Fresco del grande successo di FANTOZZI, Paolo Villaggio riprende in mano per la Rai il suo secondo personaggio “impiegatizio” (già apparso in molti sketch televisivi) e si fa dirigere da Antonello Falqui per quattro puntate di circa un'ora ciascuna. Il sottotitolo di questo “Giandomenico Fracchia” è “Sogni proibiti di uno di noi” e sottolinea bene quella che è forse la caratteristica principale della serie: annunciati da canti di sirene che ripetono soavemente la parola “Fracchia”, si sviluppano in buon numero ad ogni puntata i sogni ad occhi aperti del protagonista (un'idea che Villaggio riprenderà sette anni dopo...Leggi tutto al cinema), che di volta in volta si trova al centro di situazioni in cui è immancabilmente l'eroe e l'odiato cav. dott. Ulisse Acetti (Agus) un misero sottoposto da umiliare in ogni modo. Lo schema delle puntate è più o meno sempre lo stesso: si comincia sempre con Fracchia che nell'open space aziendale inveisce contro qualche collega (solitamente Graziella Polesinanti, la bruttina da opporsi alla bella signorina Ruini interpretata da Ombretta Colli) ergendosi spesso a fustigatore delle passioni popolari, pronto a trasformarsi immancabilmente in verme quando Acetti lo convoca in ufficio. E' qui infatti che si colloca immancabilmente il primo sketch a due, con Fracchia che, invitato a sedersi sulla poltrona “a sacco”, ci prova cadendo e balbettando poi senza sosta. Si passa quindi solitamente alla seduta dallo psicanalista (sempre fuori campo, ha la voce di Oreste Lionello): disteso su un lettino Fracchia ascolta le domande e comincia a sognare, spesso ricordando i rimbrotti dei genitori (interpretati dallo stesso Villaggio con trucchi differenti). Lo stacco tra una scena è l'altra è spesso privo di vera consequenzialità: concluso ad esempio l'ennesimo sogno càpita che Fracchia si svegli da tutt'altra parte, o che si passi da una situazione all'altra proprio come se si fosse all'interno di una serie di semplici sketch riuniti; ad essi si alternano intermezzi musicali, siano essi il balletto di gruppo dei colleghi che saltellano tra i tavoli utilizzando come temi la mensa, la busta paga e via dicendo, o semplici canzoni inserite all'interno dei numerosi sogni proibiti. D'altra parte è evidente che i riempitivi si sprecano, quando tocca far passare un'ora e le idee mancano. Capito il giochino, poi, le veloci trasformazioni di Fracchia da feroce peroratore di cause perse a dialogante da salivazione azzerata quando parla con Acetti o la Ruini stancano presto e ancor più ripetitivi risultano i sogni proibiti (anche se si anticipa quello storico con Mike Bongiorno a Rischiatutto). Ogni puntata si chiude con l'entrata in scena di Villaggio in maglione di lana a rombi che, nelle parti di alter ego di Fracchia, lo consola e lo catechizza aprendo ai titoli di coda. Curioso che tra i colleghi d'ufficio - assieme a Enzo Garinei, Daniele Formica, le citate Colli e Polesinanti - compaia anche Gigi Reder, che da rag. Filini passa a rag. Borioli senza cambiare look. Quattro episodi ad oggi datati, troppo diluiti, appesantiti da lunghi numeri musicali e che insistono eccessivamente, senza variazioni, sull'appannato servilismo del protagonista. Il quale lascia comunque intuire la forza di un personaggio che, con i dovuti aggiornamenti e una sceneggiatura studiata, approderà al cinema sei anni dopo con ottimi risultati, sfrondato degli inutili intermezzi onirici ripresi invece in SOGNI MOSTRUOSAMENTE PROIBITI.
Parente stretto del cinematografico Fantozzi, Giandomenico Fracchia è quasi una versione televisiva del precedente. Manca però (snodandosi in più puntate) la capacità sintetica fantozziana e la satira che ne deriva è decisamente più blanda e meno pungente. Funziona la prova di Villaggio che trova nel grandissimo Agus la spalla ideale. Regia doc di Antonello Falqui.
Sceneggiato tv anni '70, ricco di gag e pezzi musicali, con protagonista Paolo Villaggio. L'attore/comico/scrittore qui impersona un geometra impacciato e fantozziano, co-creato da lui stesso assieme a Maurizio Costanzo. Molto bella Ombretta Colli, sogno impossibile di Giandomenico Fracchia, nel ruolo della segretaria del burbero direttore Gianni Agus. Il clou della puntata era, naturalmente, il consueto faccia a faccia fra Villaggio e Agus, anche perché Fracchia, dovendo sedersi su di una poltrona-sacco, faceva sbellicare dal ridere. Di culto.
MEMORABILE: Fracchia sogna di essere Raffaella Carrà e balla l'allora popolarissimo ballo "Taratatatà".
Uno dei mitici personaggi impersonati e promanati dal bravissimo attore e scrittore genovese. Quell'individuo che non è poi così distante da situazioni e movenze del più famoso Fantozzi. Qui la serie si incentra, in ogni frammento, sulle evasioni concesse a un mesto ragioniere per sfuggire ad un'esistenza di timidezza, incoscienza e remissione. Ci sono Reder, Agus e la Colli in un contesto che esalta le gag ascrivibili alla verve comica ed unica di una macchietta eccezionale da cui forse, però, non è mai riuscito a estraniarsi completamente.
MEMORABILE: I faccia a faccia col Cav. Dott. Ulisse Acetti.
Delle quattro puntate, le prime due non vanno oltre il mediocre, mentre le ultime due migliorano sensibilmente. La struttura aziendale è classica, con il nostro Giandomenico furibondo apparente, ma poi schiavo del suo marasma quando viene a contatto col direttore (un ottimo Agus). La struttura degli episodi appare un po' anacronistica, con le parti musicali non proprio brevi e che possono annoiare chi crede di assistere soltanto al nostro “eroe” alle prese con la trappola della poltrona. E quando si parla di TV spunta fuori, inaspettatamente, anche la bravissima Ornella Vanoni.
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Sceneggiato in 4 puntate cucito sul successo delle prime esperienze cinematografiche di Fantozzi. Lo stile appare datato (certi siparietti, più consoni ad un varietà che a una serie-tv, annoiano) e l'impianto troppo derivativo. In compenso, Agus è formidabile e la gag della "poltrona sacco" diventerà un classico. Difficilmente reperibile.