E morì con un felafel in mano - Film (2000)

E morì con un felafel in mano
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: He died with a felafel in his hands
Anno: 2000
Genere: commedia (colore)
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Incostante e stravagante commedia tratta dal celebre (almeno in Australia, dove il film è ambientato) romanzo di John Birmingham. E' incentrata sulle disavventure di uno spiantato aspirante scrittore (Noah Taylor, visto in SHINE) che campa col sussidio di disoccupazione e cambia cinquanta appartamenti tra Sydney e Brisbane condividendoli con inquilini sempre più bizzarri. Lui fa spallucce, accetta tutto, sembra subire la vita filosofeggiando di quando in quando e non cambiando quasi mai la sua espressione assente. Intorno c'è chi si droga (e morirà come suggerisce il titolo, di fronte alla tv, nella scena che apre...Leggi tutto il film riallacciandosi al finale), chi truffa, chi grida, chi soffre di mille paranoie, chi tenta il suicidio… Un vasto campionario di gioventù sommariamente frustrata che va a comporre i tre o quattro episodi in cui il film si suddivide: giacché raccontare le cinquanta e più esperienze era impossibile, se n’è scelte poche cercando di articolarle al meglio facendo ricomparire alcuni personaggi qua e là. La sceneggiatura e i dialoghi sono molto elaborati, le frasi ad effetto non mancano, la colonna sonora (vecchi classici del rock e nuovo pop) aderisce impeccabilmente alle immagini, ma le forzature sono evidenti: troppo artificiale la resa complessiva, troppa la voglia di voler mostrarsi belli ricalcando modelli autoriali di chiara fama (dalla Nouvelle Vague a Tarantino). E se inizialmente il gioco può funzionare, a lungo andare si rivela stucchevole, privo di vero slancio. Un film molto curato, che non lascia nulla al caso e a tratti stupisce e forse diverte, ma resta freddo. Comunque ha i suoi fans.

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Herrkinski 6/07/08 19:15 - 8109 commenti

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Molto buona questa commedia agrodolce ambientata tutta in Australia. Il volutamente inespressivo Noah Taylor ben interpreta il ragazzo over-30 sentimentalmente messo male e artisticamente frustrato e i personaggi di contorno (molti) sono quasi sempre azzeccati e offrono alcuni siparietti di comicità dissacrante ma mai volgare. A tratti il film, un insieme di storie e personaggi che si legano tra di loro intorno al protagonista, mi ha ricordato un po' Clerks, anche se qui è del tutto assente l'atmosfera da MTV-generation. Gradevolissimo.
MEMORABILE: La scena in cui irrompono in casa gli skinhead e la radono al suolo!

Galbo 22/02/10 05:58 - 12392 commenti

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Girata in varie località australiane, è una classica commedia generazionale nella quale il protagonista è circondato da figure che esprimono una varia umanità di giovani adulti del nuovo continente. Si tratta nel complesso di un'opera discreta, con una buona sceneggiatura, una regia piuttosto personale ed una convincente prova del cast.

Pigro 28/02/10 10:18 - 9666 commenti

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Trentenne fallito cambia sempre casa, andando a vivere con coetanei altrettanto inconcludenti e bizzarri. Strampalati personaggi animano questo film imperniato su una rappresentazione generazionale a base di situazioni grottesche. Ma il regista sembra autocompiacersi delle storie, dei personaggi, delle battute, delle riprese molto trendy, più spinto dalla volontà di confezionare furbamente un'opera che faccia colpo strizzando l'occhio a un certo gusto anziché essere mosso da una necessità capace di trasmettersi allo spettatore. Inutile.

Rebis 26/02/10 20:54 - 2337 commenti

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Crisi identitario-esistenziale di giovani australiani (poco) carini e (molto) disoccupati. Logorroica e intellettualoide, la commedia di Lowenstein lascia, nel complesso, più basiti che divertiti: il situazionismo in stravagante esubero riesce solo a produrre confusione e affastellamento. La scrittura - un coacervo di sconcertanti banalità - è enunciata con lambiccato snobismo; i personaggi sono fragili e stereotipate macchiette inquadrate con estro stucchevole. Confezione patinata, cast da antipatia epidermica e soundtrack ultra-trandy. Irritante.
MEMORABILE: Il "coming out" nell'assoluta indifferenza...

Ciavazzaro 18/02/10 11:38 - 4770 commenti

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Non mi è mai piaciuto. Sarà che la messa in scena non mi convince granchè, che gli attori mi piacciono poco e che la sceneggiatura non è questa gran cosa. L'ho visto anche una seconda volta, ma se possibile l'ho disprezzato ancora di più rispetto alla prima.

Enricottta 1/03/10 12:39 - 506 commenti

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Quasi mi veniva un colpo vedendo questo film, è la storia della mia vita! Non so quanta identificazione/gradimento può scaturire dalla trama di un "prodotto" un poco indigesto. L'essenza del tutto è condensata dalle varie frasi lapidarie, che costellano il film senza appesantirlo mai. La morale è molto didascalica, ripetuta ben due volte, all'inizio e alla fine del film. Flip rappresenta la nostra spensieratezza che muore per fare spazio alla consapevolezza che prima o poi il bello doveva finire e che nuove avventure ci attendono.
MEMORABILE: Danny butta via la sua macchina da scrivere "underwood" lanciandola dall'Harbour Bridge di Sydney, forse...

Lythops 14/08/11 18:40 - 1019 commenti

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Commedia curiosa, interessante in modo variabile a seconda del capitolo, con personaggi quasi sembre godibili e ben caratterizzati, ma soprattutto con una regia solida e scanzonata. Il film sarà apprezzato soprattutto da chi ha condiviso esperienze con coetanei in appartamento conoscendone manie, tic e credenze. Ben congegnato, scade un po' nel finale in cui si cerca apparentemente di riannodare le fila di una sceneggiatura che, in realtà, poteva benissimo fare a meno di lui.
MEMORABILE: L'hamburger attaccato al soffitto da anni.

Luchi78 24/05/12 11:21 - 1521 commenti

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Non funziona, probabilmente perché è solo una piccola parte di un racconto più ampio, o forse perché si calca troppo la mano sull'eccentricità dei personaggi senza sviluppare una trama consistente. La morte vista con un falafel sgocciolante in mano non si riempie del significato sperato... Salvo la colonna sonora con una splendida cover di "Drive" realizzata dai Paradise Motel.

Fabbiu 3/04/13 03:18 - 2144 commenti

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Molto divertente e particolare, una rappresentazione di infinite personalità complesse/complessate in cui nulla sembra essere lasciato al caso, tra curata selezione musicale e bellissime riprese. Ha stile, a suo modo, anche se a volte strizza l'occhio ad altro cinema in voga. I dialoghi sono molto belli, pur se le battute non sempre si mantengono sullo stesso livello. Le varie situazioni assurde sono comunque rappresentate in modo interessantissimo; è semmai quando si passa ai momenti riflessivi che si perde un po' di naturalezza. Da vedere.

Homesick 19/04/13 17:20 - 5737 commenti

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Si apre con “Golden brown” degli Stranglers, si adotta un linguaggio colorito, si diffonde un realistico senso di negligenza domestica che rispecchia l’animo abulico e sciatto di un gruppo di disoccupati senza meta; grandi apparecchiamenti per servire tuttavia solo un’accozzaglia di banalità in ghingheri che invano cerca di tingersi di grottesco o schizzarsi di pulp. L’attenzione scema strada facendo, in quanto a tenerla desta non ci sono né una regia robusta, né una sceneggiatura compatta, né attori degni di interesse.
MEMORABILE: La storiella della mano masturbatrice; il colloquio di lavoro con lo sprezzante esaminatore.

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Cotola 10/03/14 23:22 - 9043 commenti

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Simpatica commediola, sicuramente ben oliata nei suoi meccanismi narrativi ma anche un po' troppo ruffiana (basti ascoltare la colonna sonora per rendersene conto) e programmata a tavolino allo scopo di piacere a tutti i costi. Tuttavia i momenti divertenti e le battute riuscite non mancano. Peccato per alcune banalità, per la poca cattiveria e per il conformismo che viene fuori soprattutto nella parte finale.
MEMORABILE: Lei: "Come definiresti un uomo che non si interessa al sesso?". Lui: "Morto"; "Come si chiama?" "Dostoevskij" "Nome italiano, vero?"; La cena sottile.

Paulaster 1/01/18 20:07 - 4417 commenti

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Nell’arco di pochi mesi un gruppo variegato di nullafacenti cambia tre case. Stile da cinema indipendente (di solito americano, mentre qui siamo in Australia) dove i dialoghi non banali dominano la situazione nichilista di chi aspetta il futuro passivamente. Citazioni di film e arte varia come in un Trainspotting senza (quasi) la droga e i membri della scombinata banda danno il loro contributo di pessimismo cosmico. Brillante la prima parte, poi si affievolisce man mano l’effetto grottesco.
MEMORABILE: I regali al defunto cremato; La polizia che “inizia a violare i tuoi diritti”.

Myvincent 7/07/19 16:10 - 3741 commenti

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Una specie di Trainspotting in salsa rosa, per l'eclettismo scenico dell'intero impianto narrativo, i personaggi, la giovinezza che brucia all' ardente fiamma degli anni che furono. A una prima parte troppo scombinata, seguono 50' dove coagula il senso del film, quello di uno scrittore alla ricerca di sé e di soggetti vivi per le sue opere. Profondo per alcuni aspetti, ripetitivo e noioso per altri, si delinea personalmente secondo un giudizio alterno e mai definitivo.

Xamini 5/05/22 20:22 - 1252 commenti

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Straniante, ma collocata in quel limbo a cui l'esperienza di molti può fare appiglio (anche se qui si supera ogni dire), questa commedia, bislacca sin dal titolo, attinge alla bella idea del romanzo di Birmingham: condensare in un'opera dell'esperienza della convivenza con estranei, portata all'estremo. Esiste l'ossatura di una vicenda, con il protagonista che pare un redivivo Lebowski dinanzi a una pletora di assurdità ma ciò che più conta è la sensazione, o meglio una serie di sensazioni trasmesse, pur con qualche momento di stanca, da quel precario, eppur prezioso, modus vivendi.
MEMORABILE: I regali al defunto; Gli inizi delle convivenze; Il rito e i nazi.

Bubobubo 3/06/22 23:33 - 1847 commenti

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Al tempo elogiato al limite della mistificazione, oggi mostra tutti i suoi limiti strutturali; rimane a sprazzi divertente (le interazioni della polizia con i coinquilini) e non privo di trovate brillanti (l'irruzione degli skinhead a rito pagano in corso), ma il copioso citazionismo (specialmente all'inizio), le viziose circolarità narrative (Kerouac è, non a caso, tirato in ballo una battuta sì e l'altra pure) e una goduriosa colonna sonora che pare tuttavia articolata su certo snobismo maledettistico di fine '90 denunciano una perenne, soffocante ansia da prestazione. Insincero.
MEMORABILE: Irruzione performativa degli skinhead.
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