Firenze, una coppia: lui (Musante) affascinante professore universitario di mezza età, lei (Muti) una giovane e graziosa insegnante inspiegabilmente inquieta nell’animo, ed è
quest’apprensione a turbare il loro rapporto. Salerno indaga sull’amore avvalendosi di dialoghi neo-sofisticati, incantevoli scenografie (nella seconda parte del film ci spostiamo in Sardegna) e uno splendido commento musicale del Maestro Patucchi. Un sentimentale ricercato che attinge al lacrimevole. Per me una manna!
Come in Anonimo veneziano c’è un male incurabile, sebbene questa volta a morire sia l’amore, vittima del dissidio tra la sua concezione idealista (Musante) e quella pragmatica (Muti). Ridondante nei dialoghi, pretenzioso nel melodramma (sguardi umidi e corrucciati, languidi addii e inattesi ritorni, scorci romantici, pianoforte strappacuore) e ovvio nelle conclusioni, si risolve nella competente regia di Salerno e nei limpidi paesaggi fotografati da Marcello Gatti. Degli interpreti si ricordano il medico eccentrico e compagnone di Scaccia e il sorriso solare e accattivante della Guerritore.
Salerno dirige questa pellicola dalle ambiziose pretese, evidenti soprattutto in fase di scrittura: in effetti i dialoghi sono intrisi di divagazioni e speculazioni filosofiche di basso livello. Il ritmo soporifero e l'evanescenza del racconto fanno dell'opera un possibile antidoto contro l'insonnia. Sulla carta si vorrebbe fare un affresco delle problematiche amorose (l'inconciliabilità di due visioni d'insieme) della borghesia, nei fatti si assiste ad una serie di elucubrazioni mentali sostanzialmente inutili.
Sentimentale d'intelletto: si può identificare con questa definizione la raffinata pellicola di Enrico Maria Salerno. Raffinata nelle ambientazioni, sofisticata nei dialoghi e nelle psicologie ma banale per quanto riguarda l'intreccio amoroso (Un ragazzo e una ragazza con Jerry Calà non è che sia molto distante).
Enrico Maria Salerno dirige un film tratto da un romanzo di Saviane ma l'opera si rivela trionfo dell'autoreferenzialità, stile che vorrebbe (senza riuscirci) diventare sostanza. Un film narrativamente esile a dir poco che si cerca di "irrobustire" con una cornice che appare suggestiva ma alla lunga esiziale e irritante. Come si dice in questi caso: "bella la fotografia"...
Da un romanzo di Saviane un melodramma con dialoghi ben strutturati e una valida introspezione psicologica dei protagonisti. Al tempo stesso si osserva una certa forma di manierismo che sfocia in lievi ovviietà. Azzeccato il commento musicale e interpreti nella parte.
Dopo il colpaccio con Anonimo veneziano, Salerno tenta il bis. L'interprete maschile (Musante) è lo stesso e se la cava bene, ma la Muti (inespressiva) non regge il confronto con la Bolkan. I dialoghi ovviamente sono ben scritti e curati, ma tutto sa di deja vù, malgrado la regia raffinata. Una visione, comunque, la vale.
I dialoghi sono a volte pesanti e prendono traiettorie surreali, pompose, ma in fondo è lodevole e credo sincera l'intenzione di esaminare il senso dell'amore, della maternità, della paternità, del possesso tra uomo e donna. Musante perfetto nella parte, piatta nella recitazione la Muti, molto più toccante la Guerritore. Scaccia simpaticamente pazzerello e saggio non mi è dispiaciuto. Splendida Firenze e tutta la parte "marina".
MEMORABILE: Scaccia che descrive, con la metafora del vaso antico ricostruito, il rigetto di un amore ricomposto per forza e oramai logoro.
Salerno se la cava discretamente alla regia, supportato da un buon cast (azzeccata la coppia Muti-Musante) e dal sinistro, intrigante rapporto esistente tra i protagonisti, che si lasciano e prendono di continuo, mentre lo spettatore rimane col fiato sospeso fino all'ultimo. Si tratta comunque di uno di quei film il senso del quale si capisce soltanto dopo l'epilogo, ma il fatto che difetti di avvenimenti importanti, emozioni e passione rende il tutto complessivamente noioso. Una sola visione è più che sufficiente.
Un dramma nel romanticismo, in cui il regista dirige la sua pellicola in modo discreto avvalendosi di un buon cast di attori (Musante Muti). Storia d'amore ambientata nella bellissima e raffinata città di Firenze dove però i dialoghi sono poveri e poco convincenti. Film comunque che dovrebbe molto far riflettere sul vero e profondo significato della parola "Amore" e sullo stato d'animo di una donna che rinuncia alla sua maternità. Ottima la fotografia, lodevole la colonna sonora molto appropriata ai fatti e all'ambiente.
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Figurati cher Didda! Come sai adoro i polpettoni pretenziosi e filosofeggianti Anni '70 e questo (come CANDIDO EROTICO e il cultone DISPOSTA A TUTTO) ne fa parte. D'accordo, lo faccio più che volentieri ahahah
ho rivisto oggi il film, invero non troppo attentamente, e per la prima volta ho notato un dettaglio, nella scena della festa di paese notturna con tanto di musica e danza: colui che in qualche modo dichiara aperto il balletto e inaugura l'estate, è per caso proprio Enrico Maria Salerno che fa un piccolissimo cameo? (mi sembra lui, un uomo a petto nudo, con la barba)
CuriositàZender • 8/05/16 17:37 Pianificazione e progetti - 45714 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: