Hollywoodland - Film (2006)

Commistione tra noir e film biografico, Hollywoodland funziona sul parallelismo tra l'interprete di Superman Reeves e un investigatore privato - vero eroe della vicenda - che prende a cuore l'indagine sulla sua morte (mistero tuttora irrisolto). Entrambi i personaggi - raccontati con un leggero sfasamento temporale e su schermo con un montaggio alternato - soffrono il peso schiacciante del sistema hollywoodiano, che può dare gloria ma pone precisi confini dettati dai giochi di potere. E se da un lato la condanna è definitiva, dall'altro lo spettatore si attende uno spiraglio di redenzione. Buona prova di tutti gli attori.

Storia delle indagini sulla misteriosa morte di G. Reeves, il Superman televisivo, Hollywoodland è principalmente un film sulla mecca del cinema alla fine degli anni '50, con attori e produttori che popolano l'industria cinematografica e televisiva. È inoltre il racconto di due uomini, l'attore mediocre costretto ad interpretare un supereroe in calzamaglia ed il detective privato in cerca di un occasione di riscatto. Buone le interpretazioni di tutto il cast (la vera sorpresa è Ben Affleck), un po' televisiva la regia.

Due film al prezzo di uno. Un noir (la storia di un detective che deve indagare sulla morte dell'attore tv George Reeves) e un biopic (la storia dell'attore tv George Reeves) intervallati tra loro tramite montaggio parallelo. Tanta carne al fuoco (detection, critica ad Hollywood, affetti familiari interrotti) per un buon film diligentemente confezionato (fotografia calda per la vita di Reeve e fredda per quella del detective) che purtroppo non coinvolge più di tanto e non approfondisce gli argomenti citati. Gran bel cast e un bravo Affleck, una volta tanto.

Un buon film di atmosfera: tradizionale nell'impianto, classico nello sviluppo. Fa pensare a James Ellroy, ma solo perché lo spunto narrativo è la misteriosa morte di George Reeves, interprete del primo serial tv dedicato a Superman, dal 1951 al 1958, mentre del suo stile non si rintraccia né il (calli)grafico ricorso alla violenza né i morbosi risvolti di carattere sessuale. Un'opera prima che si fa apprezzare in virtù del suo collocarsi a margine di un abusato immaginario noir postmoderno. Ed è meglio di quel bidone di Black Dahlia!

Video killed the American kids' star. George Reeves è l'uomo d'acciaio in una serie tv ma sogna il cinema vero. Storia nera con perdenti, amanti potenti, madri ambiziose, detectives male in arnese, tycoons dai troppi segreti. Di tutto, troppo e già visto: la perdita dell'innocenza dell'America, la fine del grande cinema ucciso dalla tv, il declino inaccettabile in una società dominata dall'ossessione della performance. La verità impressa sulla celluloide. Ma anche qui, c'era tutto, meglio, in Black Dahlia. Per un esercizio di stile ne serve uno, di stile.

Hollywoodland è un film diretto benissimo, con interpreti all'altezza della situazione. Meritato il premio a Venezia a Ben Affleck, ma personalmente gli ho preferito Adrien Brody. Non è solo un noir ma anche, forse, una critica al mondo di Hollywood.

Noioso quanto una puntata della serie televisiva anni '50 di Superman e piombato a terra come appunto il discutibile supereroe allora interpretato da George Reeves. Come era accaduto l'anno prima a un autore di ben altra caratura (Egoyan), l'esordiente "seriale" Coulter si picca di far il cinefilo col ricorso ad un noir paludatissimo, attento più alla patinata epidermide che a scandagliare il sottobosco di Hollywood Babilonia. Pensar a Brody come novello Bogey fa venir le lacrime, se la cavano invece Diane Lane, Hoskins e Affleck. Not to be continued.

Se la storia dell'attore George Reeves da sola non può giustificare un film, allora gli si affianca un investigatote privato e un po' della sua storia, con la faccia di Adrien Brody, mentre il Superman televisivo ha quella di Ben Affleck, entrambi non male nelle rispettive parti. In sottofondo, ma non tanto, c'è Hollywood, che da sola invece riesce a inventare milioni di storie. Il tutto confezionato al meglio e per il grande pubblico. Resta il fatto che sembra di aver già visto tutto o quasi (e così è). Alla fine della visione è già scordato.

Il suicidio di Reeves e un indagine di un sofferente investigatore privato con l'analisi di tutti coloro che frequentarono l'attore nei periodi antecedenti al fattaccio. Una narrazione interessante e completa in cui ci si avvale di un ricco e variegato cast, ben diretto. Narrazione fluida in cui i meccanismi di Hollywood sono trattati con completezza.

Attraverso l'indagine di un private eye malmesso, rievocazione di Reeves, celebre negli anni '50 come Superman televisivo, idolo del pubblico ma insoddisfatto nelle sue ambizioni professionali.. Ancora un film su Hollywood, splendori e miserie, verità ed inganni: nulla di innovativo, anzi la regia è piuttosto anonima, ma la storia, nel suo intrecciarsi di ipotesi sulle cause della morte del divo, ha un suo fascino malinconico e gli attori offrono prove convincenti, soprattutto Lane e Affleck, adatto al ruolo di un bel "manzo" di modesto talento.

Affleck diversi anni prima di Batman aveva interpretato anche Superman, o meglio George Reeves, l'attore che interpretava l'eroe nella serie televisiva Anni Cinquanta ed era perfetto, solo perché è bravo nel ruolo dell'inadatto; per il resto le espressioni sono le solite a cui ci ha sempre abituato. Sulle condizioni misteriose della morte della star di Hollywood indaga Brody, giusto un po' insipido. Forse la vera protagonista è la Hollywood degli anni 50, ben fotografata. La storiella è piacevole e sobria ma troppo stiracchiata.

Investigatore è convinto dell’omicidio di un attore tv. Scenario tipico da ambiente cinematografico tra avidi produttori, corna e desideri di gloria. Il periodo di fine Cinquanta è ben raffigurato specie nella storia di Superman, dove la fotografia e la coppia di amanti danno un senso di retrò. Tutta la parte di Brody invece sembra scollata e appartenente a un periodo successivo. Discreto Affleck nelle sue movenze fascinose all'inizio e di attore fallito nel seguito.

Interessante ritratto di uno dei casi più scandalosi della Hollywood degli anni d'oro diretto con mestiere da Coulter e ben interpretato tra gli altri da Affleck, Brody e dalla Lane, i quali sembrano averci messo tutta la loro bravura, nonostante qualche scena giù di tono. L'idea di mischiare il racconto della detective story (la linea principale) con la vita dell'attore del Superman di quel periodo è buona, grazie soprattutto all'ottimo montaggio ed alla scrittura. Molto bella anche la fotografia. Un'opera tutto sommato godibile e da vedere.

Film che gioca tutto sulla bella atmosfera creata da regia e fotografia. Una ricostruzione interessante della Hollywood Anni Cinquanta, con un pizzico di giallo e mistero per mettere in moto la vicenda e creare il giusto appiglio per gli spettatori. Ottimo il lavoro di Brody e Affleck nel cast, con i rispettivi personaggi disillusi e falliti, mentre la sceneggiatura ogni tanto incespica in qualche momento morto di troppo. Buono.