Sfrondata di tutto il mito che la circonda (non solo per esser stato il primo cartoon vietato ai minori di 18 anni), l'opera di Ralph Bakshy derivata dai celebri fumetti del disegnatore californiano Robert Crumb è un residuato d'epoca non così facilmente digeribile, fors'anche per un doppiaggio italiano sguaiato infarcito di dialetti e che vede in Fritz un gatto che si vorrebbe emigrato a Brooklyn da Roma (un tempo fu Romeo, il gatto del Colosseo). L'aver poi localizzato pesantemente buona parte dei dialoghi con riferimenti all'Italia del tempo (citato persino Mike Bongiorno come autore di celebri "magre") rende ancor più incomprensibile il tutto, annullando buona parte dell'effetto originale di...Leggi tutto critica alla società americana. Fritz - ma non solo lui - parla spesso in rima, è un gattaccio perditempo e volgare che per portarsi a letto due cagnoline e una gattina sexy si finge disperato. La tattica funziona però, perché rimorchiatele in un albergo se le monterà in vasca da bagno tra i fumi dell'hashish di amici accorsi lì: un'orgia che di fatto è l'unico momento vagamente "hard" del film, nel senso che le tre femmine vengono spogliate e - per quanto stilizzate - mostrano senza veli le loro parti anatomiche (ovviamente antropomorfizzate). Uscito da lì Fritz conoscerà in un bar colui che diventerà il suo idolo e guida, un corvo fanatico del biliardo con cui andare a combinar marachelle nella notte newyorchese. Succederà anche molto altro, ma tutto finirà col confondersi in un caos caratterizzato da eccessi verbali che tendono a sovrastare i disegni e a mescolarli in un vociare senza fine che diventa sempre più un confuso sottofondo. L'animazione - soprattutto quella degli scenari urbani - ha un suo fascino che allontana immediatamente il cartoon dalla tradizione classica (in gran parte di matrice disneyana): tratti semplici e stilizzati colorati spesso senza rispetto delle regole canoniche, con tinte che si sovrappongono mantenendo insospettabilmente un certo gusto. I personaggi non son tutti centrati, tuttavia in molti casi denotano un bel tocco originale, mentre la regia utilizza dinamiche insolite. Ciononostante - e a dispetto di una durata contenuta (siamo sull'ora e un quarto) - si rischia di perdere il filo molto presto per lasciarsi condurre in un gioco che sta tra la denuncia e lo scherzo, indeciso sulla strada da intraprendere. Curioso, storicamente importante ma anche piuttosto pesante (e non certo in senso erotico, dal momento che non si va oltre a qualche nudo e veloci amplessi di passaggio).
Delusione pazzesca. Giunto in Italia sull'onda di grandi polemiche che ne avevano caratterizzato l'uscita negli Stati Uniti, è un'operina la cui unica "rottura" consiste nel linguaggio (animazione). Per il resto (giovanotto che vuole far sesso, fumare hashish etc.) la carica anti-sistema, qui in Europa, aveva avuto mezzi espressivi ben più forti e con meno scandalo.
Il primo cartone animato vietato ai minori; è una perla dell'underground che purtroppo l'edizione italiana rovina completamente trasformandolo in una sorta di commedia all'italiana piena di accenti e dialetti. Quello di Fritz è un mondo squallido come lo è il nostro. Canta la sigla: "In ogni soggetto sia in strada che a letto c'è un poco di Fritz". Fricchettone svogliato e perennemente sballato ed eccitato, è un gatto, anzi è il pornogatto che va sempre contro il sistema. Purtroppo non molto liscio e scorrevole. Chissà l'effetto che fece nel '72!
Brutta animazione, ma in tema con il disgusto che, solitamente, è affrontato dalla "matura" (e inadatta ai piccoli) serie di (porno)cartoni tedesca. Coraggioso però, e anticipatore in considerazione del tempo di realizzazione, prodotto che non disdegna di vergare cazzotti e pugni allo stomaco riflettendo, in maniera spesso retorica, i limiti, i difetti e le manie puramente umane. Fritz è un gatto, ma si comporta (sovente male) come l'essere umano. Disney al contrario insomma, che fece storcere il naso a parecchi benpensanti dell'epoca e che, solo per questo, merita un'ovazione.
Bell'idea di cartoon assai indecente con un simpatico protagonista che bazzica quartieri malfamati, sniffa ed è sex-addicted. Da vedere nella versione originale per preservare le giuste voci (e non da fiera paesana come nell'edizione italiana) e battute (nella sequenza migliore, la prostituta di colore che dice a Fritz "You ain't black enough" diventa nella traduzione "Ma che bel pisellino, rimettilo in scatola").
Bakshi è qui irriconoscibile, giustamente asservito al personaggio di Crumb che gigioneggia sullo schermo. Da tutti contestato per il doppiaggio italiano, io la trovo una evoluzione trash assolutamente in linea con Fritz; se volete capire come sarebbe al naturale procuratevi il seguito, più curato tecnicamente ma forse meno godereccio.
La traduzione italiana fa schifo e riduce il film a una porcata. Da vedere quindi in originale, dove invece emerge il senso di un recupero (nostalgico?) degli anni 60 (anche se fatto pochissimo dopo). Tutti i topoi di quell'epoca (amore libero, droga, rivolta, mito della west coast, scontro razziale) rivivono attraverso le avventure dell'insaziabile gattone in una confusione (e colori) hippy sostenuta da musica d'epoca. La rievocazione lascia però il tempo che trova e d'altra parte disegni e animazione non superano la mediocrità. Mah...
La carica innovativa (vera o presunta) di questo cartone di Ralph Bakshi se mai c'è stata (fu realizzato agli albori degli anni '70) si è ormai completamente esaurita. Rimangono gag e battute pecorecce e non particolarmente divertenti, oltre ad un'animazione di scarsa qualità come del resto il doppiaggio nostrano. Deludente.
Pervaso da un sentore di squallore e sporcizia, con momenti splatter e violenti davvero notevoli e furenti (lo scontro a fuoco con la polizia, il pestaggio con le catene), resta un piccolo cult dell'animazione più sovversiva. Bakshi non lesina momenti eroticomici piuttosto arditi (l'orgia nella vasca da bagno) e il doppiaggio italico non è affatto male (un po' come Monty Python e il sacro Graal) e aumenta la gustosa trivialità del cartoon (alcune battute volgarissime di Fritz sono da antologia). 75 minuti nell'inferno di cartoonia. Piacevolmente laido.
MEMORABILE: Fritz, che mentre fa sesso canticchia "Tuppe tuppe marescià"; Tutta la sequenza al bar col biliardo e il corvo pappone; Lo scontro a fuoco con la polizia.
Contestualizzandolo all’anno di uscita si avverte il clima di rottura che deve aver provocato. Nella visione odierna il linguaggio colorito e gli atti espliciti di un aristogatto sessuomane lasciano diverse perplessità. Temi come il sesso libero, le comuni, l’uso di droghe e le ammucchiate hanno poco effetto e nei dialoghi suonano banali o volgari. Discreti i disegni degli sfondi a livello grafico e del tappeto musicale del periodo.
MEMORABILE: Il biberon di pelle; “Evviva l’hashishilia”; “Ti faccio indurire la pelle moscia”; Le palle da biliardo nella buca di sangue.
Film d'animazione per adulti tratto dai fumetti di Crumb, zeppo di sesso, perversione, violenza, droga, psichedelia e satira politica. Bakshi al solito fa un ottimo lavoro regalandoci un gioiellino della controcultura: le avventure del gatto hippy newyorkese divertono e strappano risate dall'inizio alla fine. Notevoli anche certe scene piuttosto macabre, soprattutto nel finale. Da vedere in versione originale.
Grande esempio di controcultura, che oggi non farebbe la minima impressione ma, considerato l'anno di produzione, è un'autentica perla. Certo, in alcuni momenti le volgarità continue paiono fini a se stesse, ma alcune battute e alcune situazioni sono da antologia. Oltre a sesso e turpiloquio ci sono anche un paio di scene di sangue. Verso la fine un po' si perde. La prima versione, col doppiaggio di Giancarlo Giannini, è ormai introvabile. Peccato, perché pare fosse molto migliore.
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CuriositàFabbiu • 30/11/07 19:27 Archivista in seconda - 658 interventi
l'autorevole bollettino cinematografico del Centro Cattolico, solitamente austero ma elegante e forbito nelle recensioni, occupandosi del cartoon in questione perse completamente il senso del bello scrivere. L'anonimo recensore, nel suo impeto di scomunica, si fece sfuggire goffaggini tipo "(...) e anche qui la scena finisce in un'orgia oscena. La scena si sposta (...)", concludendo la sua condanna con un "E' tutta una dissacrazione, tutto uno sberleffo, la negazione di ogni e qualsiasi valore sul putrido altare di una frenesia erotico-pornografica della piu' infima qualita'(...) al servizio di un'allucinazione sessuale che non e' frequente nemmeno in patologia (Segnalazioni Cinematografiche vol. LXXIV -1973-).
Doppiatore di Fritz direi essere stato anche il mitico Oreste Lionello (cifrare il segmento nel trailer).
DiscussioneFabbiu • 30/04/12 09:45 Archivista in seconda - 658 interventi
Undying ebbe a dire: Doppiatore di Fritz direi essere stato anche il mitico Oreste Lionello (cifrare il segmento nel trailer).
Inizialmente era di Giancarlo Giannini, poi appunto di Oreste Lionello; mai un doppiaggio rovinò, però , il senso di un film, come in questo. Discorsi politico-filosofico-sociali trasformati in chiacchiere sull'Italia; la comunità afroamericana trasformata nella mafia italiana! Certi editori dovrebbero arrestarli per Manipolazione dell'opera artistica originale