Dove cadono le ombre - Film (2017)

L'opera prima della Pedicini ha il merito di trattare un argomento ai più sconosciuto: il controllo eugenetico delle nascite nella comunità degli Jenisch al fine di eliminarli. L'intento è nobile, ma lo svolgimento sconta i problemi di un esordio. Manca sapienza registica ed i dialoghi e le situazioni non sono sempre ficcanti come avrebbero dovuto: anzi, ci sono anche alcuni scivoloni che sfociano nel pacchiano e nel ridicolo. Ma la forma è professionale ed alla fine si esce dalla visione con la voglia di approfondire: non poca cosa.

La rievocazione dell’agghiacciante programma svizzero di eugenetica per cancellare l’etnia Jenisch diventa qui la storia dell’infermiera che riconosce la vecchia aguzzina tra gli ospiti della casa di riposo (dove prima era il lager). Un film denso di meditazione sulla memoria, condotto su un ritmo sospeso per creare un’atmosfera di dolore rattenuto, sostenuta dalla glacialità delle due protagoniste. Intensa la scelta di condurre il discorso su una linea quasi esclusivamente femminile, che aggiunge complessità di livelli. Importante.

Film coraggioso e necessario nel far emergere un caso di pulizia etnica di stato nella civilissima Svizzera. La storia, che di per sé sarebbe stata anche adatta, non viene spettacolarizzata né drammatizzata all'estremo. Anzi, la Pedicini preferisce giocare sul rapporto tra le due figure femminili protagoniste, capovolgendone i ruoli e sfruttando l'abilità delle due attrici (anche se la Rosellini deve accollarsi troppa rabbia interiore). Meno riuscite le altre figure, mentre la pesantezza del luogo e dei tempi narrativi si fa sentire oltremisura.