molto simpatica (un mio applauso speciale al Puffo brontolone e un segno di solidarietà a Puffetta, unica femmina in un mondo maschile). L'elementarietà del disegno e delle storie rivela l'obiettivo di un pubblico molto infantile, ma dà un tocco di serenità a chiunque.
Celeberrima serie animata prodotta negli Anni Ottanta e diventata oggetto di culto tra i più piccoli, introduce il pubblico in un universo colorato e popolato da strane creature. Episodi certamente innocui ma leggeri e garbati e tecnica di animazione discreta per un prodotto tutto sommato gradevole e adatto allo scopo.
Bella serie animata dedicata ai personaggi blu di Peyo, prodotta in America da "Hanna & Barbera" (anche se, per i miei gusti, è meglio godersela a piccole dosi). Ci si può davvero divertire con i cento e più puffi del villaggio (così uguali nell'aspetto, ma così diversi nel carattere), tanto che abbiamo solo l'imbarazzo della scelta. Simpatico e sfortunato il mago Gargamella che dà loro la caccia, assieme alla gatta Birba, anche se il mio personaggio preferito è la Puffetta. Due e mezzo.
L'ingenuità, purtroppo, non è prerogativa dei piccoli, anzi è l'esatto contrario. Tutt'al più può essere instillata nelle menti in via di formazione dei bimbi mediante prodotti deliranti, offrendo loro, alla maniera di un manicaretto avariato, una serie d'animazione con protagonisti un gruppo di goffi e sgrammaticati -nonché dai pittoreschi e sdolcinati nomi (Gargamella? Ma per carità!)- pupazzetti multicromatici e mal umanizzati, pure introdotti da una mielosa e insulsa canzone (opera ovviamente della sempre giovane Cristina D'Avena) che ci sta come ciliegina sulla torta in cotànta puffata.
Cosa dire che non sia stato gà scritto? Cartone della mia infanzia che non si poteva non seguire, con 'sti gnometti sempre inseguiti da Gargamella (ma sono così buoni?); le storie poi evolveranno con gli anni, ma rimarrano mitici i personaggi primigeni, fra cui Puffo Vanitoso (in pratica un protogay), Grande Puffo e naturalmente il personaggio a me più vicino, Quattrocchi, che è meglio!
MEMORABILE: Il saccentone Puffo Quattrocchi regolarmente defenestrato quando ha detto qualcosa di troppo.
Di questo cartoon ho stranamente sempre preferito i cattivi: il mitico Gargamella ed il suo gatto e l'aiutante Lenticchia, ma anche quella specie di re-orco che compariva ogni tanto. Più noiosi e scontati i puffi; gli unici personaggi degni di nota sono Brontolone e Quattrocchi, ovvero gli unici non "perfettini" e saccenti. Simpatica anche la Puffetta, sempre intenta a bagnare i fiori sul balcone (e ricordiamolo, fu creata da Gargamella!). Simpatico...
MEMORABILE: Brontolone: "Io ooodio..." (qualsiasi cosa!); le arrabbiature finali di Gargamella.
Personaggi entrati nell'immaginario collettivo, i puffi ormai son sinonimo di cartone animato per bambini. Magari sin troppo infantili a tratti, nonchè a volte oggetto di facile derisione da parte di comici di ieri e di oggi, sono comunque parte di una serie di cartoon che si dà forza a partire da una sua palese semplicità, sia nei contenuti che nella messa in scena. Inevitabile la title song della D'Avena. I personaggi son un po' sterotipati nonché un po' derivativi di certe caratterizzazioni disneyane dei sette nani (lo stupido, il colto, ecc.).
Popolare cartone animato che ha avuto il merito di far conoscere i fumetti belgi sugli ometti blu. La serie si distingue per una discreta, seppur datata, animazione, trame simpatiche (anche se un po' buoniste) e personaggi ben caratterizzati (i migliori sono sicuramente il saccente Quattrocchi e lo sfortunatissimo villain Gargamella). Fastidiose le sigle italiane cantate da Cristina D'Avena. Alle generazioni di oggi dubito possa interessare, quindi lo consiglio ai nostalgici come me. ***
MEMORABILE: La scena che chiude la maggior parte degli episodi: Quattrocchi, non sopportato quando fa il saputello, viene scaricato fuori dal villaggio.
Alcuni caratteri e comportamenti umani diventano "Puffi"! Quello che brontola e quello che dice di sapere tutto, il vanitoso e il laborioso, quello forte e quella bella, la Puffetta! Inno all'ecologia e all'amore verso gli animali, ma non solo. Molto particolare l'episodio del Puffo e della sirena, con l'amore difficle e con un finale triste e malinconico. Scontro perenne col "male", Gargamella e Birba in primis, ma anche streghe, guardiani cattivi, etc.. Si vede che è una "vecchia" serie, qualche spigolo c'è, ma è assolutamente impossibile batterci la testa.
Chi di noi trenta/quarantenni da bambino non collezionò un puffetto di gomma? Penso tutti o quasi, segno che almeno per un’intera generazione questo cartone animato fu fondamentale a prescindere dal suo reale valore. I puffi, pur nella semplicità dei racconti, hanno in sé un valore affettivo e sociologico come pochi altri, complici i disegni ingenui ma efficaci e i dialoghi divertenti nella cornice di un ambito naturalistico/istruttivo.
Chi non ha mai visto e apprezzato questo mondo di animaletti blu? I puffi sono più o meno un'istituzione; non tanto per le storie, ove si alternano episodi riusciti ad altri mediocri, quanto per l'impatto che hanno avuto sulla collettività. Da piccolo registravo su vhs gli episodi (altri tempi). Immortali.
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DiscussioneZender • 7/11/07 18:18 Capo scrivano - 2 interventi
La magia di Gargamella, intendi... no, scherzi a parte il problema per me era dovuto al fatto che le vignette sul corrierino erano molto più piccole di uno schermone televisivo, e tutto pareva più dettagliato e curato. Se inizialmente mi era sembrata una serie del tutto innovativa poi mi ha dato l'idea di diventare un fenomeno trooooppo di massa (al punto di diventare un gusto gelato)
I Puffi erano uno dei miei cartoni preferiti di quando ero piccolo. Mi piacevano molto quelli più nuovi in cui non ricordo per quale ragione, finivano nelle varie epoche e, ovviamente, quando si trovavano in pericolo per magia scomparivano da quell'epoca e ad andarsene in un'altra che avremmo visto nell'episodio successivo.
Questo perché, come credo a tanti bambini, mi piacevano i "costumi" delle varie epoche.
DiscussioneZender • 8/11/07 23:35 Capo scrivano - 2 interventi
Tomas io non lo so perché ma riesci sempre a farmi sorridere! Questa dei puffi intertemporali è fantastica! Io ne ho viste troppo poche per ricordarmene ma era proprio una cosa che non sospettavo!
Il cartoon in sè non mi è mai piaciuto molto,mentre ho amato molto il film Il flauto a 6 puffi,dal quale poi anni dopo decisero di trarci una serie di cartoon per la televisione.
Lo ricordo molto divertente,di ambientazione medioevale(c'erano John e Solfami)e i Puffi non erano nemmeno i protagonisti principali,tutto ruotava intorno ad un intrigo in un castello,mi sembra una storia del tipo di quella di Re Artù.
DiscussioneZender • 10/11/07 18:06 Capo scrivano - 2 interventi
Il flauto a 6 puffi??? Sei una vera miniera, Godardi! Io ero convintissimo che fossero nati come vignette e fossero passati solo molto più tardi ai cartoni! Sto flauto a 6 puffi mi giunge proprio nuovo (va bene che non son certo un puffologo...)!
Un momento,Il flauto a 6 Puffi fu il primo film d'animazione su i Puffi,ma penso che le vignette vennero prima.
Strano che tu non l'abbia mai visto,per tutti gli anni 90 era tappa obbligata delle festività natalizie,e a volte anche di quelle pasquali.Fu un cavallo di battaglia di italiauno,tantè vero che l'ultima volta che fu riprioposto in tv fu per i 20 anni della rete privata(2000 o 2001,adesso non ricordo bene)dove passarono in rassegna tutti i telefilm e cartoon che segnarono la rete.
In Italia, la voce di Grande Puffo ha cambiato 6 volte "padrone": a Elio Pandolfi, che lo doppiò nell'episodio pilota, si sono succeduti Gino Pagnani, Tonino Accolla e Arturo Dominici, mentre nei due film le voci erano quelle di Gianni Musy nel primo e di Bruno Alessandro nel secondo