Prima e per lungo tempo unica regia di Nino D'Angelo (prima dell’acclamata rentrée con AITANIC) nonché sonoro flop al botteghino dopo i successi firmati da Laurenti. E si capisce perché. Al di là di una regia palesemente debole, la confezione è sciatta e mancano molto il pathos e l'allegria del miglior D’Angelo. E questo nonostante Roberta Olivieri sia ancora lì a fargli da partner ideale come il UN JEANS E UNA MAGLIETTA, LA DISCOTECA o POPCORN E PATATINE...Leggi tutto e Bombolo faccia sentire la sua presenza prendendo schiaffi a ripetizione e fungendo da spalla comica quando si sente che il sentimento da solo non è sufficiente a portare avanti il film. Questa volta comunque non è Maruzzella/Olivieri a catalizzare da sola l'amore del caschetto d'oro, perché Nino è cresciuto e, dopo essere uscito di prigione (ci era finito per fame), torna subito da Masaniello (Marco Vivio), il figlioccio che da cinque anni Nino mantiene nonostante non sussista alcun grado di parentela (trattasi semplicemente di un quasi-orfano, la cui madre era fuggita abbandonandolo dopo la morte del marito). Solo un paio di intermezzi canori (compresa una esilarante serenata via telefono), una recitazione complessiva ai limiti dell'improvvisazione, tanta sciatteria e un D'Angelo che da solo, pur se concentrato e commovente, non può certo salvare il suo film. Gabriele Tinti (fa il padre di Maruzzella) si vede poco, giusto per rispondere da uomo onesto alle intimidazioni del boss del luogo che vorrebbe avere il monopolio della pesca nella zona. Qualche gag di Bombolo.
Sceneggiato, cantato e diretto dal Nino D'Angelo, il film risulta essere a dir poco squallido. Vuoi la trama troppo lineare, vuoi le interpretazioni penose di tutti... Manca di sostanza, vale solo come buona fotografia di una Napoli anni 80. Bombolo (motivo per cui ho visto il film) è fin troppo marginale, poco comico, anche se in quel poco che fa dà una leggera forza alla pellicola. Forse può piacere ai fan del cantante (io non lo sono) ma per gli altri: astenersi.
MEMORABILE: la serenata al telefono (trash al massimo)
Onestissimo esempio di commedia melodrammatica sottoproletaria. Facile bersaglio per i critici parrucconi di ieri e di oggi, questo cinema ormai estinto si fa rimpiangere, in un'Italia del 2009, capace di produrre solo fiction (autenticamente) scadenti. Pur tra alti e bassi e molte inevitabili ingenuità il mix tra comicità, dramma e buoni sentimenti funziona bene. Godibile.
Logicamente non è un capolavoro, ma neppure una pessimo film. D'Angelo va preso per quello che fu, un attore non eccezionale ma cantante valido che a suo tempo ebbe un discreto successo. Buoni sentimenti, amore e lotta proletaria contraddistinguono questa sua "opera". Alla fine non è male.
MEMORABILE: La serenata al telefono, i picciotti sparano sulla barca.
Il buon Nino o "Nine", come lo si appellava, ci prova. Contrariamente alle piacevoli storielle precedenti si sovraccarica la storia di revanchismo anti mafia, finendo per appesantirla e renderla meno musicarella. La stessa Olivieri perde molto del suo fascino e nonostante Bombolo, di solito a suo agio in certe pellicole, non si sorride mai o quasi. Fattore ulteriore di pesantenzza l'ulteriore carico del bimbo abbandonato dalla prostituta. Sottotono.
Questa volta il destino si accanisce contro il povero Nino: contro di lui la Camorra, un futuro suocero per nulla accondiscendente e persino i suoi stessi colleghi. Ma ancora una volta l'amore gli darà la forza per lottare... Ammetto che Nino D'Angelo mi è sempre stato simpatico: il suo è un cinema veramente popolare, che non si vergogna di essere "povero" (sia di contenuti che di mezzi tecnici). E il film, per quanto prevedibile e ricco di momenti trash, alla fine funziona. Non è certo grande cinema, ma un'occhiata gliela si può dare...
MEMORABILE: In negativo: le serenate di Nino alla fidanzata, davvero terribili (non per le canzoni in sé, ma per come sono realizzate e appiccicate senza logica).
Melodrammone partenopeo con un Nino D'Angelo mattatore (qui anche in veste di regista) affiancato a più riprese da Bombolo che, dal canto suo, non rinuncia a tic e mossette. La storia, strappalacrime e melodica, si consacra all'amore per un povero ragazzotto che il protagonista e la sua ragazza provano incondizionatamente. Se si ama il genere il divertimento e le buone sensazioni non mancano, conditi altresì da uno spezzone quasi poliziesco con la sparatoria in acqua. Tinti fa la parte del cattivo. Godibile e dal lieto finale.
Forse il film dove Bombolo stabilisce il record di schiaffi presi a vanvera. L'opera, girata in luoghi cinegeneci, è assai prossima al terrificante: vicenda e canzoni da fotoromanzo-melassa, regia inesistente (o svarionata); del tutto fuori dai cardini del medio gusto. Tanto scardinata quanto naïf; di quel naïf squallido. Non so come sono riuscito ad arrivare sino in fondo; ovvero non ricordo esattamente cosa (quale perniciosa curiosità) mi ha tenuto incollato allo schermo. Misteri (nemmeno troppo inusuali) della serie Z.
Era il periodo in cui Nino D'Angelo fece 14 film in 7 anni e pur di farlo uscire nelle sale si producevano anche film come questo, diretti dallo stesso cantante in fretta e furia, con attimi di devastante poverismo a livello tecnico. Anche soggetto e sceneggiatura sono approssimativi, con i soliti buoni sentimenti in un film che però dopo mezz'oretta ha già finito spinta e verve e si trascina malamente fino alla fine. Degna di nota solo la presenza di un Bombolo parecchio segnato dalla meningite dell'anno precedente: è il suo ultimo film prima di morire, l'anno dopo.
MEMORABILE: "Dialogo" cantata al telefono, scena cult; "Amore e pensiero" con la Olivieri che si sforza a fare i gesti descritti dal testo della canzone.
Uno di quei film che ti fa capire quanto sia importante avere una buona regia. Non ci si può improvvisare registi e il nostro Nino D'Angelo fa sprofondare un'opera già di suo poverissima in termini di sceneggiatura. Non bastano le presenze della bellissima Roberta Olivieri e del veterano Bombolo (qui già evidentemente debilitato e alla sua ultima apparizione al cinema) per riscattare questa operazione priva di ritmo e di interesse. Anche i momenti musicali, di solito molto piacevoli, non soddisfano il palato degli aficionados del caschetto d'oro.
MEMORABILE: Le "terribili" smorfie di dolore di Nino D'Angelo quando viene colpito da un proiettile in barca.
Procida, la più "selvaggia" delle isole partenopee, fa da cornice a una vicenda sentimentale con sfondo camorristico non molto convincente e alquanto tediosa nello svolgimento. Non basta nemmeno la presenza della bella Roberta Olivieri (la storica fidanzatina dello "scugnizzo biondo") a dare un po' di brio alla storia, che segna la non memorabile prima regia di Nino D'Angelo. Il povero Bombolo (al suo ultimo film) prende schiaffi a destra e a manca, ma è segnato dalla meningite. Il film, di fatto, non decolla mai.
Pellicole simili hanno il merito di non ingannare lo spettatore, perché fin dai primi minuti intuisci se il finale sarà positivo o negativo. Qui si capisce subito l'aria che tira e, nonostante ci siano di mezzo la malavita, il carcere e i sabotaggi, questi passano in secondo piano rispetto alla classica storia di un amore ostacolato da equivoci di ogni tipo (immancabile l'orfanello di turno del quale il protagonista si fa carico). Cast passabile (Bombolo riesce sempre a strappare qualche risata, sebbene appaia notevolmente provato), finale movimentato.
MEMORABILE: Il ferimento di Nino.
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HomevideoGeppo • 28/04/10 12:11 Call center Davinotti - 4269 interventi
Questo era già uscito prima per la CG... ovviamente master orribile.
DiscussioneGeppo • 4/05/19 14:59 Call center Davinotti - 4269 interventi
Essendo preso dalla curiosità ho chiesto a Toni D'Angelo (figlio di Nino) delle delucidazioni riguardo alla regia di questo film.
Il figlio di Nino afferma che il film l'ha diretto il padre.
Geppo ebbe a dire: Essendo preso dalla curiosità ho chiesto a Toni D'Angelo (figlio di Nino) delle delucidazioni riguardo alla regia di questo film.
Il figlio di Nino afferma che il film l'ha diretto il padre.
Geppo, sappiamo tutti che quando uno debutta, di punto in bianco, ha un vero regista che lo aiuta pesantemente.
DiscussioneGeppo • 4/05/19 15:52 Call center Davinotti - 4269 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Geppo ebbe a dire: Essendo preso dalla curiosità ho chiesto a Toni D'Angelo (figlio di Nino) delle delucidazioni riguardo alla regia di questo film.
Il figlio di Nino afferma che il film l'ha diretto il padre.
Geppo, sappiamo tutti che quando uno debutta, di punto in bianco, ha un vero regista che lo aiuta pesantemente.
Non lo metto in dubbio, ci mancherebbe. Ma ho voluto confermare anche la voce del figlio di Nino D'Angelo.
DiscussioneZender • 4/05/19 17:36 Capo scrivano - 47698 interventi
Sì, come spessissimo capita in questi casi poi si finisce con l'avere più versioni contrastanti...
Visto e non credo lo rivedrò ma... Il film dà la possibilità di vedere , nelle ultime sequenze, la location dell'osteria di Troisi ne "il postino" prima che diventasse quella di oggi. Quindi un film con la sua utilità.