Ficarra e Picone: Diciamoci la verità - Spettacolo teatrale (2004)

Nel periodo di passaggio, al cinema, che va tra l'esordio incerto di NATI STANCHI (2000) e la ripresa decisiva di IL 7 E l'8 (2008, che li porterà a replicare poco dopo e a imporsi definitivamente anche sul grande schermo), Ficarra e Picone girano i teatri con uno spettacolo in cui ancora non emergono le potenzialità grazie alle quali riusciranno a sfondare. Gli sketch sono lunghi, a tratti un po' troppo ripetitivi, non incisivi come potrebbero, ma già mettono in luce il non comune affiatamento della coppia. Poco più che trentenni, i due si esibiscono...Leggi tutto al teatro Politeama di Genova lasciando che ad aprire sia Picone, il quale capiamo che sta provando a scegliere quale sia il modo migliore per svelare all'amico che da due anni ha una storia con sua sorella. Ne teme la reazione isterica, essendo lui gelosissimo di lei, e il modo con cui Picone dovrà introdurre l'argomento è tutto da ridere. O dovrebbe, perché per quanto non manchino le buone battute lo sketch è esageratamente urlato e poco affinato, rispetto a quanto avrebbe dovuto essere per avere l'efficacia necessaria.

Si nota la tendenza ad allungare troppo i tempi, difetto che si fa ancora più evidente nello sketch successivo, in cui i due sono alle prese - nel ruolo di ingegneri, presumibilmente - con la progettazione del ponte di Messina. E' il momento forse meno riuscito, estenuante e che - pur di nuovo presentando alcune sottigliezze e scambi azzeccati - non va molto oltre l'introduzione di elementi, all'interno del ponte, da costruirsi per favorire le rispettive famiglie dei due (un autogrill, un asilo...). Spunti anche di una certa originalità ma trattati in modo farraginoso.

Vivace - per quanto meno sottile e decisamente più volgare - la parentesi coi due seduti in quello che dovrebbe essere lo scompartimento di un treno (va ovviamente tutto immaginato, dal momento che la scenografia si riduce a tre seggiole e anche in altre parti dello show poco più in là si va, con uno schermo colorato uniformemente sullo sfondo). Picone è composto, riservato, Ficarra qui uno sguaiatissimo tamarro che urla, telefona ad altissima voce comunicando al cellulare con la sua donna il proprio appetito sessuale: uno scontro rumoroso, con Picone nel chiaro ruolo di spalla e un Ficarra che deborda oltre ogni limite. A tratti comunque si ride e lo spettacolo si risolleva. Ancora meglio va con i due che, sempre seduti uno a fianco dell'altro, discutono di vari argomenti a modo loro in quella che a vederla sembra quasi una replica della "panchina" di Ale e Franz (cui manca però l'atteggiamento da feroce presa in giro dell'uno nei confronti dell'altro).

La chiusura prima dei bis arriva con i due in piedi con un leggio a testa di fronte: Ficarra elenca i motivi per cui si dice fiero di essere siciliano, Picone quelli per i quali al contrario se ne vergogna. Un gioco intelligentemente condotto, un botta e risposta che offre spazio alla riflessione accantonando per un attimo le risate. Forse il momento più alto dello show, che continua con Ficarra che annuncia di fatto i bis prima di travestirsi (lo stesso farà Picone) da falso straniero che gioca nell'Inter: uno sketch anomalo, non troppo spassoso e breve, al quale segue un Ficarra poeta sui generis che chiude definitivamente. I fan della coppia apprezzeranno, gli altri non necessariamente: servivano maggiore concisione e più misura da parte dell'esuberante Ficarra, esageratamente sopra le righe in troppi frangenti. La qualità migliore è data dall'indubbio mestiere della coppia, che sa tenere il palco con bravura. A Picone capita di non saper sempre trattenere le risate...

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