Au debut, i f.lli Duffer sanno già come si divide et impera, fischiettano And the road leads to nowhere stando sulla soglia di casa. Nella loro idea di home invasion post-apocalittica non c’è sangue, l’oppressore è immaginato percepito presagito intuito più per colpe colpi contraccolpi che per agnizione. Che si ha nei 20’ finali, sparigliando i perfetti conti di un film notevole anche solo per capacità di graffettare i raccordi mnemonici con l’eterno presente. Fotografia livida, editing e uso di mdp da scafati della 7°arte, una baby-actress suprema che fa bilancino di precisione filmica a sé.
Un uomo, una donna e la loro bambina sono rinchiusi da 10 mesi in un bunker sotterraneo. Per buona parte della storia, ignoriamo la natura del pericolo da cui si stanno proteggendo e questa ambiguità, insieme alla sensazione di claustrofobia, crea un kammerspiel di palpabile tensione, destinato a sfociare negli ultimi venti minuti in un doppio twist che per fortuna non risulta forzato ma compatibile con quanto mostrato in precedenza. Fra l'horror e la fantascienza pandemica, un promettente esordio nel lungometraggio per i Duffer Brothers, impreziosito dalle buone prove attoriali.
MEMORABILE: Nel bunker, tutti i barattoli degli scaffali iniziano a tintinnare; Le regole, anche quelle della mamma, a volte non devono essere seguite
In pellicole claustrofobiche, alla senza apparente via di scampo, è importante che gli attori siano credibili e la sceneggiatura riesca a creare la giusta tensione, ma soprattutto, faccia sembrare lo svolgimento naturale, plausibile, problemi compresi. E' ciò a determinarne la riuscita, come in questo caso. Gli scambi verbali sono ben studiati; e il terrore di ciò che li aspetta là fuori, ma che può anche riuscire a penetrare nella loro piccola fortezza, è quasi tangibile. E se anche la spiegazione finale, seppur spiazzante, può far storcere un po' il naso, lo scopo viene comunque raggiunto.
MEMORABILE: Il ladro peloso di pesche sciroppate; La soluzione estrema del padre per passare dalla stretta apertura; "Mantenere sempre la calma" (o quasi).
La famigliola americana, l'apocalisse, la città verrà distrutta all'alba, il bunker, er virus, i mocciosi, i militari cattivoni... Già visto? Certo, già visto e qui riproposto nella duecentomillesima salsa, senza nerbo, senza trama, senza attori, senza regia. Il film risulta insopportabile già dalle prime sequenze. Unici sussulti: un topo spappolato e il nomignolo della ragazzina, Zoso, che ricorda uno dei simboli di "Led Zeppellin IV". Finale aperto: te pareva.
I vivi e i morti. I sani e gli infetti. I respiranti e i sospiranti. Incapsulato in un bunker, lo psico-thriller domestico si sveste di angosce, silenzi, elusività e reticenze dissigillando con sapienza tutto l'orrore apocalittico celato ("hidden", per l'appunto). Rovesciamento di prospettiva e relatività dei punti di vista fan da lubrificanti all'identico, ribaltante rotismo di sceneggiatura che qualifica opere bluffanti già approdate anni or sono fra le insenature del cinema, con l'unica palese variante del twist fantasmatico equipollentemente rimodulato in twist epidemico-virale.
MEMORABILE: Il tombino assicurato alle catene; Papà e figlioletta che ripercorrono i momenti felici del passato sfidandosi a un "gioco dell'oca rivisitato".
Per la maggior parte si svolge in un bunker anti-atomico se si eccettuano i flashback e la parte finale; una famigliola vi si è rifugiata per sfuggire ai cosiddetti respiranti. Inizialmente sembra un pandemic horror con le dinamiche di uno zombie-movie, e per certi versi vicino anche al più recente A quiet place, ma poi arriva il twistone diluito tra i 20 e i 15' dalla fine che chiarisce di cosa si sta parlando. Questa è la parte più interessante e significativa, ma la sceneggiatura in generale sa di déjà vu e la suspense (da manuale) si concentra sulla difesa dal mondo esterno.
Nonostante l'ottimo finale con colpo di scena inaspettato e di sicuro effetto, il resto del film si trascina lento, noioso, a tratti addirittura irritante. Soprattutto per quanto riguarda la figura della bambina che tra urletti inutili e frasi alla Cassandra non vince certo la palma della simpatia. Certo è difficile fare un film con tre soli attori ma qui, se si eclude Skarsgård, chi resta non offre una prova sufficiente. Insomma, per dirla chiara, 70 minuti insopportabili e 10 di pellicola mediocremente interessante. Un esordio, per i fratelli Duffer, decisamente pessimo.
All'apparenza un kammerspiel orrorifico costruito in funzione della suspense e delle drammatiche interazioni fra i protagonisti; sarà poi il twist finale a capovolgere il tabellone da gioco, riposizionando le pedine e invertendo i ruoli dei partecipanti. Il problema di film del genere è che, nel malaugurato caso in cui la "sorpresona" venga intercettata dallo spettatore in anticipo (nella fattispecie i dialoghi fanno trasparire sin troppo già da subito), l'auspicato rimestio emotivo sparerà a salve i suoi colpi migliori. La pregevolissima confezione non fa comunque pesare il resto.
MEMORABILE: I "giretti"; La caccia al ratto ladro; In superficie per nascondere la cenere; Il flashback del giorno della fuga; Il delicato colpo di coda finale.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.