Buon "war movie" partigianesco che può contare sulla robusta regia di Lewis Gilbert (i due attentati a Reinhard Heydrich: il primo interrotto dal passaggio del treno, il secondo con il mitra che si inceppa e la bomba a mano tirata alla macchina del gerarca nazista sono pezzi di gran tensione registica) e sullo score gobliniano di David Hentschel (nell'incipit si carella su pugnali nazisti e svastiche come Argento, feticisticamente, accarezzava le armi da taglio all'inizio dell'
Uccello dalle piume di cristallo)
Forse oggi un tantinello datato, ma non si può negare al regista di
Si vive solo due volte un determinato polso spettacolare (grandi scene action nel massacro a mitragliate e bombe nella chiesa) con un finale alla "trappola per topi" che non lascia scampo (invasi e sommersi dall'acqua, fino al gesto estremo).
Pervaso da un'atmosfera invernale e opprimente , suggestive location in una Praga assediata dai nazisti, abile ricostruzione storica e la scelta (realistica e arguta, e non sempre adottata)di farl parlare i crucchi solamente tedesco (la vhs è priva, però, di sottotitoli) o con l'ausilio di un'interprete del terzo Reich, aumentando così la paura e la costante minaccia dell'invasione nazista.
Notevoli anche i riti e le cerimonie nazistoidi (il matrimonio del graduato, la vestizione rituale di Heydrich, la corona, l'incontro con Hitler a Berlino, il coro dei bambini e l'uniforme infilata al cadavere di Heydrich, tra drappi e bare con le svastiche) con una cura formale davvero notevole.
Poche ma incisive le scene di violenza (soprattutto il pestaggio al violinista Atá, con un'omaggio alle mani spaccate di
Django) e terribile la distruzione totale del paesino di Liditz completamente raso al suolo dai tedeschi per rappresaglia (tanto da essere eliminato dalle mappe), con gli uomini fucilati sul posto, le donne deportare nei campi di concentramento, i bambini messi in centri di rieducazione e i cineoperatori dell Reich a filmarne la devastante ecatombe.
E tra svastiche incise a fuoco sulle carni ostentate come terribili cicatrici (la schiena di Bottoms) e Heydrich che spira in un letto di ospedale, la storia si fà spettacolo, ben condotto e realizzato (Gilbert, comunque, era un'ottimo narratore).
Bellissima e malinconica la partigiana Nicola Pagett e algido l'Heydrich di Anton Diffring, di cui la vita del popolo cecoslovacco non può fregargliene di meno.