Avventuroso a sfondo ecologista di Caminito, ambientato tra i bei scenari d'Africa e poi del Polo Nord. Kinski compare per tutta la parte iniziale in Africa, invecchiato ma ancora in discreta forma, ma a neanche metà del film scompare misteriosamente e poi viene fatto sapere che è morto. Viene il dubbio che abbia lasciato il film a metà, fatto sta che tutto il resto del film è sulle spalle di un Harvey Keitel non troppo convinto; e si capisce, data la sceneggiatura raffazzonata e il taglio televisivo della pellicola. Una misconosciuta bizzarria.
L'idea di partenza non era malvagia e la prima parte del film lasciava ben sperare. Poi il cambio di scenario e la storia che muta continuamente senza sapere bene che strada intraprendere per diventare infine sempre più scontata e persino delirante nel finale. Colpa di una sceneggiatura che peggiora col passare dei minuti rendendo alla fine il tutto decisamente improbabile qunado non ridicolo. Nemmeno la presenza di Kinski e Keitel salvano la situazione. Esornativa la presenza della Caprioglio (imposta da Kinski?). Cartolineschi i paesaggi.
Mediocre pellicola di denuncia, con spruzzate documentaristiche e una parte quasi mistica, dove Kinski la fa da padrone (lui e una "magica" pantera, che protegge nonostante...). E' incredibile come, nella scena del bacio con la sua bella, Kinski sembri Nosferatu (la poveretta doveva essere proprio innamorata). Per non parlare dell'attacco alla fanciulla, dove la cosa più impressionante è proprio la faccia di Kinski, mentre corre verso di lei. Poi Klaus passerà il testimone a Keitel e la pellicola si ridurrà a uno scontro tra lui e i cacciatori, con in mezzo gli eschimesi, saggi e generosi.
MEMORABILE: Kinski, bianco ossigenato, ai lavori forzati tra i neri; Kinski surgelato; I bastonatori di cuccioli di foca presi a mitragliate.
Confuso film d’avventura dalle ambizioni ecologiste in cui i padroni incontrastati sono gli immensi paesaggi naturali “herzoghiani” del Continente Nero e del Polo Nord, commentati da musiche à la Vangelis o Popol Vuh: dinanzi ad essi si presta scarsa attenzione agli sparuti dialoghi e alla sceneggiatura, pulita e agghindata alla maniera di una produzione televisiva di vasta fruibilità. Verso metà, Keitel subentra a Kinski come protagonista e la storia assume la piega di un western tra i ghiacci, offrendo una soddisfacente vendetta contro gli spregevoli cacciatori di foche.
MEMORABILE: Kinski che scherza con i cuccioli di foca. Il monologo finale di Keitel, nello stile di Rutger Hauer in Blade Runner.
Kinski, tormentato da una pantera che gli ha ammazzato la compagna, viene assoldato per cercare un cacciatore di foche che ha ammazzato un ragazzo in Antartide. Ma lui scompare e allora viene assoldato Keitel. Gradevole questo filmetto di avventure dal taglio documentaristico: paesaggi mozzafiato e belle inquadrature, dialoghi scarni ma essenziali e una buona interpretazione del grande Kinski. Un po' lentuccio e più debole nella seconda parte (con Keitel) ma in definitiva godibile. Belle le musiche.
Ottimo film di Carminito che lavorerà con Kinski anche nel Nosferatu italiano dello stesso anno (e appare anche Voyagis). Ottimo il parallelo tra la caccia degli esquimesi e quella futile e crudele delle foche. Riflessivo, girato bene e con una giusta morale animalista, da riscoprire.
MEMORABILE: La mitragliata sui cacciatori di foche; Kinski surgelato; La pietà di Keitel; La caccia all'orso.
Mediocre film di Augusto Caminito, pur con le buone intenzioni ambientaliste e pro animali. Klaus Kinski ed Harvey Keitel sembrano due attori qualunque (specialmente il secondo). Colonna sonora che si avvicina ad altri film del genere, ma che non coinvolge.
Incredibile guazzabuglio che ha vissuto certamente problemi produttivi di ogni tipo; con una sceneggiatura piena di buchi, spiegazioni a posteriori, cambi repentini di scenario e di protagonista principale e una storia che viene troncata di netto per farne iniziare una nuova dopo soli trenta minuti di montato. Eppure qualcosa si salva in questo film. Alcuni scenari naturali ben ripresi, l'interpretazione convincente di Kinski e un sincero amore per la natura lo salvano dalla vaccata in calcio d'angolo.
Film diviso in due parti distinte. Nella prima un buon ritmo e gli splendidi paesaggi africani sono rovinati da una brutta sceneggiatura, che un invecchiato e stanco Klaus Kinski non riesce a salvare. Nella seconda, ambientata al Polo, si conferma la terribile sceneggiatura e le si unisce un ritmo soporifero. E Harvey Keitel, idem come sopra, nulla può farci. Il messaggio ecologico, di base apprezzabile, non passa come forse si sarebbe voluto. Belli gli scenari ma nulla più.
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Ciao Herr,
del film non so nulla, ma cercandolo mi sembra
di aver notato che sul somarello qualcosa c'è.
Resta solo da capire se sia o meno in italiano, ma almeno puoi provare a prenderla.
Segnalo, dopo aver visto i titoli di testa, che il titolo corretto è "Grandi Cacciatori" (senza la "I"). Pregherei chi di dovere di modificarlo, grazie!
DiscussioneZender • 9/04/09 17:30 Capo scrivano - 47698 interventi