French connection - Film (2014)

Il titolo internazionale è lo stesso del film di Friedkin del 1971 ma non si tratta di un remake, quanto della rivisitazione della vicenda dalla parte francese, protagonista un giudice deciso a incastrare il boss marsigliese che controlla il traffico di droga. Due personaggi su fronti opposti della barricata, ma con caratteri simili, interpreti da una coppia di attori fascinosi che avrebbero potuto anche scambiarsi i ruoli. Regia tradizionale, più cronachistica che spettacolare, per un film solido che non fa pesare le oltre due ore di durata.

Un film francese che si rifà nel titolo italiano (ma non in quello originale) ad un classico del cinema americano. Una buona ricostruzione storica dell’ambiente della malavita marsigliese e un regista che dimostra un adeguato senso del ritmo nelle scene più importanti e d’effetto della pellicola. Il limite è quello di una sceneggiatura che si limita ad essere spesso meramente didascalica ed illustrativa, approfondendo poco le motivazioni dei personaggi e la loro caratterizzazione psicologica. Molto bravi gli attori, ben scelti. Non male.

Marsiglia anni 70, impera il sodalizio criminale noto come French Connection. Un giudice coraggioso e spregiudicato dichiara guerra al boss dei boss. Di entrambi seguiamo il percorso umano, parallelo alle vicende poliziesche. Tosto aggiornamento contemporaneo del polar, girato con grande cura e azzeccato eequilibrio tra azione (senza eccessi) e introspezione. Cast riuscito, con menzione per i due ottimi protagonisti. Molto più che un film di genere, non cede agli standard patinato/fracassoni dell'eurocinema formato export e va per la sua strada.

Solido film che scava nella memoria di una mafia internazionale (con sede a Marsiglia) divenuta celebre e spesso stereotipata. La scelta di utilizzare attori di talento ma nessun divo è sicuramente vincente e aiuta lo spettatore a immergersi in una vicenda complessa ed emozionante senza distrazioni. Nonostante la lunghezza del film la trama scorre e l'interesse non cala mai. Ottime le interpretazioni e il compalrto tecnico. Un buon film.

Marsiglia, anni '70: il giudice istruttore Pierre Michel dichiara guerra alla potente organizzazione criminale che ha in mano il traffico di droga. Come andrà a finire, purtroppo, lo sappiamo. Film di denuncia che rievoca fatti reali e riesce a mantenere alta l'attenzione pur evitando di cedere alle facili spettacolarizzazioni. Sceneggiatura ben scritta, ineccepibile ricostruzione d'epoca e ottima prova dei due protagonisti, i cui personaggi sono assai meno diversi di quanto si possa credere. Non certo imprevedibile, ma ben fatto.

Il cinema francese ultimamente ha una marcia in più e lo dimostra anche con questo poliziesco che ha tutte le caratteristiche di un film di questo genere, con in più un'eccellente e dettagliata ricostruzione della Marsiglia anni '70. Gli attori sono ben in parte, specialmente Dujardin che si conferma interprete di gran spessore, mentre Lellouche è un cattivo dalla faccia di ghiaccio. Buon ritmo e qualche concessione al didascalico, ma nel complesso un ottimo lavoro. Da vedere.

Una solida pellicola che narra le vicende del giudice Michel e del fuorilegge Zampa, ispirandosi alla realtà. Narrazione realistica, con ottime ricostruzioni e uno sviluppo narrativo sempre attivo e portato all'azione ragionata. Dujardin è ottimale con la sua mimica e le sue sfaccettature, appropriato Lellouche nella sua piacioneria.

Solido e convincente pur senza raggiungere vette di eccellenza, è un film che ripercorre con garbo le orme dei classici del genere e assicura due ore di buon cinema. Dujardin è intenso e Lellouche un efficace antagonista, bene anche i comprimari. Rimane irrisolto o banalizzato qualche nodo della trama ma il coinvolgimento non manca, il ritmo tiene e va apprezzato che ci si soffermi più sulle persone che su abusate azioni a effetto.

Bel poliziesco francese, d'impronta classica, in puro stile Anni Settanta, con ottimi interpreti, regia decisa e una valida e approfondita sceneggiatura. Girato a Marsiglia e dintorni, è la storia vera della coraggiosa lotta di un giudice allo strapotere malavitoso in città del clan dei trafficanti internazionali d'eroina. Contro una così diffusa rete di complicità, corruzione e connivenza ai massimi livelli, l'impresa si fa via via sempre più disperata, sino ad assumere contorni epici. Notevole anche la colonna sonora. Da vedere.

A penalizzare questo buon poliziesco è più che altro la durata eccessiva, che tende a tirare per le lunghe gli eventi narrati. I protagonisti funzionano nel loro essere cosi simili, la ricostruzione d'epoca è appagante e fedele, lo stile di regia robusto e lontano dalle ben più diffuse americanate. Presente qualche cliché di troppo e un eccessivo uso della camera a mano. In ogni caso ad avercene di film cosi, viste le produzione degli ultimi tempi.

Un poliziesco senza grandi fronzoli, essenziale, che non cerca, a tutti i costi, la spettacolarità narrativa. Un po' come lo era il classico del '71 di William Friedkin. Entrambi i film si ispirano a fatti di cronaca realmente accaduti; qui la lotta è tra il giudice Michel (Dujardin) e il boss marsigliese Zampà (Lellouche). Sia nel classico precedente che qui ciò che conta sono i pedinamenti, le lunghe attese a creare il pathos giusto tra un colpo di scena e l'atro, senza cercare il chiasso delle sparatorie. Cosa che non ha portato gran fortuna al film. Ahimé.