Geminus - Miniserie TV (1969)

Geminus (miniserie tv)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Geminus è la statua di Giano bifronte, scultura posta al centro dello sceneggiato e attorno alla quale si sviluppa un complicato intrigo che vede protagonista Alberto Piergiorgi (Chiari), un fotoreporter. Questi, per puro caso, dalla finestra di casa sua a Roma scorge di notte un uomo trafugare Geminus e introdursi con esso all'interno della parte alta del vicino arco di Giano. Presa la fotocamera scatta e si stupisce, poche ore dopo, nel trovare sul giornale l'immagine del medesimo uomo: è dato per morto a Ostia antica. Perdipiù, uscendo dal ristorante dov'è a cena con Caterina (Chelli), la sua fidanzata, nota il furgone del latte che stava sotto l'arco al...Leggi tutto momento del supposto furto. Esplora allora i dintorni e si ritrova in una grotta che, come in una sorta di museo sotterraneo, conserva molte statue, tra cui Geminus. Fa appena in tempo a stupirsi della scoperta che qualcuno entrato lì sotto con un auto lo insegue. Si salva grazie all'intervento di una giapponese (Wu) che non spiaccica una parola di italiano e che il reporter conduce a casa propria. Comincia così un'avventura impostata seguendo il doppio registro della commedia (comica) e del giallo a sfondo poliziesco-spionistico che almeno nelle sue prime fasi si segnala per la predominanza di parti "leggere". Anche perché la recitazione oltremodo sopra le righe di Chiari sembra voler spingere decisa in questa direzione: ne ascoltiamo spesso i pensieri e soprattutto ne seguiamo gli interminabili tira e molla con Caterina (lui e la Chelli proprio quell'anno si sposarono, tra l'altro), gelosa della presenza quasi fantasmatica della giapponese e successivamente di quella dell'ancor più misteriosa Irina (von Fürstenberg). Discutibile il livello delle gag, con un Chiari spesso irritante per l'impaccio con cui si muove tra le due diverse anime dello sceneggiato senza mai riuscire a trovare un'armonia che renda credibile la storia (in cui invece il solito Giampiero Albertini in veste di commissario si ritrova a meraviglia) o che la possa, in alternativa, far risultare divertente. Ma la colpa è soprattutto di una regia (di Luciano Emmer, evidentemente più a suo agio in ambiti documentaristici) che non emerge da una narrazione caotica in cui si saltano molti passaggi e che solo dalla terza puntata in avanti decide finalmente di sotterrare o quasi ogni velleità umoristica per concentrarsi sull'intreccio ammantato di mistero, di cui poco si capisce considerate le enormi voragini di una sceneggiatura raffazzonatissima: tremenda la figura della giapponese - insopportabile con i suoi "come on" e "what?" che Alberto ripete stancamente per azzardare inutili battute – la quale "muore e risorge" più volte senza un perché, ma è persino peggio lo strano tipo cui dà il volto l'indimenticato Ugo Fangareggi, una specie di jolly che appare ad Alberto in più occasioni sotto diverse vesti e che si esprime per frasi sibilline chiudendo spesso i suoi interventi guardando in macchina con una risata beffarda: attiene alla parte "comica" dello sceneggiato e nulla ha a che spartire con i personaggi legati invece all'universo classico del giallo poliziesco made in Italy: la conferma di una malriuscita commistione di generi, penalizzata da lungaggini micidiali come le interminabili esplorazioni nelle gallerie sotterranee o dalle scomparse e ricomparse della statua di Giano e della giapponese. Ci penserà il commissario Stacchi, nel lungo spiegone conclusivo, a riepilogare quanto accaduto facendo finalmente luce sulla vicenda. Il problema è che fin lì si era dovuto proseguire a tentoni senza provare alcuna soddisfazione nel farlo... Restano nella memoria i begli occhi espressivi della Chelli e la splendida faccia di pietra di Albertini, più dell'esagitata performance di un Walter Chiari decisamente non al suo meglio (emblematico in questo senso il goffissimo epilogo in motoscafo)... Nella norma le musiche di Niccolai, limitate le location con abuso della maestosa Villa Miani.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/08/09 DAL BENEMERITO MCO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 20/12/21
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Mco 31/08/09 02:01 - 2324 commenti

I gusti di Mco

Cultissimo sceneggiato giallo d'antan con un Chiari mattatore, affiancato dalla bella e sensuale Alida Chelli e dall'ottimo commissario Albertini. Il Geminus è una divinità pagana bifronte e gode di un'aura misterica di per sé, in più i cunicoli bui e le atmosfere rendono il tutto molto affascinante soprattutto nei primi quattro episodi. Poi si va verso la forzatura, nel tentativo di dare una spiegazione al tutto, senza riuscirvi appieno. Da riscoprire.

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  • Musiche Lucius • 23/10/12 07:32
    Scrivano - 9063 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale:

    Ultima modifica: 23/10/12 08:56 da Zender
  • Musiche Gosp • 31/03/21 23:00
    Disoccupato - 29 interventi
    Non di rado, i compositori di colonne sonore, in quegli anni, erano soliti "riciclare" brani di propria composizione, e utilizzarli in più occasioni. Non sfugge alla regola Bruno Nicolai, che farà comparire lo splendido "Tema barocco" di “Geminus” anche nel film di Jess Franco "Eugenie De Sade". La versione utilizzata in "Geminus" - un incantevole contrappunto, vagamente bachiano, fra la voce di Edda dell'Orso e una discreta chitarra elettrica - sottolinea, con un'irresistibile carica di sensualità, le apparizioni di Irina (Ira von Fürstenberg).

    https://www.youtube.com/watch?v=NXsKuAeEmOE


    Da ascoltare (e vedere), in "Geminus" (2a puntata), min. 30'38"
    https://www.youtube.com/watch?v=_Ok1fOtWOlc

    e in "Eugenie De Sade" di Jess Franco (clip), min. 0'18"
    https://www.youtube.com/watch?v=oGgxCgqUNug




    Ultima modifica: 7/04/21 21:45 da Gosp