I cugini - Film (1959)

Chabrol racconta efficacemente una situazione consueta: l'ingenuo ragazzo provinciale affronta la frenetica vita metropolitana tra feste, innamoramenti e rivalità, ospite del mondano cugino. Emerge la descrizione di uno spaccato sociale piuttosto deprimente, a cui ci si adatta o si soccombe. In particolare erge la contrapposizione tra l’ingenua vita campagnola fatta di valori e autentici sentimenti e quella mondana più superficiale e cinica. Affascinante il personaggio di Florence.

Appesantito dagli anni, pur se ancor a suo modo disturbante. Chabrol, al suo secondo film, continua a palesare un controllo registico non comune oltreché ad avere le idee piuttosto chiare sul tipo di progetto socio-cinematografico che vuol portare avanti. Così soprattutto la prima parte, con l'"introduzione" del paisàno Charles nel'ambiente "godurioso" del bellimbusto Paul, è di pregnante veridicità. Peccato poi che successivamente il ritmo narrativo si faccia lambiccante e lo stridere di Blain con la Parigi da bere piuttosto programmatico. Biondissima la Audran.

Come farà poi anche in futuro, Claude Chabrol a inizio carriera incentra il suo interesse sul rapporto città-campagna e sui nidi di vipere che si nascondono dentro le case borghesi e le feste mondane. La Parigi di quegli anni è comunque uno sfondo sempre affascinante, e Stephane Audran è di una bellezza e di un fascino davvero unici. Si vede che c'è la stoffa del grande narratore.