Ennesimo abbecedario a uso e consumo dei tanatophiles alla stupita faccia di André Bazin, dimostrazione di come e quanto la corsa al gross-out sia liminare a una genuina controinformazione come a un sincero intento antropologico e storicistico. Non ti spieghi altrimenti perché nella merenda tematica della pena di morte ci stiano i cavoli del suicidio di Dwyer, del terrorismo, di Pacciani, degli omicidi, delle gite obitoriali con musica degli SPK (a lei sola va il pallino del voto) a imbellettare i cadaveri. La risposta va da sè: il vero condannato a(lle facce della) morte è lo spettatore.
MEMORABILE: La lenta lex talionis applicata su mano e piede a un ladro.
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Oltre a sbatterci in faccia del tutto gratuitamente la terrificante fucilazione di Mohammsdine Salar che chiudeva il primo capitolo, il film saccheggia anche Le facce della morte 2 da cui riprende le stragi di El Salvador
DiscussioneRaremirko • 17/04/12 21:14 Call center Davinotti - 3863 interventi
Schramm, pure questo mi sfugge.
cmq
1: Dead alive è la stessa dei traces of death mi pare, sai?
2: dei SPK come shockumentary c'è Despair, qua sul sito l'ho anche commentato, sapevi?
3: si trova facilmente in giro il film?
quindi quest'ultimo, a differenza del primo, è pura exploitation no?
1. boh. può darsi. non sono così fanatico dei traces. data l'impostazione, non mi sorprende.
2. despair/autopsy l'ho visto mezza vita fa, quando girava semiclandestinamente in vhs (probabilmente allora tu eri ancora piccolo). i due pezzi qua usati sono di Leichenschrei. non è comunque un vero e proprio shockumentary.
3. volendo, sì. ha però il neo dell'overdub russo (tanto le immagini parlano da sole)
4. sì, il primo si sforzava di intavolare un discorso, un dibattito attorno alla pena di morte, questo è della serie "beccati la tua dose di choc e godi", con non poche clips che con il tema ci stanno come la maionese sul gelato.