Discreto film di guerra, o meglio su un campo di prigionieri tedeschi a guerra appena finita. Non sono esattamente un fan del genere, ma posso dire che anche se la sceneggiatura ha qualche sbavatura di troppo (ed il personaggio di Bud Spencer esce di scena all'improvviso e senza troppe spiegazioni), il risultato non è affatto noioso e si segue con piacere.
Una sorta di saggio registico che sviscera in modo consistente tutta l'ambiguità e le contraddizioni della psicologia militare tramite un'estenuante battaglia di nervi tra canadesi (carcerieri) e tedeschi (prigionieri). La vicenda umana dei due disertori, straziante perché la via d'uscita proprio non c'è, rafforza l'amarissima riflessione: per alcuni la guerra non finisce mai. Montaldo mette al servizio della storia una regia ora dinamica, ora compassata a seconda della necessità, valorizzando i notevoli sforzi della macchina produttiva. Finale spietato.
MEMORABILE: Francon Nero che urla a squarciagola: "La guerra è finita!"
È un film di guerra che ho apprezzato molto nella seconda parte, dato che la prima mi è risultata un po' indigesta. Forse Montaldo voleva fare una sorta di Orizzonti di gloria, ma ci è riuscito solo a metà. Finale che colpisce per la sua tragicità.
Montaldo ci offre uno spaccato analitico sugli intrecci beffardi e paradossali del destino che incombe durante la guerra, senza nulla inventare, perché i fatti narrati sono autentici. La sceneggiatura presenta sbavature che esulano dal contesto principale, penalizzando forse il ritmo, ma nel complesso il film è costruito con sufficiente regia. Il cast sarebbe omogeneo se non spiccasse su tutte la figura di Franco Nero, che qui offre decisamente una intensa, toccante prova d'attore.
Interessante film di denuncia sul fanatismo dei militari nazisti (ma anche sugli altri), per niente spettacolare ma ugualmente avvincente nel seguire il braccio di ferro fra il capitano canadese e il colonnello nazista. Fra loro le sventure di due poveri disertori. Ottimo il cast: Nero in una delle sue prove più convincenti, Johnson e Schneider perfetti, Spencer in ombra ma ugualmente a suo agio. Buona la regia di Montaldo che, seppure con qualche lungaggine, riesce a tener viva l'attenzione. Ottimo.
Otto anni dopo il bellissimo Tiro al piccione, Montaldo torna a parlare dei vinti. Lo fa con una secchezza efficace e con una vicenda resa ancor più drammatica dal fatto che si conclude a guerra finita. Turbamenti personali, contrasti emotivi, logica militare, efficientismo burocratico (con i suoi pregi, che spesso sono pure i suoi difetti) portano ad un finale che sùbito si percepisce come inevitabile. Buone prove attoriali.
MEMORABILE: La Corte, se non sbaglio, esercita avendo alle spalle una foto di Dönitz, che in quei giorni era il Führer...
Prima di denunciare le aberrazioni del potere giudiziario (Sacco e Vanzetti) e di quello religioso (Giordano Bruno), Montaldo (ispirandosi sempre a fatti reali) prende di mira il potere militare, che neppure a guerra ormai terminata rinnega la sua logica spietata. Imperfetto ma intenso, con un eccellente comparto tecnico (splendida fotografia di Ippoliti, buone musiche di Morricone) e personaggi di spessore. Johnson e Schneider dominano il cast, Nero e Aubrey efficaci vittime sacrificali, Bud Spencer resta in scena troppo poco ed è un peccato.
MEMORABILE: Gli scambi verbali tra il colonnello tedesco (un inflessibile Schneider) e il comandante del campo di prigionia (un pilatesco Johnson).
Ottimo film che utilizza l'ambientazione di guerra per descrivere una delle tante ingiustizie indirettamente provocate da essa: un processo svolto a diritto bellico decaduto al fine di preservare il potere. Difficile non confrontare il volto dei disertori coi futuri "Sacco e Vanzetti" (qui però almeno l'accusa è fondata). Così, dopo un decennio in cui i blockbusters hanno cercato di convincerci che la guerra (pur pericolosa) è solo un gioco vinto da eroi belli e portatori di civiltà, tocca a Montaldo ricordarci che è l'atto umano più sporco.
MEMORABILE: Il discorso del generale sull'onore degli ufficiali e la stelletta rossa; La perfetta turnazione dei tedeschi persino per rumoreggiare con le gavette.
Anche alla revisione non convince e non piace, cosa che costa sempre scrivere per un film di Montaldo. Al di là del soggetto, come di consueto scomodo e di ampio respiro (anche cinematografico), pur a distanza di anni dai fatti narrati, il problema è quello di un didascalismo fortemente pervasivo che priva di ogni linfa vitale il film. La produzione internazionale e la mancanza totale di empatia per ognuno dei protagonisti ("disertori" compresi), lungi dal render più coerente il progetto (come presumibile si pensasse) ne depaupera l'espressività e il monito.
Montaldo riporta con bravura uno dei tanti orribili e misconosciuti episodi della Seconda guerra mondiale. Forse la necessità di attenersi alle vicende reali toglie all'occhio dello spettatore la sua parte più spettacolare, ma il racconto resta lucidissimo, impietoso, molto ben scritto e diretto. La bravura del notevole cast riesce a coprire qualche lungaggine di troppo, il resto lo fanno le musiche di Morricone che si attesta sui soliti (elevatissimi) standard. Molto buono il montaggio di Fraticelli, che dà un apporto fondamentale al ritmo della pellicola. Molto interessante.
MEMORABILE: La prova di Helmuth Schneider, il migliore del cast; Gli sguardi eloquenti da attore consumato di Johnson. .
Portato ad affrontare temi scottanti, Montalto si ispira ad un vicenda avvenuta in un campo di prigionia alleato nell'Olanda liberata nei giorni a cavallo tra gli ultimi sussulti di guerra e la resa della Germania. Il bersaglio questa volta non è tanto la guerra ma il militarismo e le sue regole, trasversali agli schieramenti, imposte anche quanto palesemente insensate. Nonostante qualche smagliatura (l'inesistenza di differenze linguistiche, la prova troppo sopra le righe di Nero), un film vigoroso che suscita interesse ed infine indigna per il tragico quanto prevedibile epilogo.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
il 30 maggio 2008 il film dovrebbe essere uscito per la Stormovie
Audio: Ita.5.1R
Video: 16:9/1.78:1
Extra: Presentazione esclusiva di Bud Spencer + Trailer originale tedesco + Filmografie
Renato ebbe a dire: La presentazione esclusiva di Bud Spencer (peraltro spacciato come co-protagonista sulla cover del dvd mentre in realtà nel film si vede in poche scene) si riduce ad un filmato di 30'' in cui dice una cosa tipo "Salve, sono Bud Spencer, ora guardarete Gott mit uns...buona visione". Meglio di niente, comunque :) Ah ah, bellissimo! Spacciata come presentazione esclusiva? 30"? Risibile!
HomevideoXtron • 30/05/12 11:42 Servizio caffè - 1835 interventi
* Il film è basato su un fatto realmente accaduto. Il 13 Maggio 1945, i due marinai Bruno Dorfer e Rainer Beck vennero giustiziati da un plotone d'esecuzione.
Per chi è interessato, qui si può trovare un dettagliato resoconto.
* All'estero è noto con il titolo "The Fifth Day of Peace", in quanto la seconda guerra mondiale cessò formalmente l'8 maggio 1945.
* "Gott mit uns" era anche la scritta incisa sulle fibbie delle divise naziste.
C'è il DVD Quadrifoglio, che presenta i medesimi extra, caratteristiche tecniche e durata dell'edizione Stormovie. La fascetta rappresenta il manifesto originale, ma il volto di Bud Spencer al posto di quello di Franco Nero nonostante, come correttamente riportato sopra, quella di Bud sia una parte secondaria.
Esiste anche un'edizione Mustang/Minerva/Cecchi Gori.
La vicenda reale che diede lo spunto ad Andrea Barbato per il soggetto del film fu a lungo ignorata dal governo canadese perché rappresentava un episodio vergognoso di comportamento da parte dei militari canadesi durante la Seconda guerra mondiale. Tant'è vero che lo stesso governo canadese ostacolò l'uscita del film nelle sale e tentò addirittura di distruggere tutte le copie esistenti sul territorio nazionale.
Fonte: Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Gott_mit_uns_(Dio_%C3%A8_con_noi)
DiscussioneDaniela • 6/10/20 00:41 Gran Burattinaio - 5357 interventi
Pessoa ebbe a dire:
La vicenda reale ...
Molto interessante. Leggendo il testo, mi è tornato in mente un film controverso diretto da Paul Verhoeven, Black Book, ambientato nei Paesi Bassi occupati dai nazisti. Al momento della Liberazione, il Comando canadese acconsente che i nazisti fucilino per tradimento un loro alto ufficiale, anche se questi aveva di fatto collaborato con con alcuni resistenti olandesi non denunciandoli. Black Book non si ispira ad uno specifico evento storico, ma il comportamento dei canadesi è descritto comunque come molto discutibile.
Molto interessante. Leggendo il testo, mi è tornato in mente un film controverso diretto da Paul Verhoeven, Black Book, ambientato nei Paesi Bassi occupati dai nazisti. Al momento della Liberazione, il Comando canadese acconsente che i nazisti fucilino per tradimento un loro alto ufficiale, anche se questi aveva di fatto collaborato con con alcuni resistenti olandesi non denunciandoli. Black Book non si ispira ad uno specifico evento storico, ma il comportamento dei canadesi è descritto comunque come molto discutibile.
Purtroppo non conosco il film di Verhoeven ma essendo egli olandese, tenendo presente che i fatti da cui prende spunto il film di Montaldo si svolsero in Olanda non escluderei l'apparentamento da te proposto. Certo, di episodi simili può essere che ce ne siano anche altri, dal momento che proprio l'Olanda fu considerata a torto una sorta di "porto sicuro" da coloro che per qualche ragione fuggivano dalla Germania nazista e che trovarono invece la morte spesso per colpa di delatori o collaborazionisti (basti pensare al caso di Anna Frank su tutti).