Una delle migliori trasposizioni cinematografiche da William Shakespeare non a caso affidate ad uno dei migliori registi dell'epoca aurea classica hollywoodiana. Assoluta preponderanza data ovviamente alla sceneggiatura e ai dialoghi in particolare, con un'accurata messa in scena ed ambientazione storica. Impeccabile il cast con una delle migliori interpretazioni di Brando.
Joseph L. Mankiewicz ha saputo, con facilità, impostare e coniugare "teatro e cinema". Il testo originale di Shakespeare è sempre presente nelle scene e solo poche cose sono state cambiate o cancellate del tutto. Il cast è formidabile (cito un volenteroso Marlon Brando).
Ottima rilettura cinematografica della bella tragedia shakespiriana in cui, come spesso accade nei film del regista, la parola ha un ruolo fondamentale. Si veda a tal proposito lo straordinario discorso funebre tenuto da Marco Antonio, attraverso il quale Brando giganteggia e dimostra di essere uno dei più grandi di sempre, in cui si raggiunge il climax emotivo della pellicola. Anche Mason e Gielgud danno vita a delle splendide interpretazioni. Regia sobria e sicura, sceneggiatura fedele al Bardo e scenografie che vinsero l'oscar.
Ottima trasposizione cinematografica della tragedia di Shakespeare, con il coraggio di mantenere la struttura e il testo originale, e con il supporto di un cast di primissimo ordine, in cui, con Mason, spicca Brando nel celebre monologo sul corpo di Cesare: dieci minuti di virtuosismo letterario a cui corrisponde un'eccellente performance. Mankiewicz colloca la vicenda in una solennità scenografica e recitativa evitando le baracconate dei peplum ed esaltando la forza di questa sanguinosa lotta di potere, in verità molto moderna.
Per la serie "stavamo meglio quando stavamo peggio". Senza dover incorrere nell'aiuto degli effetti speciali, Mankiewicz firma una bella (pseudo) riduzione dell'omonima tragedia shakespeariana, avvelendosi di un ottimo cast (bravissimo Brando, ma anche Mason da non sottovalutare) e di belle musiche d'atmosfera. Il film, malgrado i dialoghi, tutto è sommato intrigante anche se in determinati punti risulta appunto eccessivamente aulico e "pesante", per dirla senza mezzi termini. Ingiustificabile l'oscar alla scenografia, quasi inesistente.
MEMORABILE: Da vedere assolutamente la leggendaria orazione di Marco Antonio/Marlon Brando sul corpo senza vita di Giulio Cesare.
Una prima parte di altissimo livello, in cui giganteggia il Marc'Antonio di un Brando in ascesa. La seconda, invece, si regge quasi tutta su James Mason, ottimo Bruto. Il film ha anche il merito di coniugare cinema e opera teatrale senza perdere in naturalezza. Cala un po', a mio avviso, nel finale. Da vedere.
MEMORABILE: Lui era un Cesare. Ne avremo mai un altro?!
Trasposizione cinematografica dell'opera di Shakespeare con un legame molto forte con il teatro, essendo la pellicola incentrata sull'ottima recitazione (di tipo teatrale appunto) di tutti gli attori. I dialoghi ripettano appieno la provenienza letteraria e pertanto richiedono un impegno da parte dello spettatore al quale oggi (sfortunatamente) non siamo più abituati. Imperdibile il discorso di Brando (in scena comunque mmeno degli altri protagonisti) davanti al cadavere di Cesare, ma non meno valide le prove di Mason e Gielgud. ***
L'impostazione teatrale è palese e il relativo linguaggio, ricercato nelle forme e nell'esposizione, è una gioia da ascoltare, complice ovviamente un doppiaggio fatto in tempi nei quali cose come "l'abolizione del congiuntivo" o l'esclusione di tempi verbali oggi desueti avrebbero marcato a fuoco la carriera di chi faceva Tv e teatro. Grande prova del cast, ma ahimè il film sballa sui tempi: le "Idi" arrivano davvero troppo presto, frustando l'attesa per i grandi monologhi, mentre la resa dei conti tende a trascinarsi forse un po' troppo. ***!
MEMORABILE: La volubilità della folla in base a chi fa l'orazione; Marco Antonio: "...ma Bruto dice che fu un ambizioso... e Bruto è uomo rispettabile!"
Basterebbe il discorso di Marco Antonio nell'interpretazione magistrale di Brando, poderoso esempio di retorica manipolatoria per il modo con cui sa ribaltare gli umori della folla, a far annoverare il film fra le migliori trasposizioni sheakespeariane, ma a questa vanno aggiunte la regia elegante di M. che, pur mantenendo la teatralità dell'impianto, esalta la dinamica delle personalità in campo e ben gestisce le scene di massa, nonché le prove del fine Gielgud nel ruolo di Cassio e soprattutto di Mason, un Bruto di grande intensità drammatica, che risalta splendidamente nel finale.
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