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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/09/22 DAL BENEMERITO DOLORES H.
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Dolores h. 9/09/22 16:15 - 10 commenti

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Ennesima declinazione non innovativa del tema “C’è qualcosa di sinistro dietro questa vita troppo perfetta”, in chiave pin-up. Gradevole fotografia e bei costumi anni ’50, Harry Styles convince oltre la carineria estetica e Florence Pugh si conferma attrice di grande espressività, ma sotto la cipria del film c’è ben poco. In sintesi: qui giace la pellicola di Olivia Wilde, alla seconda prova registica. Riuniti a lutto, gli spettatori tutti, inconsolabili, dicono: prevedibile e, in ultima analisi, dimenticabile.

Rebis 4/10/22 22:38 - 2252 commenti

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La storia ce l'hanno raccontata decine di volte, da Orwell via Matrix passando per The Truman Show. Wilde atterra nei paraggi della fabbrica delle mogli e ne realizza uno pseudo remake. D'altronde, Ira Levin batteva anzitempo sulla questione del complotto patriarcale e sulla strumentalizzazione della donna. Come aggiornamento, è corretto, atteso e pur non aggiungendo nulla, funziona sul piano dell'intrattenimento e regge, a sorpresa, anche quando cala le braghe per spiegare il dietro le quinte. Tra Styles e Pine, comunque, si sceglie volentieri Florence Pugh, un'ottima final girl.

Rambo90 27/10/22 01:09 - 7388 commenti

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Ci sarebbe un'intera filmografia (e bibliografia, soprattutto di Dick) da citare come antecedente a questo thriller della Wilde (con venature horror, soprattutto suggerite dalle inquietanti musiche sospirate e da alcuni momenti onirici), ma in questo caso basti dire che il film è riuscito. Un'ottima Pugh ci guida fin da subito attraverso una serie di avvenimenti e visioni che ci suggeriscono che qualcosa non va, che il reale è altrove, e nonostante una durata importante ci tiene sospesi fino a una soluzione che regge il giusto. Visivamente ottimo, soprattutto nei colori.

Leandrino 1/11/22 10:49 - 484 commenti

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Una vicenda che sembra nata da una costola di Philip Dick e cresciuta nel fittissimo mondo cine-letterario delle distopie suburbane made in USA; di Dick e di epigoni più illustri, però, il lavoro della Wilde - che se la cava alla regia - non ha la carica eversiva né la metà delle idee. Al netto di un immaginario del tutto riciclato, si apprezzano la fotografia, la prova della Pugh - affiancata dal più inespressivo collega Styles - e l'intrattenimento, che prova a essere intelligente con la trita metafora binaria sul concetto di predominio maschile ai danni del mondo femminile.

Daniela 14/11/22 14:33 - 12218 commenti

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Un micro-cosmo anni 50 nel mezzo del deserto, tirato a lucido come gli interni curati da casalinghe sempre impeccabili e scintillanti come le carrozzerie delle auto guidate dai loro mariti, dediti a lavori importanti quanto misteriosi. Tutto perfetto e tutto palesemente fasullo... Tanti i riferimenti durante la visione, a partire della fabbrica leviniana di cui può considerarsi una nuova versione molto più riuscita di quella del 2004, tuttavia il film non risulta derivativo e, nonostante i punti interrogativi nella trama, intriga e affascina per la brillantezza della messa in scena.

Kinodrop 13/11/22 19:08 - 2619 commenti

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Lo scenario è quello di una cittadina degli anni '50 esteticamente minuziosa anche nei particolari in cui le esistenze degli abitanti seguono un rituale comportamentale fissato nei ruoli di mariti al lavoro e mogli casalinghe, ma agli occhi di Alice qualcosa non quadra. Uno sguardo sulla distonia tra l'essere e l'apparire che si concretizza in una progressione drammatica che ha per protagonista la donna sia nel suo forzato asservimento che nell'impeto di riscatto. Una grandiosa fotografia per un'ambientazione impeccabile con significativi inserti onirici in b/n e un OST innovativa.
MEMORABILE: Il padiglione nel deserto; Lo specchio verità; La cena in casa di Alice e Jack; Il ricondizionamento di Alice; L'inseguimento nel finale.

Pumpkh75 29/03/23 14:09 - 1624 commenti

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Il nome della Wilde in cabina di regia è forse la cosa più interessante, perché la direzione è tecnicamente accattivante e tutta la realizzazione, corroborata da una gran cura formale, è densa e appassionata. Il tutto nel contesto di una storia che almeno come DNA non presenta forse particolari innovazioni ma che, riletta solo ai titoli di coda e all’alba di quello che l’evoluzione del metaverso implicherà nel mondo reale, beh, qualche brivido lungo la schiena effettivamente lo fa scorrere. Sciapi Styles e Chris Pine, benissimo tutti i dirimpettai. Elegante ed evoluto.

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