H2S - Film (1969)

H2S
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MMJ Davinotti jr
Anno: 1969
Genere: fantascienza (colore)
Note: Aka "H 2 S" o "H2 s". H2S è la formula chimica dell'acido solfidrico.

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Studiando una comunità di ratti (ma non solo, evidentemente) l'uomo ha capito quanto l'individualismo non porti che alla rovina e, in ultima analisi, all'estinzione della specie. Per questo nel futuro i lavoratori di una grande fabbrica (la Teknè) vengono indottrinati a diventare di fatto schiavi di un unico potere centrale. E' il percorso che compie Tommaso (Gilmore), strano ragazzotto dal look vagamente anticipatore dei drughi di ARANCIA MECCANICA, condotto alla scoperta delle "meraviglie" della fabbrica. In un ambiente asettico e minimalista, dalle pareti bianche, luogo ideale per arrivare alla più totale spersonalizzazione, Tommaso...Leggi tutto conosce prima uno strano professore (Stander), poi il "capo", che riassume quella che è l'intera filosofia su cui si regge la fabbrica. Ci sarà anche una ribellione, ma la responsabile verrà condotta nel castello di una strana vecchina (Poli), chiamata "la centenaria", dove verrà avvelenata. Il professore intanto, passato dalla parte dei rivoltosi, studierà come deporre il capo mentre Tommaso fuggirà con Alice (André) in montagna, dove vivrà con lei in una strana baita piramidale prima di essere ripreso e condotto al cospetto del nuovo capo. Con gli occhi ben puntati al Sessantotto e a certo cinema francese d'avanguardia, Faenza costruisce la sua facile metafora studiando scenografie futuriste di un discreto fascino, inventandosi qualche idea d'effetto come la bambina "teleguidata", addomesticata e mossa dal professore come un autentico robot. Sarà questo il futuro dell'umanità? Era l'incubo del tempo, una massificazione che annientasse il libero arbitrio, una visione futurista che ancora adesso ciclicamente si riaffaccia nella fantascienza ma che ovviamente col tempo ha perso buona parte della sua forza accusatrice. La narrazione frammentaria, volutamente criptica in alcuni passaggi, appare spesso una forzatura non necessaria, alla ricerca di una forma autoriale che si perde nella maniera o nell'insignificante come nel caso dell'estenuate parentesi montana (in cui però sale in cattedra Morricone, autore di un ottimo commento musicale). Piuttosto fuori luogo Paolo Poli in versione "centenaria", più divertito Stander alle prese con i voltafaccia spudorati del suo personaggio. Il tutto è però fortemente penalizzato da ritmi catatonici, da un procedere faticosissimo dove perdersi ad osservare le installazioni futuriste non può bastare a soddisfare chi dal cinema cerca anche un minimo di fruibilità e fluidità.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/04/11 DAL BENEMERITO POL POI DAVINOTTATO IL GIORNO 23/03/17
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Pol 16/04/11 12:30 - 589 commenti

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Solo sopprimendo la libertà personale e mantenendo lo status quo il Potere può presevare se stesso. Penso che dopo il '68 questa sbrigativa sinossi sia applicabile ad un numero imprecisato di pellicole. Faenza tratta l'argomento scegliendo come mezzo una fantascienza fredda, geometrica, meccanica. Scelta azzeccata perché le algide scenografie riescono a trasmettere un'idea di futuro angosciante nella sua asettica perfezione. Angoscia stemperata in parte dal generale tono grottesco.

Daidae 28/02/12 22:29 - 3179 commenti

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Mediocre e allucinata opera di Roberto Faenza. La prima parte è davvero difficile da digerire, tra topi che partoriscono, topi maltrattati e bambine-robot che uccidono pesci. La seconda parte, con la fuga "d'amore" tra il protagonista e la bella Carole Andrè, solleva di parecchio un film altrimenti scarso. Niente di eccezionale, anzi diciamo proprio bruttarello.
MEMORABILE: La ripugnante coppia di anziani; Il matrimonio.

Kanon 23/02/12 10:23 - 604 commenti

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Un bell'esempio di cinema vintage pop che si fa simpaticamente guardare, soprattutto per il sapiente utilizzo delle scenografie stravaganti ed iridescenti. Gli anni (ribelli) son quelli ed il concept sempre lo stesso: contestare/spaccare tutto/omologazione. Faenza però ha dalla sua un estro creativo che rasenta ma non affonda nel pacchiano, riuscendo a mutarlo ed adattarlo adeguatamente alla mercé del suo ricercato simbolismo. Gilmore a corrente alternata; meglio il cast di contorno con uno Stander sornione ed un Poli travesta malefica.

Panza 27/06/15 18:46 - 1842 commenti

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Sullo sfondo di scenografie algide e private di ogni personalità si svolge questo apologo sul futuro in cui esistono solo l’obbedienza e la repressione. Faenza se ne sbatte della commercialità e parte con un prologo inquietante a cui seguono a ruota un sacco di esagerazioni come l’inserimento di una bambina comandabile o di un lunghissimo monologo del professore in classe. La pesantezza si fa sentire soprattutto nella parte in baita, ma il film conserva ancora messaggi attuali sul comportamento del potere e lo stile di Faenza è molto curioso.

Rufus68 6/02/19 23:26 - 3842 commenti

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Comincia alto, con un tono lontano, freddo e sarcastico, da cabaret inumano e postmoderno (i topi), prosegue con crudeltà (la bimba-automa) e accenti grotteschi (la lezione agli studenti nei cubicoli), quindi perde progressivamente la carica mordace assestandosi su rivendicazioni più conformi all'epoca in cui il film venne realizzato. Nel complesso non male, da rivalutare assieme alla distopia Hanno cambiato faccia. Ottimo Poli in laido en travesti.

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  • Discussione Buiomega71 • 23/02/17 19:24
    Consigliere - 25998 interventi
    La farloccandina buiesca di H2S, registrato da Rete 4 nella primavera del 2000, su videocassetta Philips.

    Vidi da ragazzino, su una tv regionale, questo eccentrico (e ora datatissimo) apologo faenziano sul totalitarismo del futuro prossimo venturo.

    Era il 1982, poi sparì nell'oblio (non uscì nemmeno in vhs)

    Quando, dopo quasi vent'anni, Rete 4 lo dette a notte fonda (avevo puntato il timer del VCR) non potevo credere ai miei babarlOCCHI!

    Ovvio che del film non avevo nulla con cui fare la locandina per la vhs, quindi non fu facile pensare a cosa disegnare.

    All'inizio optai per la sola scritta (tipo multicolorata) da mettere a copertina intera, ma non mi soddisfava.

    Pensa che ti ripensa, cominciai a buttare giù delle figure geometriche, che poi sono diventati dei palazzoni. Li disegnai freddi e impersonali per rappresentare la spersonalizzazione del futuro dispotico, per poi addobbarli con delle lucine.

    Nel retro cover classica tagline di Film Tv e anche il fantapolitico faenzano ha avuto la sua farloccandina da mettere nella mia videoteca.

    Ultima modifica: 24/02/17 07:50 da Zender
  • Discussione Zender • 24/02/17 07:52
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Da recuperare, questo. Ottimo suggerimento farloccandinesco, dalla cover molto evocativa :)