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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/04/14 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 8/04/14 12:37 - 9623 commenti

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L’insulso titolo italiano non rende il senso dell’originale “Tale padre, tale figlio”, ossia: si può accettare un figlio non proprio, scambiato nella culla? Film sul significato della paternità, che sconta il rigore di un plot da dramma didattico, con schematismo dei personaggi (anche sociale e perfino urbanistico, fino a riflettere lo scontro tra 2 diverse anime del Giappone e della modernità), nel quale però Koreeda riesce a calarsi con delicata umanità, soprattutto nella lenta trasformazione dell’ambizioso padre in genitore maturo.

Rebis 9/04/14 18:59 - 2331 commenti

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Il rigido schematismo narrativo (due famiglie antitetiche per cultura e stato sociale, due bambini scambiati alla nascita, l'inevitabile confronto apportatore di consapevolezza) trascende in una riflessione sulla genitorialità (paterna, nello specifico). Koreeda sfuma il paesaggio morale nel classicismo della forma - anche musicale (Bach) - restituendo la temperatura emotiva delle anime chiamate in causa. Se Nessuno sa era un film sul fallimento dell'istituzione familiare, Father and Son è più cautamente un apologo sull'umiltà, sull'osservanza dei ruoli nella transitorietà dei modelli.

Cotola 18/04/14 10:46 - 8998 commenti

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Il tema è di quelli molto interessanti e delicati ed il regista per fortuna sa trattarlo con la dovuta sobrietà e delicatezza, senza patetismi, inutili e lacrimevoli scene madre e senza manicheismi di sorta. Però Koreeda (che in passato ha saputo fare di meglio) si lascia andare ad un troppo rigido schematismo di fondo che forse è la causa principale di un'intensità emotiva non sempre ad alti livelli. Non ci si riesce, infatti, ad immedesimare in toto con i protagonisti ed i loro dubbi e turbamenti, ma forse, in parte, è voluto. Ovviamente un buon film, ma un po' al di sotto delle aspettative.

Daniela 8/09/14 08:43 - 12606 commenti

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Lo scambio in culla fra due bimbi di diversa condizione sociale è un tema già declinato varie volte, soprattutto in in chiave avventurosa e/o brillante. Il regista qui sceglie un registro pacatamente realistico, incentrando la narrazione sul personaggio del padre della famiglia benestante, un architetto ambizioso che vede nel figlio un'occasione di ulteriore affermazione personale. Qualche indugio didattico e la scarsa comprensibilità di certi comportanti non tolgono valore al film, delicata parabola sulla scoperta di cosa significhi essere padre, al di là dei legami di sangue.
MEMORABILE: "Ora mi spiego tante cose": è la prima frase pronunciata dal protagonista quando gli viene comunicato lo scambio avvenuto in ospedale

Galbo 3/05/15 10:07 - 12372 commenti

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Già affrontato da un film contemporaneo, il tema dello scambio dei bambini in culla diventa il pretesto per parlare della prevalenza della genetica sull'educazione familiare, i legami di sangue contro le abitudini quotidiane. Il bel film giapponese tratta il tema in maniera assai sobria, benché si avverta talvolta qualche forzatura narrativa, e curando in modo particolare la caratterizzazione dei personaggi e i loro non pochi drammi interiori. Molto bravi gli attori.

Didda23 1/04/16 10:34 - 2424 commenti

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Lo spunto iniziale, ovvero lo scambio di neonati, non è del tutto originale (presente pure in una sottotrama di un poco riuscito cinepanettone), ma è affrontato con rigore da un abilissimo Koreeda, che gestisce magnificamente sia il comparto attoriale sia il mezzo cinematografico. Delicata e sofferta riflessione sulla paternità e sulla gestione dei più consoni metodi educativi e formativi. La forte dicotomia presente fra le due famiglie non è un limite alla sceneggiatura che poggia su dialoghi ben confenzionati. Un buon film, senza dubbio.
MEMORABILE: Il saggio di musica; Gli incontri tra le due famiglie.

Jandileida 3/06/16 21:02 - 1558 commenti

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L'eterno problema dell'educazione da dare ai figli, questa volta in Giappone (società da sempre in bilico tra ieri e oggi e che fa dell'educazione rigida quasi il fondamento del proprio benessere) e attivato da una espediente solito (lo scambio di neonati) ma che viene gestito in maniera matura da Koreeda. Inoltre, nonostante il tema pronto per favorire la lacrima facile, il film si mantiene in un piacevole equilibrio risultando qua e là magari didascalico ma anche capace di far riflettere su un tema "minore" come la paternità.

Paulaster 29/11/21 10:00 - 4375 commenti

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Le conseguenze di uno scambio di culla sembrano semplicistiche dal punto di vista pratico ma dimostrano gran complessità. Il film è una critica all'arrivismo di manager che confidano nel legame di sangue per crescere fenomeni che in fondo sono bambini. La morale è che una famiglia si cresce con l'affetto e il ruolo di genitore non è scontato. Trama in chiave riflessiva con piccole scene di forte impatto dimostrativo asciugate da melodrammi o facili commozioni. Anche il piccolo ruolo della colpevole infermiera denota il clima di nevrosi sociale giapponese.
MEMORABILE: La prova di pianoforte; La proposta di tenere i due bambini con schiaffo conseguente; Il desiderio di tornare a casa del piccolo.

Lou 23/05/18 16:19 - 1119 commenti

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Koreeda esplora le conseguenze di un caso di "scambio di culla" sui nuclei familiari coinvolti, con sguardo concentrato sul processo di maturazione di un padre di fronte alla drammatica consapevolezza di aver allevato per sei anni un figlio non biologicamente suo. Un tema forte, affrontato con cura e attenta riflessione, anche se con qualche semplificazione: possibile tentare di riportare i due bambini di sei anni nelle rispettive famiglie naturali senza supporto psicologico?

Giùan 25/05/18 10:22 - 4528 commenti

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All'inizio si è (cinematograficamente) un po' spaventati per certo déjà vu del peggior barocchismo Inarritu-Arriaga, ma le coincidenze deterministiche lascian presto fortunatamente il posto a un discorso il cui slargo d'orizzonte è tanto più insondabilmente vasto quanto discretamente intimo. Koreeda sprigiona un talento di sensibilità registica raro, capace di maneggiare con cura un materiale di umanità delicatamente infiammabile, in cui ogni genitore può riconoscere con una malinconia non disperata le proprie colpevoli pene. Bravi tutti i protagonisti.
MEMORABILE: Ryusei che continua a chieder perchè deve chiamar papà Ryota: l'abbraccio tra le due madri; Gli occhi del piccolo Keita.

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Capannelle 17/11/20 22:49 - 4394 commenti

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Koreeda dimostra una notevole bravura nel gestire i movimenti della mdp e degli interpreti, assicurando uno stile di ripresa elegante ma non pretenzioso e una galleria di personaggi efficace, a cominciare da un Fukuyama in grande spolvero e dei bambini genuini quanto basta. Quello che può ravvisarsi come un difetto della parte centrale è invece un certo schematismo di fondo nella contrapposizione tra famiglia ricca e famiglia più semplice, e poteva essere attenuato. Dialoghi azzeccati.

Festo! 8/12/20 14:16 - 83 commenti

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Un bel film, ben diretto, che offre molti spunti di riflessione. Se a metà storia si capisce abbastanza bene dove l'opera andrà a parare (una fine tutto sommato lieta, malgrado la mancata punizione della "colpevole"), si creano aspettative che vengono in parte deluse: in altre parole, un crescendo emotivo che però non esplode. Uno dei temi cardine è la difficoltà di comunicare e i personaggi sono in parte stereotipati per creare opposizioni evidenti (città/campagna; lavoro/famiglia; ecc). Non è tra le pellicole che rivedi una seconda volta, ma è davvero valida.
MEMORABILE: "Lei è dov'è perché il piede dall'acceleratore non lo ha mai staccato"; La colonna sonora al pianoforte dei titoli di coda.

Thedude94 30/04/21 00:03 - 1084 commenti

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Koreeda mette in scena un dramma molto riflessivo, che si concentra in maniera principale sul rapporto tra un padre borghese e suo figlio/non figlio, ma anche su una situazione complessa dal punto di vista della fase di crescita più importante per due bambini. La regia è ottima, rimane molto solida per tutto il tempo; nonostante il ritmo blando la storia regge ed emoziona senza scadere nel ridicolo e nel convenzionale. Molto unito anche il cast. Insomma un'opera notevole che porta alla ribalta il regista nipponico e lo rende uno degli esponenti più importanti del cinema orientale.
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