Harvey - Corto (2002)

Metafora estrema, viscerale e assieme calviniana, lynchiana e cronenberghiana dell'umiliazione mostruosa della solitudine, ma antiteticamente anche del sacrificio sofferto di una vita di coppia imposta all'uomo per immutabile schema genetico. Un corto semi-espressionistico che essuda e converte in incubo l'istintiva ossessione umana nel cercare la metà con cui fondersi in un unicum giuridico, emotivo e sessuale. Parafrasabile in modi differenti e opposti, il suo impatto ammaliatore e rivoltante è il medesimo di una perversione surreale, lo stesso di una metamorfosi "deadringersiana".

Una struggente allegoria filosofica o spirituale in forma di incubo spaventoso. Un corto in cui prende forma e fisicità un’idea: quella quasi platonica della riunificazione dell’individuo (ermafrodito), o quella esistenzialista della solitudine come mancanza dell’altro, o... Un film in equilibrio tra horror cruento e raffinatezza visiva del frammento, tra trip mostruoso e struggente storia di emozioni (d’amore?) e necessità. Senza sciogliere la molteplicità dei potenziali significati, annegandoli semmai in un finale sospeso e intriso di pathos.