Non fa l’amore con la compagna (Ferrari in contrappasso da Amatemi), ma lo fa altrove, con prostitute o in orge, mentre rintraccia gli ex di lei. È il sesso come ossessione, strappato dal sentimento, fragile punto di caduta dell’amore. Un film che si macera nell’angoscia del dilaniamento tra corpo e mente, offuscando i corpi in una fotografia buia o sfocata o bruciata, mai limpida. Ma che purtroppo affonda in un languido autoerotismo mentale, condito da sussurrati dialoghi leziosi e con protagonisti scialbi.
Pretenziosissimo film che si affida programmaticamente alla ghiacciaia dei sentimenti per esprimersi in maniera impersonale e bloccata. Come ad imitazione del suo protagonista, piantato in ricordi di lontani traumi e irrimediabilmente vocato a una autodistruzione solenne. Ecco. Diciamo che il lavoro, in questo senso, è perfettamente riuscito. L'opera si autodistrugge, schiava senza ritorno di un tremendo autocompiacimento: il pubblico non è minimamente coinvolto in questo giochino intellettual borghese. Dialoghi imbarazzanti. Disastro.
Tremendo! Film di una tristezza assoluta, dove il protagonista per tutto il film piange perché non riesce a copulare con la Ferrari e comunque cerca di consolarsi come puó tra rapporti di scambisti e affini. Il finale é ovviamente tragico, ma le interpretazioni degli attori non sono da meno.
Melodramma con approccio psicologico che non viene mai esplorato e che si dilunga all’infinito sulle mancanze di lui senza venirne a capo. Musiche enfatiche e dialoghi da romanzetto rosa affossano l’attenzione; l’immissione di scene erotiche stona nel contesto come fossero una gratuità. La fotografia abbagliante sul viso della Ferrari fa sembrare estate, ma è un gioco di stile, come la rarefazione del girato, senza particolari idee.
Platonico con l'amatissima e paziente compagna (anzi, altruista: cerca per lei chi la soddisfi), perverso polimorfo e scatenato con le altre; finisce con il fondergli il cervello. Allo spettatore non va molto meglio: c'è una certa ricerca stilistica, ma il gioco è fine a se stesso e la vicenda, per come viene raccontata, non interessa, non eccita, non emoziona. Peccato: il primo film di Franchi, La spettatrice, sembrava promettente e intrigante; questo invece è solo noioso e a tratti persino ridicolo.
Discettando qualunquisticamente di relazioni disfunzionali dopo un'ipersbronza di rubriche di sessuologia su Donna Moderna e di annunci su Fermoposta, Franchi ci schiaffa un pastiche che da una parte alleva tutti i peggiori difetti dell'autorialità più artificiosa e spaccona, e dall'altra un wanna-be-épater pari a un colpo di gong per una platea di sordi. Ascisse formali e coordinate contenutistiche si perdono giù per lo scarico, e s'avverte l'urgenza di un buon antiemetico per portare a termine uno scempio che, se affrontato ludicamente, sa essere più efficace del popper. E lo chiamano film.
Pellicola pretenziosa e inconcludente. Si cerca di raffinare, di setacciare come fosse oro del Wyoming un ménage alla deriva, nonostante le furbesche alitate di parole, se ne ottiene tedio. Con patetiche puntate in un eros clandestino di scambi di coppia, privé e mignotte, Franchi non si capisce bene cosa voglia dirci. Patinatissimi e inverosimili amplessi alternati a lungaggini su carta. Alla fine si ha un senso di liberazione misto a smarrimento.
MEMORABILE: Il titolo, l'unica vera cosa bella e ben riuscita.
Si spaccia come uno pseudo film d'autore ma perde credibilità dopo poco. Il film di Franchi non riesce a fare breccia là dove vorrebbe utilizzando una sceneggiatura che fa dell'enfasi il proprio credo. Altri film hanno trattato l'argomento e in maniera nettamente migliore. Non bastano gli occhi della Ferrari e lo sguardo da depresso di Jean-Marc Barr per salvare il tutto. Pessimo.
Una buona dose di ridicolo salva un prodotto che sarebbe potuto essere 100% spocchia intellettuale e che invece ci delizia con un soggetto tutto da godere (Barr è sposato con una Ferrari allupatissima e nudissima fin dall'incipit, ma preferisce lasciarla in bianco per andare a mignotte), con spassosi dialoghi sporcaccion-introspettivi, vendette alla "adesso esco e vado col primo che incontro" e successivi ritorni all'ovile con lo sguardo stravolto da una notte d'amore. Fotografia scialba, Barr assolutamente degno di miglior causa.
Vorrebbe essere un film erotico? Male, le scene erotiche ondeggiano tra il risibile e il patetico. O magari il suo intento è quello di sondare gli anfratti più tetri dell'animo umano? Peggio, il risultato è forzato e poco verosimile. Entrambe le cose? Pessima idea comunque, l'argomento non è sufficientemente intrigante, al contrario piuttosto squallido, sebbene la coppia aperta protagonista di questa bislacca vicenda ripetitiva e dai dialoghi surreali (e chi la interpreta) abbia un suo latente perché.
MEMORABILE: L'anestesista (in labore omen) che fa sesso con un'androgina tizia ebbra di fumo (very scult moment).
Veramente un cocktail di aspetti che mettono a dura prova la visione: la fotografia patinata e gli incontri clandestini che ricordano i filmetti erotici anni '80. L'impronta autoriale e i dialoghi esistenziali vacui e pesanti che potevi ritrovare in tanti film pretenziosi degli anni 70. Il tentativo (fallimentare) di raccontare un amore struggente che piano piano riduce in lacrime un uomo costringendolo a umiliarsi in modi poco credibili. Una Ferrari costretta a un ruolo ingrato che lei cerca di noblitare fino all'ultimo ma con sempre meno convinzione.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Sono andato al cinema aspettandomi una "inaccettabile vaccata", almeno a leggere i resoconti dei giornali dopo il flop a Roma, e invece sono rimasto positivamente sorpreso: è soltanto bruttino! Al solito, Paolo Franchi è supponente, non solo di persona ma proprio per come gira i suoi film, però ha qualche idea interessante. Non lo consiglierei, ma non è neanche da demonizzare. Due pallini: "mediocre, ma con un suo perché" mi sembra la definizione perfetta.
Semplicemente perchè prive senz'accento diviene prive ( cioè non provviste di) mentre menage lo riterrei Univoco...ma può esser che sia un limite mio....
DiscussioneZender • 17/02/14 15:15 Capo scrivano - 47787 interventi
Ah era per quello allora, non per particolare amore del francese. Attendo però di sapere da tua ricerca se va privé o privè, visto che andrà messo l'accento.
Zender ebbe a dire: Ah era per quello allora, non per particolare amore del francese. Attendo però di sapere da tua ricerca se va privé o privè, visto che andrà messo l'accento.
privé, secondo il dizionario francese, è il giusto modo di scriverlo!
Produttrice del film è Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti. Nel film recita in un piccolo ruolo Alice Pavarotti, la figlia che la Mantovani ha avuto dal celebre tenore